Dai fondi europei arriveranno 15 miliardi nei prossimi 5 anni per lo sviluppo rurale pratese

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 maggio 2000 16:28
Dai fondi europei arriveranno 15 miliardi nei prossimi 5 anni per lo sviluppo rurale pratese

La più piccola D.O.C.G. italiana, quella di Carmignano, oliveti che segnano il limite settentrionale della coltura dell’olivo, con piante piccole, spesso danneg-giate dal gelo, e capaci di produrre non più di un litro d’olio a causa di una maturazione più lenta dovuta al clima autunnale più fresco che assicura però all’olio una finezza e un fruttato ineguagliabili, ma anche castagne, miele, fichi e molti altri prodotti tutti collocabili nell’area dell’alta qualità. Questi i gioielli che può vantare l’attività agricola della provincia di Prato e che costituiscono la piattaforma di lancio per il piano provinciale di sviluppo rurale, al quale si è cominciato a lavorare proprio questa mattina con l’apertura della conferenza provinciale, tenutasi a Palazzo Novellucci.
La conferenza apre infatti un nuovo capitolo nella gestione del settore.

“D’ora in poi la Provincia avrà la delega per programmare, attraverso il piano di sviluppo, il quadro complessivo degli investimenti, che godrà del contributo dei fondi europei – ha ricordato l’assessore provinciale all’Agricoltura, Massimo Logli – E questo significa che avremo a disposizione circa 15 miliardi di contributi per i prossimi 5 anni, una cifra considerevole per la nostra dimensione, ma sarà indispensabile un confronto costante con Comuni, Comunità montana e associazioni di categoria”.

Dal ‘95 ad oggi l’assessorato all’agricoltura della Provincia ha gestito contributi per circa 11 miliardi (attivando investimenti per oltre 15 miliardi).
Le aziende “professionali” iscritte all’albo imprenditori oggi sono circa cento ma il trend del settore, come è stato ribadito da tutti nel corso della conferenza, è positivo In netta crescita anche le aziende che si sono dedicate all’agricoltura biologica. Nicola Stramandinoli, funzionario responsabile dell’ufficio agricoltura della Provincia, ha ricordato che nel ‘99 oltre 150 produttori, che lavorano 1200 ettari di terra, hanno ottenuto i contributi comunitari.


Nel ’95 le aziende interessate erano state soltanto 36 per un totale di 484 ettari coltivati. Anche il presidente della Provincia, Daniele Mannocci, aprendo la conferenza ha sottolineato il salto di qualità compiuto negli ultimi anni, grazie all’impegno delle amministrazioni e delle imprese, alla progettazione di nuove strutture, per esempio il frantoio della Val di Bisenzio, alle molteplici adesioni di nuovi soci ai Consorzi di produttori. “Investire in agri-coltura significa produrre profitti e posti di lavoro ma anche dare un contributo di grande valore all’ambiente – ha detto Mannocci – sia dal punto di vista paesaggistico che da quello del rischio idrogeologico, che nei terreni coltivati è sempre molto più basso”.

Il presidente della IV Commissione consiliare, Paolo Ciolini, si è soffermato sulla neces-sità per la Provincia di dotarsi di strutture tecniche di programmazione e di controllo. “I fondi europei devono essere impiegati interamente, anno per anno, o ne perderemo delle fette - ha detto Ciolini – quindi non possiamo permetterci ritardi o inadempienze”.
Il presidente della Comunità montana, Auro Salvi, ha insistito sulla rinascita di interesse per le coltivazioni in Val di Bisenzio, il primo bando per il ripristino di castagneti ha avuto un successo insperato, 50 domande, che verranno soddisfatte entro la fine dell’anno.

Ugo Contini Bonacossi, presidente dell’associazione “Strada Medicea dei Vini di Carmi-gnano” si è soffermato naturalmente sui problemi della produzione vinicola, che vede in Carmignano una zona di produzione capace di creare, attraverso il richiamo esercitato dalle grandi etichette, un decollo anche per l’economia turistica in generale. “Ma accanto alle potenzialità esistono anche difficoltà – ha aggiunto Contini – la D.O.C.G. copre meno di 200 ettari di vigneto, l’amministrazione provinciale ha ottenuto una prima deroga comunitaria per aumentare la superficie, ma si tratta di pochi ettari , ne occorrerebbero di più, inoltre qui le piantagioni sono costose, richiedono molto lavoro di bonifica perché il terreno è sassoso, e investimenti consistenti anche in cantina”.

Giusi Caboni della Confederazione Coltivatori diretti, Alessandra Lucci della Confedera-zione Italiana Agricoltori e Sergio Berziga dell’Unione Pratese Agricoltori hanno illustrato il punto di vista delle organizzazioni professionali, evidenziando come ci sia bisogno di inve-stimenti su molti fronti: vino e olio, ma anche allevamento di bovini e ovini, che permettono una produzione di qualità ma che senta a trovare mercato, e recupero delle produzioni delle aree forestali. Tutti, infine hanno insistito sull’importanza della formazione, special-mente in un settore dove la quota di imprenditori e occupati provenienti da altre aree eco-nomiche è consistente e sempre in crescita.

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