Lionello Balestrieri alla Galleria Pananti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 settembre 2000 15:42
Lionello Balestrieri alla Galleria Pananti

Si è inaugurata sabato a Firenze, alla Galleria Pananti, una vasta retrospettiva di Lionello Balestrieri (Cetona 1872 – 1958), artista straordinario e controverso, famoso nei primi anni del secolo, poi a lungo dimenticato e oggi finalmente oggetto di nuove e crescenti attenzioni della critica e del mercato.
Promossa dalla Fondazione Lionello Balestrieri e dal comune di Cetona in collaborazione con Enic Organizzazione Congressi e Monte dei Paschi di Siena, la mostra è curata da Alessandro Marabottini, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Perugia, nonché noto esperto di pittura dell’Ottocento e del primo Novecento.
Sono esposti circa settanta dipinti a olio, cinquanta disegni e altrettante stampe, per lo più acquatinte a colori, ma anche puntesecche e acquaforti.

Esposte inoltre lettere, documenti, fotografie e altro materiale d’archivio in aggiunta a oggetti e strumenti collegati alla vita e all’arte del pittore. Il bel catalogo, sempre curato da Marabottini, è edito da Pananti.
Toscano di nascita e napoletano d’adozione (a Napoli fu allievo all’Accademia di Domenico Morelli e dei corsi privati di Gioacchino Toma) Balestrieri fu uno spirito romantico, naturalmente portato all’arte, e un ottimo disegnatore. A Parigi si trasferì nel 1894 e qui condusse una dura vita d’artista insieme al compagno, il musicista e scrittore Giuseppe Vannicola.


Proprio da questa esperienza bohémienne, che circa negli stessi anni ispirava l’opera di Puccini, nacque il dipinto che rese celebre Balestrieri. Beethoven (questo il titolo) ritrae un gruppo di giovani artisti con una graziosa Musette che in una soffitta-atelier ascoltano un violinista e un pianista impegnati in un concerto di Beethoven, la cui maschera si intravede sul fondo. Il quadro, che unisce brillantemente un felice realismo nell’esecuzione a un’atmosfera profondamente romantica, ebbe enorme successo all’Esposizione Universale di Parigi del 1900.


Premiato con medaglia d’oro, assicurò fama istantanea al giovane pittore.
Il dipinto fu replicato in centinaia di copie che invasero le stanze dei musicofili d’Europa e d’America. Intanto Puccini e Mascagni divennero amici dell’autore che fu ovunque celebrato come “il pittore della musica”. Balestrieri finì purtroppo per restare quasi prigioniero del cliché, costretto dai committenti e dal mercato a dedicarsi a soggetti di argomento musicale. Quando finalmente si decise a liberarsene, rimase però legato all’idea, inculcatagli dal Morelli, che soltanto nobili argomenti di origine letteraria e edificante fossero degni di considerazione.
Fu comunque nei ritratti, nelle scene di vita familiare e in certe vedute di Parigi e della campagna francese che Balestrieri dette il meglio di sé.

Quanto alle acquaforti, e ancor più alle acquatinte, le scelse per affrontare temi decisamente sentimentali o drammatici. Nel corso degli anni la sua pittura tese sempre più a schiarirsi, forse anche grazie al contatto con la pittura impressionista. Rimase però estraneo alle avanguardie post-impressioniste, ai Nabis, ai Fauves e al cubismo.
Nel 1914, allo scoppio della grande guerra, rientrò a Napoli per dirigere prima il museo, poi la scuola delle arti industriali. Impegnatissimo a modernizzare l’istituto secondo i princìpi progressisti del Futurismo (ma anche del Bauhaus, di De Stijl e della Secessione), dimenticò per qualche tempo la pittura.

La ricerca del nuovo lo portò poi ad aderire al secondo Futurismo, e fra il ’25 e il ’27 partecipò con personali opere futuriste alle mostre del movimento, ormai amico di Marinetti e Prampolini.
Terminata questa fase estranea, in realtà, alla sua vena realistica e sentimentale, Balestrieri riprese a dipingere secondo la propria poetica con qualche non sempre felice concessione all’estetica del ritorno all’ordine e del Novecento. Nel ’37 tornò a Cetona e dipinse soprattutto ritratti e piacevoli vedute del paesaggio toscano.

L’ora più intensa della sua creatività era però trascorsa. Nel 1958 Balestrieri morì superato dai tempi e quasi dimenticato.
“Salvo la breve parentesi futurista”, spiega il professor Marabottini, “l’opera di Balestrieri resta estranea alle avventurose novità delle avanguardie. Ma riesaminata oggi con mente sgombra da pregiudizi critici e da riserve politiche e ideologiche mostra assai spesso un’alta qualità, una viva intensità di sentimento e una grande maestria di esecuzione, priva di pedanterie accademiche, e ricca invece di personalissime soluzioni pittoriche”.
Lionello Balestrieri, a cura di Alessandro Marabottini Catalogo: Pananti Editore, £ 40000 Orario: Tutti i giorni, 10 – 13 / 16 – 19.30; ingresso gratuito Per informazioni: Tel.

055.244931. Galleria Pananti, Piazza S. Croce 8, Firenze.

In evidenza