Rosso Tancredi e Mosejka martedì 4 settembre alle ore 22 a ingresso gratuito, al Castello dell'Acciaiolo di Scandicci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 settembre 2001 14:38
Rosso Tancredi e Mosejka martedì 4 settembre alle ore 22 a ingresso gratuito, al Castello dell'Acciaiolo di Scandicci

Vincitori del concorso nazionale Arci Cant’autori 2000. Stile “fascinoso, originale, ironico e coraggioso” scrive Pedrinelli su “L’isola che non c’era”. Il gruppo nato nel 1998, che prende nome dal lucido folle del racconto di A. Chècov “reparto n.6”, ha collaborato, in Toscana, sia con i palchi dell’Estate fiorentina, che con Fabbrica Europa, Arci, Festival delle Colline, City lights, Chille de la Balanza, Fringe.. , ha lavorato anche in Sardegna con un tour estivo nel 1999, e a Parigi, dove Tancredi ha abitato e lavorato come performer.
La ricerca del gruppo è sempre rivolta ai territori in cui la musica, nel farsi racconto, e le parole, nel farsi suono, si incontrano: la canzone ritrovata nel teatro musicale, luogo o non luogo poroso in cui un assolo jazz si svela teatro, una melodia klezmer si lega al ritmo di un samba, i temi più impegnati danzano e la leggerezza diviene un valore, le parole innescano giochi di risonanze che sono già soglia dell’altro in noi: frontiera in cui un idraulico si scopre jazzman, il jazzman si scopre ebreo, l’ebreo si scopre attore, l’attore si scopre curdo...

Fra tradizioni diverse, scardinate nella ricerca di nuove stanze, passaggi, ci si mette in gioco in una sorta di viaggio nelle nostre identità molteplici come teneri detectives nella storia di questo mondo fatto di tracce.
In particolare lavorare con l'azione, il testo e la musica ci apre a una drammaturgia che ha le capacità ultrapoetiche della musica, la potenza dell'immagine, la meraviglia dell'insieme, in cui culmina il gioco teatrale a evocare l’invisibile e cercando di portarlo tra noi aprendo ..ovvero:
Francesco Rosso Tancredi, cantante-attore-autore, ha lavorato in teatro con gli strehleriani Di Francescantonio e Rugani; segue i seminari di Christopher Hustert, ballerino impegnato in vari progetti tra cui Pina Bausch, ha studiato canto con Liliana Poli, seguito a Parigi i seminari di Giovanna Marini, a Firenze quelli di Faye Nepon, Moni Ovadia..

Ha suonato con S. Bollani, N. Fazzini,..e vinto il premio della critica CANT’AUTORI 2000, un concorso nazionale, per lo stile dei suoi testi; è laureando in estetica; Massimo Da Re, contrabbassista versatile ha studiato con L.Pareti, F. Di Castri, P. Dalla Porta, negli Stati Uniti con Tim Emmons; ha suonato con P. Fresu, S. Bollani, L. Flores; tra le collaborazioni John D’Earth, i Red Bean Jazzers, la big band di Marco Vavolo;
Simone Graziano, pianoforte, nel ’97 frequenta un semestre alla Berkley School of Music, nel ’99 consegue il quinto anno di conservatorio con S.

Fiuzzi, e si perfeziona in jazz con A. Tavolazzi e A. Galati, è diplomando in conservatorio; ha composto, tra il ’98 e il ’99 le musiche per tre cortometraggi per la regia di F.Lagi;
Claudio Giovagnoli, sax tenore e soprano, ha studiato con M. Bini, S. Cantini, M.Giammarco, P.Dalla Porta, ha collaborato con P. Borri, L. Pareti, W. Paoli, P. Fresu, S. Bollani, N. Vernuccio, S. Cantini, P.Dalla Porta, M.Giammarco, B. Casini, ecc...;
Marco Barsanti, batterista, ha studiato con P. Borri, Mac Poldo, G.

Principe, F. Rossi; ha suonato con Quod Libet, Rick Hutton & tracks, Leo Goodies & “sax” Gordon Beadle, Jaisse Dolce Funky Company, Jeff Jones Blues Machine, Marco Di Maggio, Mirko Guerrini, Michele Papadia, Figura Quartet; ha collaborato con B. Mariani, F. Fiumani, S. Bollani, R. Onori, N. Vernuccio. Dopo le canzoni popolari napoletane, siciliane, sarde, jiddish, e lo swing italiano anni ‘30-’40, presenta:
Cargo: idoli, feticci, ritornelli per una migrazione che è resistenza. Concerto teatrale di canzoni di Tancredi in italiano contaminate da un mosaico di citazioni accuratamente stravolte: sonorità free jazz, manouche, melodie balcaniche, ritmiche afrocubane, compongono il quadro tra la teatralità e ritonelli dadaisti.

Il luogo di partenza è una frase con cui Italo Calvino chiude nelle sue “Lezioni americane”, la conferenza sulla leggerezza: “ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo stati capaci di portarvi”. L’osteria di Giufà: un cantico delle vivande o un delirio pantagruelico, il grido di fame o un inno alle metafore della cucina?! Testo, musiche e canzoni di Francesco Rosso Tancredi, con la regia di Martino Ferro e Eva Poletto, questo è uno spettacolo di teatro musicale in cui il delirio di fame di un soldato superstite si trasforma, attraverso il dialogo impossibile con gli strumenti, nel canto delle ricette che si preparavano nel suo paese per le grandi occasioni: momenti recitati, canzoni originali, musiche di origini sudamericane, del Mediterraneo, dell’est Europa, il jazz, disegnano un mappamondo di suoni che racconta la fame, la follia, la guerra, l’alchimia culinaria, le memorie di Giufà.

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