Effetto Pac sulla cerealicoltura toscana: -39% le superfici seminate a grano duro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 febbraio 2005 14:41
Effetto Pac sulla cerealicoltura toscana: -39% le superfici seminate a grano duro

La Toscana cerealicola entra nel 2005 all’insegna di un drastico ridimensionamento, ma per Toscana Cereali non c’è da drammatizzare.
Secondo l’indagine annuale Ismea-Unione seminativi, infatti, quest’anno nella nostra regione il grano duro è stato seminato solo su 112.629 ettari rispetto ai 184.638 della campagna 2003/2004, con una riduzione secca del 39%. Da notare, che la diminuzione media delle superfici a frumento duro su base nazionale è stata del 28%, e che il -39% della Toscana è il secondo peggior risultato dopo quello dell’Umbria (-52%).
Parallelamente - proprio in Toscana - si sono registrati gl’incrementi percentuali più consistenti di colture alternative come il frumento tenero (+22%) e l‚orzo (+18%).

Nel primo caso si è passati dai 21.210 ettari del 2004 ai 25.876 di quest’anno: in quello dell’orzo, invece, si è passati da 14.759 a 17.416 ettari seminati.
Questo fenomeno, è senza dubbio stato indotto dall’entrata a regime del premio unico aziendale introdotto dalla riforma di medio termine della Pac. “Si tratta - sottolinea il direttore di Toscana Cereali, Luciano Rossi - di un effetto positivo, che non deve spaventare gli operatori. La riduzione delle superfici a frumento duro era infatti largamente prevista, perché oggi non c’è più la rincorsa a seminare grano duro per ottenere il premio comunitario.

Questo, però, significa che vengono introdotte molte positive novità: intanto, si tornerà a seminare le colture nelle proprie zone vocate e rimarranno sul mercato solo le aziende produttive ed orientate alla domanda di mercato. In secondo luogo, viene meno la pratica del ringrano‚ (monocultura produttiva), che nella maggior parte dei casi dava un prodotto di bassa qualità, e riprendono campo le buone pratiche agronomiche basate sulle rotazioni colturali, che favoriscono il ricarico di sostanze azotate dei terreni e ci restituiscono produzioni di qualità migliore, oltre che paesaggi agricoli più aderenti alla nostra tradizione.

A ciò dobbiamo aggiungere che, contenendo l’offerta e migliorando la qualità, si creeranno senza dubbio le condizioni per un mercato più sostenuto, lasciandoci alle spalle l’ultima campagna, nella quale i ricavi degli agricoltori sono stati sicuramente inferiori ai costi sostenuti. Quella della Pac, pertanto, va considerata una bella riforma, che premia le aziende professionalizzate, orientate all’innovazione ed al mercato”.
Avvicendamenti colturali a base di foraggiere o proteiche, ma anche di orzo e grano tenero, quindi.
“In Toscana - continua Rossi - il ritorno alla coltivazione del frumento tenero, utilizzato per la panificazione e dall’industria dolciaria, è un fatto estremamente positivo, tenendo conto del fatto che l’Italia ne importa il 70% del proprio fabbisogno interno.

Nell’aretino, ad esempio, nonostante la forte vocazione produttiva per il grano tenero (con rese per ettaro più alte che per il duro), quel tipo di coltura era quasi scomparsa in conseguenza del fattore discorsivo del vecchio premio, mentre oggi molti agricoltori la stanno riscoprendo, associandola alle rotazioni colturali‰.
In definitiva, quindi - dopo i mutamenti introdotti dalla Pac - il problema reale è come accorciare la filiera e creare valore aggiunto. “Ad essere messo in discussione, oggi più di ieri - conclude Rossi - è il ruolo delle OP, che devono sapersi innovare e progettare, contando su Organismi interprofessionali e accordi di filiera efficienti.

Le O.P devono inoltre proporre strade alternative, alle imprese agricole, per ottenere redditi diversi da quelli cui erano abituate. Toscana Cereali, anche con il sostegno della Regione, ha puntato su accordi di filiera che rispondono alle attese del consumatore e dell’agricoltore, avvalendosi del marchio che certifica il processo produttivo dell’agricoltura integrata a basso impatto ambientale. Una scelta che ci ha consentito di lanciare sul mercato il Pane Toscano a lievitazione naturale in attesa della DOP, il pane del Mugello, Panem Nostrum, il Pane Gran Tosco‚ e pane Agriqualità‚, sfornato tutti i giorni dalla Coop nei propri supermercati e ipermercati.

Stesso processo di valorizzazione ha avuto La Tosca, pasta prodotta esclusivamente con grano duro toscano certificato, alla quale presto seguiranno altri prodotti a marchio, come la farina, il riso ed i cereali soffiati per la prima colazione. Risultati concreti, che sono stati resi possibili dall’iniziativa di Toscana Cereali-Associazione di prodotto e grazie alla sensibilità della Filiera stessa”.

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