Sacri Splendori, arte e Fede dal Tesoro granducale

Oltre cento opere provenienti dalla Cappella delle Reliquie, al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, fino al 2 novembre 2014. www.unannoadarte.it.

09 giugno 2014 17:00
Sacri Splendori, arte e Fede dal Tesoro granducale

FIRENZE - L’impulso che la religione ha dato all’arte è stato, almeno fino a tutto il XVII Secolo, infinitamente maggiore di quello che le proveniva dalla vita secolare, in Italia in modo particolare. La dimensione religiosa, con il vuoto di potere laico creatosi nei Secoli Bui, aveva quasi totalmente imbevuta la vita quotidiana, creando un clima di suggestione perpetua nel quale entrava anche un po’ di superstizione. Al limite del fanatismo. Sacri Splendori. Il Tesoro della ‘Cappella delle Reliquie’ in Palazzo Pitti è la raffinata mostra che esplora il culto delle reliquie e la sapiente arte orafa ed ebanistica che vi fiorì a lato. Il Museo degli Argenti ospita una selezione di capolavori di circa cento capolavori destinati a conservare i resti mortali, o parti di essi, dei Santi, i cui corpi, secondo Tertulliano, sono l’ideale tempio dello Spirito Santo e della Grazia.

Nel cristianesimo la prima testimonianza sul culto delle reliquie cristiane risale alla seconda metà del II secolo, con il martirio Policarpo. Passata l’epoca dei Martiri, le reliquie tornarono in auge con le Crociate, a seguito delle quali l’Europa venne letteralmente invasa dai più disparati resti mortali e oggetti appartenuti a Cristo, alla Vergine, ai Santi, ai Patriarchi, l’autenticità dei quali non sempre è tutt’oggi accertata. Tuttavia, il possesso di una reliquia era simbolo di potere, anche politico, e Re e Imperatori spesero ingenti somme per l’onore di conservarne qualcuna nel loro patrimonio. Luigi IX (a sua volta canonizzato da Papa Bonifacio VIII nel 1297), ne fu instancabile incettatore.

In Toscana, la Casa regnante dei Medici si dedicò al culto privato delle reliquie a partire dalla fine del Cinquecento, per iniziativa di Francesco I e Cristina di Lorena. Ma fu nel primo Seicento che la preziosa raccolta assunse un carattere più organico, con l’apertura della cosiddetta Cappella delle Reliquie realizzata da Bartolomeo Ammannati, e ubicata al piano nobile della reggia medicea, accanto agli appartamenti riservati alle granduchesse di Toscana, cappella che svolse per oltre centotrenta anni il ruolo di scrigno di una delle più vaste e ricche collezioni di reliquiari e oggetti devozionali d’Europa.

Sacri Splendori ripropone al pubblico una selezione di quel prezioso tesoro, che andò disperso a partire dal 1785, sotto la dominazione lorenese, i quali, imbevuti d’Illuminismo austriaco, erano meno sensibili alla suggestione delle reliquie. La loro attenzione si soffermò sui materiali preziosi delle teche, molte delle quali vennero fuse. Le altre, furono donate alle varie parrocchie del contado fiorentino. Per colmo di sventura, i Lorena dettero anche l’ordine di demolire la Cappella dell’Ammannati, della quale è però visibile in mostra una pianta realizzata da Giulio Parigi nel 1613.

Attraverso gli smalti, gli ori, gli argenti cesellati dei preziosi scrigni, è possibile farsi un’idea della ricchezza di quel vasto tesoro, e del fascino che esercitarono sui potenti di allora.

La mostra è stata occasione per riscoprire, catalogare e restaurare molti degli oggetti che erano andati dispersi fra le varie parrocchie della Curia, al momento della dissoluzione del Tesoro, fra il 1785 e il 1789.

Altaroli, rosari di pietre preziose, reliquiari finemente cesellati dalle fogge più varie, sono i simboli di un’arte al servizio della Fede, e che danno vita a una sorta di Wunderkammer della Controriforma. Cosimo III, padre di Gian Gastone, fu un sovrano succube del potere religioso, e la sua fede rasentava il fanatismo; il numero delle reliquie aumentò notevolmente, e riuscì a ottenere, grazie ai suoi buoni rapporti con la Francia, una vertebra del corpo di San Benedetto.

La mostra è articolata in quattro sezioni dedicate ai protagonisti di questo particolare ambito del collezionismo mediceo, quegli esponenti della Casata che più degli altri contribuirono all’incremento del tesoro della Cappella delle Reliquie, a partire da Cristina di Lorena, nipote della regina di Francia Caterina e dal 1589 moglie di Ferdinando I, affiancata dall’arciduchessa Maria Maddalena d’Austria, moglie di Cosimo II de’ Medici e vera fondatrice della Cappella delle Reliquie. Grazie all’aiuto di potenti corrispondenti, come il nunzio papale a Napoli Paolo Emilio Filonardi, l’arcivescovo di Genova Domenico Marini e il cardinale Scipione Caffarelli Borghese, Maria Maddalena in pochi anni riunì un cospicuo numero di reliquie inserite in un eterogeneo insieme di elaborati contenitori realizzati in materiali rari e pregiati: dall’ebano alle variopinte pietre dure, dall’ambra baltica all’avorio.

Le successive sezioni hanno per protagonisti Vittoria della Rovere, moglie di Ferdinando II de' Medici e suo figlio, il granduca Cosimo III de’ Medici. Quest’ultimo, in particolare, si dedicò all’incessante ricerca di reliquie, privilegiando quelle appartenute a personaggi che provenivano da regioni remote. Si ricorda in particolare l'osso del femore di San Casimiro, patrono della Polonia e della Lituania per la quale diede in segno di ringraziamento al vescovo di Vilnius un dente ed alcuni capelli di Maria Maddalena de' Pazzi.

Nella foto, reliquiario multiplo ad altarolo, manifatture granducali 

In evidenza