La Città del Restauro Virtuale metterà in rete tutti gli operatori dell’area metropolitana, dal piccolo operatore all’Opificio delle Pietre Dure

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 settembre 2005 13:38
La Città del Restauro Virtuale metterà in rete tutti gli operatori dell’area metropolitana, dal piccolo operatore all’Opificio delle Pietre Dure

Firenze – Riccardo Nencini, assessore al Piano Strategico, e Cristina Acidini, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, hanno posato oggi la prima pietra della Città del Restauro presentando alla stampa il progetto di un portale web (la Città del Restauro virtuale) dedicato ai soggetti che nell’area metropolitana fiorentina operano nella conservazione e restauro dei beni culturali: enti pubblici, scuole, laboratori, operatori privati, singoli esperti. Obbiettivo: promuovere lo sviluppo di un settore d’eccellenza, uno dei principali su cui l’Amministrazione Comunale intende costruire il futuro di Firenze.

Il progetto fa capo all’associazione Firenze 2010 (segretario Nencini) deputata allo sviluppo del Piano Strategico, ed è coordinato dalla soprintendente Acidini.

In questi giorni è iniziata la prima fase del censimento con l’invio a tutti gli operatori di un dettagliato questionario. Secondo Nencini Firenze ha tutti i requisiti per diventare la silycon valley del settore, in particolare per ciò che riguarda la diagnostica: ha un patrimonio artistico immenso di valore universale, ha le istituzioni, le imprese, il know how ed è già, perciò, un punto di riferimento internazionale di qualità assoluta. Il ruolo centrale spetta all'Opificio delle Pietre Dure in quanto Istituto Nazionale per la Conservazione (dipende dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali), ma soprattutto in virtù del prestigio mondiale di cui gode con i suoi laboratori scientifici d’avanguardia, gli undici indirizzi di restauro e la scuola di alta formazione.

“Intorno all’Opificio e alle altre istituzioni pubbliche”, ha detto l’assessore, “si è creato un fitto tessuto di operatori privati ormai radicati in profondità nell’economia fiorentina.

Un esempio eclatante è sicuramente rappresentato da un’impresa, con sede nel centro storico, che ha recentemente concluso il restauro di tutte le sale del Cremlino. La Città del Restauro esiste in quanto esiste questa rete, che da lavoro a un migliaio di persone per svariate decine di milioni di euro”.

Al gruppo di lavoro incaricato del censimento (è coordinato dallo specialista Andrea Todorow) il compito di scoprire e catalogare tutto ciò che a Firenze e nella sua area metropolitana riguardi la conoscenza, la conservazione e il restauro dei beni culturali: discipline (pittura, scultura, oreficeria, etc.), professionalità, saperi intellettuali e manuali, dall’operatore che lavora in solitudine ai grandi laboratori delle soprintendenze, dalle piccole scuole professionali private agli istituti scientifici pubblici come Cnr e Università.

“Si tratta insomma di fare un check up completo del settore”, ha spiegato la soprintendente Acidini, “Questa massa di informazioni sarà strategica per progettare il futuro di Firenze e, grazie a Internet, renderà più visibile e accessibile - ormai si parla su scala planetaria – l’universo di ricercatori, operatori e soggetti formativi di cui Firenze è ricchissima”.



Nel campo della conservazione e del restauro, ha aggiunto, la città vanta due indiscutibili punti di forza: da un lato l’esperienza, figlia di una tradizione plurisecolare di creazione e manutenzione di oggetti d'arte, consolidata con l'alluvione del 1966; dall’altro l'attitudine alla ricerca scientifica e all'innovazione tecnologica, in costante contatto con centri di ricerca nazionali e internazionali.

Da qui le frequenti richieste dall’Italia e dall’estero per importanti interventi.

Come quelli sui Bronzi di Riace restaurati dagli specialisti della Soprintendenza Archeologica Toscana. Lo stesso Opificio ha di recente collaborato al restauro del Bronzo di Lussino (Croazia) e ha ricevuto opere danneggiate da Budapest, Montauban (Francia), oltre che da varie istituzioni italiane.

Tra gli interventi più importanti la sovrintendente ha ricordato il Cristo di Cimabue alluvionato; i dipinti degli Uffizi (Giotto, Rubens) danneggiati dall'attentato dei Georgofili del 1993; la Madonna del Cardellino di Raffaello, andata in pezzi e rimessa insieme nel 1540, che nessuno aveva più osato toccare; la Croce di Rosano risalente agli albori dell'arte fiorentina.

Quanto alle ultime opere vittime dell’alluvione del 1966 saranno restituite alla chiesa di Santa Croce tra un anno esatto.

Significativo il restauro dell'Ostensorio di Palermo (argento smalti diamanti) detto la Sfera d'Oro, sbriciolato nel 1871. Arrivato all’Opificio nel 1999 in 28 sacchetti, è stato ricomposto con 1000 saldature laser. La saggezza di saper aspettare la tecnologia giusta, ovvero una dote in più della Città del Restauro.

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