Fantasie di Farces, antropologia del Teatro, alla Pergola sino a stasera

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 gennaio 2001 10:40
Fantasie di  Farces, antropologia del Teatro,  alla Pergola sino a stasera

Teoria del caos: l’impercettibile movimento di un aquilone su un palcoscenico di San Pietroburgo può provocare un ciclone teatrale in Occidente.
La poetica di Viktor Kramer, il regista fondatore della celebre compagnia di San Pietroburgo pare sintetizzarsi in una scena di “Fantasie”. Uno degli attori interpreta la parte di un illusionista intento ad affascinare con i suoi trucchi un piccolo pubblico composto da altri attori. Il mago non ha il tempo di arrivare al culmine della scena di mistero che già uno degli spettatori sviene dall’emozione, mentre gli altri scoppiano in un tripudio di applausi.

Lo spettatore rinviene e l’illusionista torna a tentare il compimento del suo magico numero, ma un altro astante cade in mezzo al pubblico che riprende ad applaudire. E così di seguito sino a quando l’illusionista, spazientito dai continui svenimenti ed applausi del pubblico che gli impediscono di portare a termine il suo numero svela i propri trucchi alla piccola folla, che noncurante continua a tributargli l’applauso.
Dietro l’arte delle clownerie, oltre i giochi sul sogno e le libere associazioni, aldilà del non-sense che hanno reso celebri in tutto il mondo le Farse di San Pietroburgo, la poetica di Kramer si fonda sullo studio attento del rapporto che si instaura durante gli spettacoli tra i suoi attori-clown e il pubblico, sull’osservazione delle reazioni, dei movimenti improvvisi, dei comportamenti degli spettatori in platea.


Lo spettacolo abbina arguzia e malinconia, quotidianità e sogni fantastici, con la musica a dar vita ad una sinfonia di espressioni facciali che ci riportano ai primordi del teatro, alla maschera, la “persona” della scena classica. La compagnia Farces prende il nome dall’allestimento di “Farse o aneddoti medioevali francesi”, ma non è soltanto un esempio di teatro clownesco. Victor Kramer, nato nel 1962, ha frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica di San Pietroburgo. Regista di molti degli spettacoli allestiti dal Teatro Farces, ha vinto numerosi premi fra i quali quello come miglior regista al festival moscovita Maschera d’Oro con lo spettacolo Amleto, e il premio First Fringe al Festival di Edimburgo con lo spettacolo Fantasie.


Kramer cerca l’essenza del Teatro: quegli elementi scenici, quei segni drammaturgici, quelle espressioni facciali, quella gestualità degli interpreti, che spogliati, privati totalmente del teatro di parola, riescono ancora a significare e trasmette messaggi al pubblico di tutto il mondo. Perché -Kramer sembra suggerire- oltre la parola c’è il gesto scenico che è il frutto, la somma di un sovrapporsi di tradizione, tecniche di comunicazione, cultura, religione, e il cui effetto sul pubblico è il risultato del messaggio stesso, che va a fondersi con la cultura, l’esperienza letteraria, l’interpretazione soggettiva dello spettatore.

E dunque gli autori potranno sempre determinare il proprio messaggio teatrale, ma l’esito sulla scena resterà comunque il miracoloso prodotto di un complicato mix di fattori che richiede la presenza di uomini in carne e ossa sia in scena che in platea e che sarà condizionato imprescindibilmente da tutta la nostra cultura.

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