Sabato alla Badia Fiesolana echi lontani dalle Ande al Tibet

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 ottobre 2000 23:11
Sabato alla Badia Fiesolana echi lontani dalle Ande al Tibet

Luzmila Carpio rappresenta una figura di rara singolarità e importanza per la musica latinoamericana. Messaggera di un popolo di milioni di indios, grazie alla prodigiosa vocalità, con un’estensione che le permette strabilianti doppiature timbriche in accompagnamento agli strumenti, dai toni più acuti a quelli più profondi, Luzmila Carpio incarna lo spirito di una delle civiltà più antiche del mondo. La sua voce e il suo canto, sostenuti dal charango e la quena, sono il canto della Pacha-Mama, la Madre Terra del popolo Quechua.

Luzmila proviene da un piccolo villaggio sulle Ande. Fin da piccola ha iniziato ad apprendere la tecnica vocale per interpretare i canti tradizionali degli indios Quechua e Aymara della Bolivia. Ad un primo ascolto, la sua voce può richiamare i vocalizzi della peruviana Yma Sumac, cantante nota negli anni ’50. Si è esibita in tutto il mondo e ha inciso diversi album: il primo singolo è del 1969, il più recente è Kuntur Mallku.
Nata a Lhasa, Yungchen Lhamo è fuggita dal Tibet dopo l’invasione cinese, ed ha raggiunto l'India.

Il terribile viaggio l’ha condotta a Dharamsala, la residenza del capo spirituale tibetano in esilio, il Dalai Lama. Dopo avere vissuto per breve tempo presso la comunità di rifugiati tibetani nel nord dell'India, si è trasferita in Australia dove, nel 1995, ha realizzato il suo CD d'esordio Tibetan Prayer. La sua prima esibizione europea ha avuto luogo a Venezia, in occasione del Carnevale 1996. Successivamente ha preso parte all'edizione '96 del WOMAD Festival in Gran Bretagna così come ad altri prestigiosi festival internazionali, sempre riscuotendo un grande successo.

Yungchen Lhamo ha poi realizzato il suo secondo CD Tibet Tibet. per l’etichetta Real World, raccolta di canti tradizionali tibetani che molto raramente l'occidente aveva avuto occasione di ascoltare, nella cui voce risuona l'eco di un percorso fuori dal comune, di un popolo isolato dal resto del mondo, ma anche di una spiritualità straordinaria; la stessa trasmessa a Yungchen Lhamo dalla nonna e poi dalla madre e riflessa nelle sue canzoni: interpretate quale offerta a Buddha e Boddhisatva i quali ascoltandole faranno piovere benedizioni.

Le canzoni dunque devono ispirare ed elevare; devono aiutare gli ascoltatori ad aprire una finestra sulla loro stessa spiritualità. Sola sul palco, questa donna minuta e affascinante riesce a catturare il pubblico intonando melodie capaci di evocare le cime innevate della sua patria lontana e con la bellezza della sua voce ci fa credere che forse possa esistere un pezzetto di paradiso sulla terra.

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