Alta velocità ferroviaria: nuovo esposto sui danni all'ambiente depositato oggi presso la Procura di Firenze dall'Associazione di volontariato Idra

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 luglio 2001 12:40
Alta velocità ferroviaria: nuovo esposto sui danni all'ambiente depositato oggi presso la Procura di Firenze dall'Associazione di volontariato Idra

Idra mette a disposizione dei magistrati dati significativi sulle materie già oggetto dell'iniziativa della Procura.
Ma l'associazione fiorentina chiede anche di allargare il campo delle indagini ad altri fronti:
Ø Le responsabilità degli organi tecnici e amministrativi nella fase di studio, di valutazione e di approvazione del progetto, che venne frettolosamente licenziato nel luglio del '98, pochi giorni dopo che gli ultimi scatoloni di elaborati erano approdati negli uffici tecnici delle Amministrazioni competenti (Comuni, Provincia, Comunità Montana, Regione);
Ø Il rischio da campi magnetici per il voltaggio speciale che alimenterà questa linea ad Alta Velocità, segnalato a suo tempo alle Amministrazioni pubbliche e all'Osservatorio Ambientale dall'ARPAT perché verificassero la validità del progetto, e tuttavia - per quanto risulta - sempre ignorato;
Ø L'impatto erariale, che vede crescere in modo esponenziale i costi pubblici dell'opera, saliti del 40% fra Firenze e Bologna in meno di un anno (8.150 mld ad aprile del 2001), a partire da una base già assai consistente lo scorso settembre (5.800 mld);
Ø I primi danni derivanti dalla cantierizzazione TAV alla città di Firenze, attestati con foto e documenti: qui appare già straordinariamente inefficace la tutela della salute, della sicurezza e della stessa incolumità di chi abita, di chi lavora e di chi passa dalla "capitale della cultura", nonostante che i livelli medi di inquinamento acustico rilevati in molte zone della città siano già oggi ben oltre gli standard igienico-sanitari ritenuti accettabili dall'OMS (è proprio l'ASL a sostenerlo).

"Lo studio di Valutazione di Impatto Ambientale, sempre secondo l'ASL, ha sottovalutato quale impatto complessivo possa avere la messa in cantiere dell'opera e come le difficoltà temporanee, ma a lungo termine, sulla mobilità cittadina e non solo, possano pesantemente incidere sulla qualità della vita". Ciò nonostante i cantieri sono stati avviati da mesi senza monitoraggi specifici, senza un Osservatorio Ambientale, senza provvedimenti di rinforzo dell'ARPAT. Si può transitare oggi dalle parti di Piazza Vittorio Veneto solo a proprio rischio e pericolo, in una viabilità-giungla, provvista di una segnaletica grottesca e di nessun apparente incremento di vigilanza urbana.

Transitare, si diceva. Ma non passeggiare. Nessun'ARPAT sarebbe lì a misurare il cocktail di veleni, rumore, rischio fisico e stress psichico che subisce chi si avventura a piedi da quelle parti.
All'esposto Idra allega anche due libri-chiave sull'operazione TAV a scala nazione:
La storia del futuro di Tangentopoli, di Ivan Cicconi, lo studioso che ha ipotizzato per la realizzazione del progetto complessivo dell'Alta Velocità Torino-Venezia e Milano-Napoli la cifra di 150.000 miliardi;
Corruzione ad Alta Velocità, di Ferdinando Imposimato, il pesante e circostanziato atto d'accusa scritto dal noto magistrato già membro della Commissione Parlamentare Antimafia. "Il Presidente Berlusconi ha ricevuto il Vostro progetto e Vi ringrazia della stima che gli avete espresso e del lavoro che avete svolto.

Data l'importanza che il programma di governo che la Casa delle Libertà propone agli elettori attribuisce alla politica dei trasporti, La invito a inviare il Vostro studio all'on. Paolo Mammola, dirigente nazionale del dipartimento". Così il segretario personale di Silvio Berlusconi Sandro Bondi, in una lettera datata 17 aprile (ma pervenuta dopo le elezioni), indirizzata al segretario della Federazione nazionale Alternativa ai progetti TAV, Pier Luigi Tossani. L'on. Berlusconi è stato l'unico dei candidati premier alle ultime elezioni politiche a rispondere ai cittadini che gli avevano inviato un ricco dossier sul sistema dei trasporti ferroviari in Italia.

Ma quel segnale di interesse non ha avuto finora alcun séguito. L'associazione di volontariato Idra, che aveva firmato quel dossier insieme ai comitati e alle associazioni di tutta Italia, ha provveduto a scrivere infatti sia all'on. Berlusconi sia all'on. Mammola, il 23 maggio scorso, e a inviare quanto richiesto. Idra ha anche proposto un incontro con una propria delegazione tecnica multidisciplinare, con competenze in ambito finanziario, trasportistico, tecnologico e ambientale. L'obiettivo dell'associazione fiorentina era ed è quello di proporre un "contributo tecnico sui temi del corridoio infrastrutturale Bologna-Firenze e delle scelte inerenti il Ministero delle Infrastrutture". Nella sua missiva al premier, inviata per fax e per lettera raccomandata, Idra ricordava: Ø la perdurante emergenza idrogeologica intorno ai cantieri di costruzione della tratta ad Alta Velocità ferroviaria Bologna-Firenze; Ø la lievitazione esponenziale dei costi pubblici nella tratta in questione (un argomento non platonico, oggi che il DPEF deve confrontarsi con un ammanco di migliaia di miliardi); Ø le perplessità sollevate nell'opinione pubblica dopo le dichiarazioni del prof.

Pietro Lunardi, presentato come ministro in pectore delle Infrastrutture, sul Sole 24 Ore: · per i dati informativi forniti (secondo il prof. Lunardi la tratta TAV Bologna-Firenze costerebbe ancora solo "seimila miliardi"); · per la valutazione complessiva data della qualità della progettazione (definita "un'opera che considero il nostro modello"), nella quale la figura del general contractor (FIAT, in questo caso) "ha funzionato molto bene"; · per la parte apparentemente avuta dal prof. Lunardi nella progettazione della tratta TAV Bologna-Firenze e nella consulenza di parte prestata in occasione della spinosa vicenda dei danni ambientali provocati dalla cantierizzazione; Ø la disponibilità anche di singole progettazioni alternative, assai più efficaci e molto meno dispendiose (una di queste, quella messa a punto dall'ing.

Ivan Beltramba, permetterebbe di raddoppiare la capacità dell'attuale Direttissima Bologna-Prato-Firenze con un investimento di circa 200 miliardi); Ø l'opportunità di considerare strategie di potenziamento globale e integrato della rete ferroviaria che distribuiscano sul territorio i carichi di trasporto, e consentano un'effettiva ed efficace conversione su ferro del trasporto merci su gomma. Idra non ha mai dissimulato il proprio punto di vista sulle responsabilità politiche del progetto TAV che tanto danno sta provocando in Toscana (e non solo): è del tutto evidente che esse afferiscono al centro-sinistra, presente nei posti-chiave del Governo e delle Amministrazioni locali che hanno approvato o addirittura forzato l'opera. Come mai anche il centro-destra mostra di non gradire la collaborazione offerta da un'associazione indipendente di cittadini?

Sono bastati pochi giorni per raccogliere le adesioni dei primi 1173 cittadini che hanno a cuore le sorti delle acque dell'Appennino tosco-romagnolo: chiedono che "il Governo Italiano e l'Unione Europea intervengano perché la cantierizzazione per l'Alta Velocità ferroviaria TAV sia sospesa fin tanto che non saranno state individuate metodologie di scavo o alternative di tracciato in grado di evitare inquinamento e interferenze irreversibili con le risorse idriche" dell'area di Moscheta, designata dalla Regione Toscana come "Sito di Importanza Comunitaria" (SIC 37) ai sensi della Direttiva europea 92/43/CEE "Habitat", per il suo particolare pregio ambientale.
I cittadini riportano - nella petizione indirizzata al Parlamento europeo, al presidente del Consiglio e al ministro dell'Ambiente - un passaggio della Deliberazione del Consiglio Regionale della Toscana n.

342 del 10/11/1998, dove si descrive l'area della Badia medievale di Moscheta e della Val d'Inferno, per la quale l'Osservatorio Ambientale (!) prevede cinicamente già ad agosto 2000 la distruzione delle sorgenti storiche a partire da agosto 2001: "Una delle aree più importanti a livello regionale per la conservazione di numerose specie ornitiche minacciate legate agli ambienti agricoli tradizionali (Ortolano, Calandro, Quaglia). Utilizzata come area di caccia da numerose specie di rapaci, alcune delle quali nidificanti in siti adiacenti.

Presenza di corsi d'acqua scarsamente disturbati, con formazioni ripariali basso-arbustive a dominanza di Hippophaerhamnoides ssp. fluviatilis, che ospitano specie ittiche autoctone legate ad ambienti di qualità. Da segnalare tra i Mammiferi la presenza di Canis lupus e tra gli invertebrati il Lepidottero Callimorpha quadripunctaria").
La Badia di Moscheta fu il primo insediamento dei monaci vallombrosani del territorio.
Il Conte Anselmo di Pietramala fece dono a Giovanni Gualberto, della famiglia dei Visdomini, del terreno su cui poi il battagliero fiorentino fondò nel 1034 il monastero, in cui seguì sostanzialmente la regola di S.

Benedetto. Successivamente più volte la Badia venne ricostruita in seguito alla distruzione per inondazioni ed incendi; essa raggiunse un notevole splendore nel XIII sec..
In epoca lorenese (1788) l'Abbazia venne soppressa, i suoi cospicui beni furono venduti all'asta e, costituita in parrocchia, la si affidò alle cure del clero diocesano.
L'attuale chiesa é costruzione moderna in stile francescano, realizzata, su progetto dell'arch. padre Raffaello Franci, in luogo diverso rispetto a quello in cui si trovava in origine.
Dell'antico impianto romanico dell'edificio abbaziale non rimangono che poche vestigia qua e là reinserite nelle odierne strutture murarie oltre a varie tracce di sepolture nel luogo in cui sorgeva il primitivo edificio.
Sopra l'arco dell'attuale ingresso v'è una pietra cuspidata, di recente realizzazione, contenente in rilievo il segno distintivo di quel monastero: S.

Pietro con la chiave, una pianta d'eschio ed un istrice rampante; l'originale (datato MCCCXCI), corroso dagli agenti atmosferici, si trova nella bella sala adibita un tempo a refettorio. Degne di nota sono poi le porte del cortile (XIV sec.) mentre di grande interesse artistico e storico é la croce astile (30x23) dell'undicesimo o dodicesimo secolo, in rame dorato, depositata presso la propositura di Firenzuola. In essa compare il Cristo crocifisso "triumphans", caratterizzato da elementi iconografici che riconducono l'opera alla influenza dell'arte longobarda e carolingia.
Il centro geografico ed operativo di questo affascinante territorio è costituito dall'Azienda Agrituristica di Moscheta, che si estende su circa 850 ettari, in gran parte di bosco e pascolo, situati quasi completamente nel Comune di Firenzuola.

L'azienda è di proprietà della Regione Toscana ed è gestita dalla Cooperativa Operai Forestali appennino tosco-romagnolo, su concessione della Comunità Montana del Mugello, Alto Mugello, Val di Sieve.
Quello che si è realizzato con l'azienda agrituristica di Moscheta e con la creazione del "Museo del paesaggio storico dell'Appennino" è un'operazione di alto valore sotto il profilo culturale ed economico, che ha coinvolto Enti Locali, privati ed Unione Europea.
Il valore storico ed ambientale del territorio ha costituito il punto di partenza per una concreta valorizzazione di questo angolo dell'Appennino, che sembrava destinato all'isolamento.

Si è saputo legare ad una concreta attività agricola la costruzione di una rete recettiva ad uso turistico e culturale che valorizza l'immagine del territorio, lo fa vivere, lo promuove e lo qualifica. L'attività agricola principale è rappresentata dall'allevamento di cavalli Avelignesi che viene svolto da decenni.
Per questo Moscheta è una tappa obbligata per gli allevatori e per coloro che amano effettuare escursioni a cavallo nella massima sicurezza.
Poco distante dall'abbazia di Moscheta vi sono tre castagneti, meta fissa dei visitatori, stimolati dal fatto che possono effettuare la raccolta pagando solo il 50% del prodotto.

Tutta la zona è dotata di una rete di sentieri che offrono la possibilità di facili escursioni alla scoperta di scenari indimenticabili.

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