Nasce a Firenze il primo Laboratorio al mondo per studiare intelligenza e linguaggio delle piante

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 marzo 2006 17:31
Nasce a Firenze il primo Laboratorio al mondo per studiare intelligenza e linguaggio delle piante

Firenze – La scoperta che anche le piante ragionano e che a modo loro parlano è recentissima: adesso si vuole capire che cosa dicono, come comunicare con loro, come mettere a frutto tutto ciò. Con questo obiettivo nasce al Polo Scientifico Universitario di Sesto Fiorentino il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV), il primo al mondo specializzato nello studio dell’intelligenza verde.
Lo finanzia (per la sofisticata strumentazione) l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e lo dirige uno dei massimi esperti della materia, il professor Stefano Mancuso, associato di Fisiologia delle Specie Arboree alla Facoltà di Agraria, l’uomo che ha portato la scienza su un terreno fin qui sconosciuto.

Si deve infatti a Mancuso e alla sua equipe il merito di aver dimostrato, al di là di ogni immaginazione e dubbio, che le piante possiedono una loro specifica forma di razionalità e di linguaggio.

La nascita del Laboratorio sarà ufficializzata nel quadro della Settimana della Cultura Scientifica, nel corso di una conferenza pubblica in programma lunedì 13 marzo (ore 10, Auditorium Folco Portinari, Via Portinari 2), organizzata dall’Ente Cassa di Risparmio in collaborazione con l’Università per presentare i quattro importanti progetti di ricerca finanziati dalla Fondazione con 4 milioni di euro nell’ultimo triennio.

Uno riguarda le malattie dello scheletro, il secondo le nuove fonti d’energia, il terzo la struttura delle proteine, l’ultimo il Laboratorio di Mancuso.

Mancuso potrà contare su un’equipe di sei ricercatori, due dottorandi, oltre a una segretaria e al personale amministravo. Intorno a questo gruppo graviteranno anche decine di ricercatori internazionali in virtù di rapporti di collaborazione già allacciati con alcuni dei centri più qualificati: il Medical Research Council di Cambridge (Inghilterra), le Università di Harvard, Tubinga, Zurigo, Heidelberg, Sidney, New York, Seattle, Bonn, Tokio.



“Ci stiamo addentrando in un universo del tutto inesplorato”, dice Mancuso, “e questo nuovo Laboratorio ci consentirà di conoscere meglio la misteriosa intelligenza delle piante e i molti fenomeni correlati. Cosa troveremo? Non ne ho idea. O meglio: non voglio fare facili previsioni”.

Delle piante attualmente sotto osservazione molte sono comuni. Come l’Arabidopsis (per il motivo che se ne conosce l’intero genoma), il granturco e la stessa vite. Le ricerche fin qui condotte a Firenze hanno intanto scoperto che alle estremità delle radici esiste una zona “di transizione”, non più spessa di un millimetro, che possiede cellule con caratteristiche neuronali capaci di trasmissioni sinaptiche analoghe a quelle del cervello di un animale inferiore, insetto o celenterato che sia.

“Ormai”, dice Mancuso, “è chiaro che anche le piante ragionano.

Con i piedi, ma ragionano. In sostanza si arrovellano per risolvere lo stesso identico problema di tutti noi, quello di sopravvivere. Per questo, benché non si veda, si muovono molto con le estremità delle radici perennemente alla ricerca di cibo. Ora abbiamo anche capito che dormono, allevano i figli, comunicano, imparano. Riescono a risolvere un problema in modo sempre più efficiente e sono capaci perfino di autocoscienza. Inoltre, proprio come noi, sanno difendersi, minacciare, aggredire”.

Anche i vegetali hanno dunque istinti bellicosi.

Una delle più sorprendenti scoperte di Mancuso è in effetti che le radici di piante diverse si fanno guerra se si avvicinano troppo l’una all’altra. Mentre cooperano se la pianta è la stessa. Quelle attaccate da insetti o agenti patogeni danno l’allarme alle colleghe vicine che subito si preparano a respingere l’assalto. Alcune, come il pomodoro, si rendono repellenti fino a diventare indigeribili. Altre attraggono i nemici naturali dei patogeni facendo in modo che si eliminino a vicenda.

Morale: gli manca solo la parola.

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