Miró e Marino: anime gemelle nel segno del colore

Dal 16 settembre apre i battenti, tra le sale del Palazzo del Tau, la mostra “Miró e Marino. I colori del Mediterraneo”, promossa dalla Fondazione Marino Marini in collaborazione con il Comune di Pistoia, la Fondazione Miró di Barcellona e la Fondazione Miró di Palma

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 settembre 2017 09:02
Miró e Marino: anime gemelle nel segno del colore

Due artisti, due amici si ritrovano a Pistoia, a distanza di oltre mezzo secolo, uniti da un percorso di accordi e assonanze, dalla vocazione e dal bisogno incontenibile di esprimersi attraverso i linguaggi e i segni della pittura. E’ “Miró e Marino. I colori del Mediterraneo”, il primo incontro italiano che incrocia il destino di due sognatori, drammatici e ludici allo stesso tempo, che alimentavano il tempo, presente e futuro, con la potenza evocativa del colore.

Nell’anno di Pistoia Capitale della Cultura italiana il Museo Marino Marini, diretto da Maria Teresa Tosi, in collaborazione con il Comune di Pistoia, la Fondazione Miró di Barcellona e la Fondazione Miró di Palma, presenta la mostra “Miró e Marino. I Colori del Mediterraneo, una colossale operazione culturale che per la prima volta ospita in Italia i capolavori di Marino e Miró, opere provenienti da varie aree del mondo concesse da fondazioni, poli museali e collezionisti privati.

La mostra, curata dalla Fondazione Marino Marini, è contestuale all’evento espositivo “Marino Marini. Passioni Visive”, allestito negli spazi di Palazzo Fabroni. Un doppio riflesso del talento scultoreo e pittorico, amplificato negli obiettivi di due manifestazioni artistiche di rilievo internazionale. La monumentale stagione culturale di Pistoia Capitale è pronta a vivere e ripercorrere con il pubblico, esperti, appassionati, studenti, visitatori di tutte le età, un pezzo della storia dell’arte italiana che riscopre le proprie radici, viaggia all’unisono con le evoluzioni del mondo, dalle antiche civiltà alle contemporaneità senza confini.

“Miró e Marino. I colori del Mediterraneo” apre i battenti sabato 16 settembre 2017 alle ore 18.30. La mostra rimarrà aperta fino al 7 gennaio 2018. Il catalogo, edito dalla Fondazione Marino Marini, riporta i contributi critici di Ambra Tuci e Francesco Guzzetti, quest’ultimo chiamato anche a scrivere il saggio “Espressionismi” per il catalogo “Marino Marini. Passioni Visive”.

Tra le sale del Palazzo del Tau (Corso Fedi, 30 – Pistoia) le opere di Miró, scelte e individuate per la presenza di elementi affini a quelle del maestro pistoiese, riveleranno un’amicizia di pensiero e di pennello che i due artisti iniziarono a coltivare sin dagli anni ’50. Una pagina del panorama culturale del Novecento che affiora dallo studio e dal percorso di conoscenza, ricerca e approfondimento condotto dalla Fondazione, promotrice di un team di esperti, storici e operatori qualificati. In primo piano ci sono gli artisti, una doppia M asimmetrica in entrambi i casi, che investono sulle potenzialità del colore, ci sono gli amici attratti dall’essenza delle cose e le loro relazioni basate su sentimenti di stima e reciproca ispirazione.

Il dialogo sull’arte tra Italia e Spagna si infittisce di inedite testimonianze anche grazie alle corrispondenze epistolari tra Marino e Miró, conservate come documenti di alto valore storico-culturale nell’archivio della Fondazione Marino Marini. La mostra è il primo passo di un lavoro di ricerca teso ad approfondire i rapporti che legano Marino all’arte del ‘900 e ai suoi protagonisti.

La mostra

“L’idea di questa mostra - spiega la direttrice Maria Teresa Tosi - è nata sfogliando l’epistolario di Marino, dopo aver trovato nella corrispondenza due lettere di Joan Miró. Questo ci ha molto stimolato e ci ha spinti ad indagare più approfonditamente, confortati anche dai numerosi cataloghi presenti nella biblioteca “storica” di Marino, sul rapporto non solo di stima e di amicizia ma anche artistico che ha legato questi due grandi del Novecento. Un sentito ringraziamento alla Fondazione Miró di Barcellona e alla Fondazione Miró di Palma, oltre ai collezionisti privati che hanno permesso la realizzazione della mostra”.

Miró e Marino si incontrano e si frequentano negli anni Cinquanta negli spazi e attraverso le opportunità di conoscenza, scambio e confronto, proposte dall’atelier di Fernand Mourlot a Parigi. E’ qui che entrambi, insieme a Chagall, Picasso e ad altri grandi maestri contemporanei, si recavano per stampare le loro litografie. Un incontro da cui è scaturito poi un rapporto amichevole e caloroso, attestato anche dal racconto biografico della moglie Marina.

“L’obiettivo dell’evento - spiega la coordinatrice Ambra Tuci – è quello di dare rilievo all’anima pittorica di Marino Marini e di avvicinare le sue opere, in un gioco di assonanze, ad uno dei più rivoluzionari pittori del Novecento, Joan Miró. Lo studio approfondito di alcune opere ci ha permesso di individuare molteplici affinità elettive e rimandi a temi e contenuti specifici. Appare evidente, ad esempio, nella volontà di entrambi la ricerca della semplicità, una semplicità primigenia, trovata dopo aver spogliato la realtà di qualunque tipo di sovrastruttura”.

Per Joan Miró “la donna non è solo una figura femminile, è un universo”, per Marino Marini “la donna è nella nostra natura, come uno che cerca il sole”. L’accostamento alla natura è un tema che lega i due artisti, come l’elemento del gioco e la giostra delle geometrie, l’interpretazione della realtà che rinasce ogni volta attraverso l’utilizzo di ampie campiture, forme grafiche delimitate da confini netti, colori accesi, smaglianti, cromatismi primari in contrasto, illuminati da imponenti tagli di luce.

Marino e Miró scoprono una linea di contatto nella potenza vitale e rivoluzionaria del colore ed è questo il tratto distintivo della mostra che raccoglie una quarantina di opere, alcune delle quali mai viste in Italia, realizzate dagli artisti nel periodo compreso tra gli anni ’30 e la fine degli anni ‘70, caratterizzate da parallelismi tematici, percorsi culturali comuni, vocazioni interiori e tecniche adottate su tela e carta. Le opere provengono dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia, che custodisce complessivamente circa 4mila lavori di Marino, dalla Fondazione Miró di Barcellona, dalla Fondazione Miró di Palma e da collezioni private, italiane e straniere.

La lettera

“Mon cher ami…”. Da Barcellona, dall'abitazione di Fougarolas 9, il 4 ottobre 1952 Joan Miró fa sapere a Marino di essere stato irretito da un fraintendimento, probabilmente un numero di telefono errato, che non ha permesso il loro incontro a Milano e fa riferimento anche alla presenza del gallerista Pierre Matisse, figlio di Henry, incaricato di facilitare il rendez-vous. A Milano lo scambio artistico-culturale cui ambiva tanto Miró non ebbe luogo ma tante altre furono le occasioni che successivamente misero in contatto i due grandi artisti.

Senza dubbio la loro era una relazione fondata su basi solide, come testimonia anche il tono confidenziale della lettera dell'artista spagnolo indirizzata a Piazza Mirabello. “Je n'aurai failure joie de vous voir. Veuillez croire, mon cher Marini, a toute mon amitié”. La lettera ritrovata e custodita dalla Fondazione e i cataloghi conservati nell'archivio con tanto di dedica all'artista pistoiese testimoniano dunque il percorso di un'amicizia coltivata quando Miró, pittore, scultore, ceramista, era al culmine della sua carriera.

Tra il 1954 e il 1958 piovono in casa Marini importanti riconoscimenti come il premio conseguito per la grafica alla Biennale di Venezia e quello altrettanto prestigioso conosciuto come Premio Internazionale Guggenheim.

Per Marino il colore rappresentava l'inizio di ogni idea. Ne dà prova sulla tela, attraverso le opere realizzate nell’arco di tempo 1950-1970 sul mondo circense e quello teatrale, “Il fondale” (1953), “Ballerino” e “Giochi nello spazio” (1966), tanto per citarne alcuni. E persino sulla carta, come si evince dalla raccolta di pensieri disponibile nella biblioteca della Fondazione. “Ho sempre sentito il bisogno della suggestione sensoriale del colore - scrive Marino - per dare inizio a una forma: è il colore che mi dà la spinta e il sentimento per fare qualcosa di creativo. Così comincio con il colore e dopo vedo una linea e vedo una forma”.

Ingresso libero.

Orario di apertura mostra: dal martedì al sabato dalle ore 10 alle ore 18 (la biglietteria chiude 1/2 ora prima ) e la domenica dalle ore 14,30 alle ore 19,30. Domenica 17 settembre apertura straordinaria dalle ore 10 alle ore 19,30 .

Info: fmarini.direzione@gmail.com, www.fondazionemarinomarini.it. Ttti i dettagli anche sulla pagina FB del museo.

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