Influenza Aviaria: stop ai brevetti che possono uccidere

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 ottobre 2005 14:06
Influenza Aviaria:  stop ai brevetti che possono uccidere

Riceviamo e volentieri pubblichiamo dal medico igienista Michelangiolo Bolognini, membro di Medicina Democratica, l'appello sulla spinosa questione dei brevetti farmaceutici riguardanti l'influenza aviaria: Nell’agosto di quest’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha allertato tutti i Paesi sulla possibilità di una nuova pandemia influenzale che possa essere causata dall’influenza aviaria, pubblicando una lista di azioni che davrebbero essere attuate per contrastare questa minaccia. Una nuova pandemia, a differenza delle normali epidemie di influenza, ha caratteristiche di pericolosità nettamente superiori. Si conoscono fino ad ora, relativamente bene, solo le tre ultime pandemie influenzali: quella del 1918 che ha causato oltre 40 Milioni di morti, quella del 1957 che ha causato 4 Milioni di morti, quella del 1968 che ha causato 2 Milioni di morti. La prossima pandemia potrebbe essere relativamente benigna (tipo quella del 1968), come pure assai più pericolosa (tipo quella del 1918, o anche peggiore). Riguardo alla pandemia del 1918 alcuni hanno affermato che il gran numero di morti fosse dovuto anche, o soprattutto, alle ristrettezze alimentari legate alla prima guerra mondiale, purtroppo questo non è vero, le percentuali dei morti negli Stati Uniti, che non ebbe penurie alimentari, o in Svizzera, anche se inferiori, furono pur sempre assai elevate (in Italia ci furono oltre 500.000 morti, negli Stati Uniti 650.000).

Il maggior numero dei morti nel 1918 si ebbe negli Stati Uniti, almeno nelle aree urbane, nelle prime due settimane dalla comparsa della pandemia e riguardavano soprattutto persone giovani, dai 15 ai 40 anni ed in buona salute, per questa estrema rapidità di comparsa, l’utilizzo di specifici vaccini testati ed efficaci, quand’anche ce ne fossero, nel caso di una pandemia con caratteristiche simili a quella del 1918, rischia di essere un’arma spuntata. Nella situazione attuale, ottobre 2005, il contagio tra uccelli ed uomo è rimasto abbastanza limitato, con solo pochi casi di trasmissione ulteriore da uomo a uomo. Si deve però tenere conto di un aspetto preoccupante, rispetto al passato, il fatto che che non si è riusciti a contenere l’epidemia negli uccelli, a differenza, per esempio di quanto accaduto nel 1997, dove un’analoga epidemia dei polli riuscì ad essere confinata alla sola Hong Kong. Lo scenario, nel caso di una nuova pandemia che si manifestesse con le caratteristiche intrinseche più pericolose, con gli stili di vita attuali, ampia mobilità e quindi ampia possibilità di contagio generalizzato, è assai allarmante, si potrebbe arrivare ad avere in Italia centinaia di migliaia, o anche milioni di morti, oltre ad un prevedibile collasso sociale Eppure la quasi totalità di queste possibili morti è evitabile. A differenza delle pandemie precedenti abbiamo farmaci antivirali ben testati ed efficaci, utilizzabili sia a scopo preventivo, sia nelle primissime fasi della malattia, le resistenze ai farmaci di ultima generazione sono al momento assolutamente trascurabili. Tra le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) c’è la necessità di attivare scorte di farmaci antivirali che possano coprire almeno l’80% della popolazione inizialmente affetta. Peccato però che per l’attuale sistema di brevettabilità questi farmaci non sono disponibili: è assolutamente non credibile che la sola Roche, che produce il farmaco più noto, il Tamiflu, possa produrre in tempi ragionevoli decine di milioni o addirittura miliardi di dosi, nel concreto la poca produzione viene aggiottata e resa disponibile solo per infime minoranze, il Financial Times del 15 ottobre riferiva l’esistenza, in tutta Europa, di un massimo di dieci milioni di dosi.

Quando, però, ad un incontro organizzato dall’OMS che si è tenuto quest’anno, il Sud Africa e la Thailandia , hanno richiesto la possibilità di produrre il Tamiflu senza brevetto, almeno per il terzo mondo, la Francia e gli Stati Uniti hanno unito le loro forze per proteggere l’attuale monopolio della Roche su questo farmaco, come ha denunciato l’attivista Statunitense Mike Davis. Di fatto, quindi, i farmaci antivirali di ultima generazione sono indisponibili in Europa così come in Africa.Invece di aumentare la produzione utilizzando le numerose industrie farmaceutiche presenti in Europa, che ha la maggiore capacità mondiale di produzione di farmaci, e magari utilizzare anche le strutture farmaceutiche pubbliche (in Italia l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze), i governi europei decretano la scarsità e il razionamento, negando anche la possibilità di acquisto con ricetta medica, tutto questo, si badi bene, esclusivamente per tutelare la sacralità dei brevetti farmaceutici.

L’unica positiva eccezione è stata quella dell’industria farmaceutica indiana Cipla, che già produce fuori brevetto, i farmaci anti – AIDS, e ne ha iniziato la produzione. Mentre questo accade si assiste, specie nel nostro Paese, ad una efficace campagna di disinformazione messa in campo per non evidenziare il problema centrale del blocco della produzione causato dal vincolo dei brevetti, e che si traduce nell’innestare irragionevoli timori nei comportamenti alimentari, piuttosto che nel focalizzare i problemi reali. In questa campagna si sono distinti sia i tecnici, sia i giornalisti.

I tecnici, baroni universitari, funzionari pubblici, ed inossidabili farmacologi, hanno confuso vaccini con farmaci, si sono inventati per gli antivirali di ultima generazione drammatiche controindicazioni o hanno teorizzato il razionamento dei farmaci da parte dello stato, che evidentemente deciderà chi far vivere o meno. Per i giornalisti la cosa è altrettanto grave, si è arrivati alla vera e propria notizia falsa, come il negare l’efficacia dei farmaci antivirali, alcuni poi, in un eccesso di lettura complottista, hanno visto la minaccia di pandemia, come la montatura delle multinazionali del farmaco, dando evidentemente per scontata, nella produzione dei farmaci, la assoluta intoccabilità dei brevetti.

Quello che sfegge è il fatto che la centralità del problema non è la necessità di vendere i farmaci sul mercato, ma quello di produrgli e rendergli disponibili. Si chiede pertanto, per esigenze di salute pubblica, alle Autorità governative: che sia sospesa immediatamente, nel territorio italiano, la validità dei brevetti per i farmaci indicati dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità come necessari a fronteggiare la minaccia della pandemia influenzale, che sia iniziziata la produzione di questi farmaci presso le strutture pubbliche e le aziende farmaceutiche nazionali, che i farmaci prodotti siano resi disponibili sia per la popolazione italiana sia per le popolazioni di quei Paesi che non hanno proprie capacità produttive che promuova iniziative, a livello di Comunità Europea, affichè tutte queste azioni siano intraprese anche dagli altri stati Europei.
(mr)

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