Firenze, 3 maggio 2019 - Dopo aver registrato e condiviso con tutti gli interpreti oltre dieci minuti di calorosi applausi e consensi unanimi in occasione della prima di Lear, opera del compositore tedesco Aribert Reimann con regia di Calixto Bieito andata in scena il 2 maggio (la seconda recita domenica 5 maggio alle 15:30, l’ultima giovedì 9 alle 20), il maestro Fabio Luisi torna sul podio del Teatro del Maggio per il primo concerto sinfonico dell’LXXXII Festival nonché ultimo del ciclo dedicato all’opera integrale di Gustav Mahler e Franz Schubert. Sabato 4 maggio alle 20 il maestro dirigerà l’Orchestra del Maggio nella Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore D.125 di Schubert e nella Sinfonia n. 4 in sol maggiore per soprano e orchestra di Gustav Mahler (soprano Marina Rebeka).
Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore D.125 - Franz SchubertSe è indubbio che le prime sinfonie composte da Schubert tra i sedici e i diciotto anni siano ascrivibili a un esercizio di apprendistato maturato nell’alveo del classicismo viennese, è pur vero che in esse sia già riscontrabile una sensibilità sinfonica originale e personalissima. Ne è esempio la Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore che impegna Schubert tra la fine del 1814 e i primi mesi del 1815 per ben quindici settimane, un tempo lunghissimo se paragonato alle repentine gestazioni della Prima e della Terza, nate in pochi giorni.
La struttura scelta è la consueta: un Adagio introduttivo seguito da un Allegro in forma-sonata, un Andante, qui in forma di tema con variazioni, un Minuetto in stile settecentesco e un Presto finale. Ma mentre da un lato Schubert si mostra rispettoso delle convenzioni classiche, nei movimenti centrali specialmente, dall’altro manifesta intraprendenza e voglia di sperimentare in campo armonico e formale, attraverso le modulazioni originali e inaspettate del primo tempo e i marcati contrasti dinamici e timbrici di matrice beethoveniana nell’ultimo movimento.Sinfonia n.
4 in sol maggiore per soprano e orchestra - Gustav MahlerComposta tra il 1899 e il 1900, la Sinfonia n. 4 in sol maggiore chiude idealmente il primo periodo sinfonico mahleriano incentrato sulla poetica del Des Knaben Wunderhorn. Come la Seconda e la Terza, anche la Quarta accoglie tra i suoi movimenti un canto su un testo poetico tratto dalla raccolta di Achim von Armin e Clemens Brentano, Das himmlische Leben (“La vita celestiale”), lirica pensata inizialmente per un settimo movimento della Terza, poi espunto, e riutilizzata quindi nel movimento di chiusura della Quarta.
Ancora una volta sono riferimenti poetici extra-musicali a vivificare la sostanza di questa nuova sinfonia con canto, in cui la parola illumina la meta finale di un programma poetico interiore. Anche nella Quarta, infatti, l’autore riflette su temi esistenziali già affrontati in precedenza, ma stavolta riproposti attraverso il filtro di un sogno fanciullesco. La vita nel regno celeste è tratteggiata a partire dal primo movimento in modo deliberatamente umoristico e scanzonato attraverso un linguaggio eterogeneo che mescola stilemi classici a motivi popolari, melodie infantili a movimenti di danza, il tutto accompagnato da un’orchestrazione leggera, in cui si fanno largo anche le sonorità inconsuete dei campanelli, nel primo movimento, o del primo violino accordato un tono sopra, nel secondo movimento, con effetto volutamente stridente.
Il terzo tempo è uno dei grandi Adagi contemplativi mahleriani, momento di distensione che apre la strada alla visione ultima del regno delle beatitudini nel movimento finale, dove alla voce del soprano è affidato il racconto di quel singolare mondo ultraterreno fatto di piccole gioie con angeli che danzano, cantano e cucinano oggi sorta di leccornie. È il sogno della vita celestiale visto attraverso gli occhi di un bambino, emblema dell’evasione nostalgica nel mondo semplice e incantato dell’infanzia che può rivivere solo nella trasfigurazione musicale.
Lunedì 6 maggio dalle ore 18.00 alla Feltrinelli RED piazza della Repubblica 26, Mateo Zoni incontra il pubblico e parla della regia de La straniera di Vincenzo Bellini in scena il 14, 16 e 19 maggio in occasione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino. La straniera debutta alla Scala il 14 febbraio 1829.
Melodramma in due atti su libretto di Felice Romani, l’opera è ispirata al romanzo L’Étrangère di Charles-Victor Prévost d’Arlincourt. Protagonista è l’infelice regina Agnese, abbandonata dal re di Francia per motivi politici e costretta a vivere sotto mentite spoglie lungo le sponde del lago di Montolino in Bretagna, insieme al fratello Leopoldo. Della solitaria straniera, che s’aggira in incognito nella foresta suscitando timori e sospetti, s’innamora Arturo, conte di Ravestel, nonostante sia già promesso ad altra donna.
Le drammatiche conseguenze di questo amore proibito e impossibile sono al centro di un’opera dove soggetto, musica e drammaturgia consentono a Bellini di sperimentare soluzioni compositive nuove, come uno stile vocale declamatorio e ricco di pathos.
La Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze si prepara a festeggiare i suoi primi sessant’anni (1959 – 2019) con una serie di rinnovate partnership di alto livello, tra cui quelle con AXA XL Art & Lifestyle e Fondazione CR Firenze, e nuove come con il Maggio Musicale Fiorentino, una delle istituzioni della città più rinomate e apprezzate al mondo, al fine di accrescere l'immagine e la percezione della manifestazione presso il pubblico nazionale ed internazionale. Grazie a questo nuovo sodalizio, durante il periodo della Mostra presso il foyer del Teatro del Maggio, sarà possibile ammirare una selezione di foto storiche dell’archivio BIAF che racconterà la Mostra dal 1959 sino ai giorni nostri.
Questi inediti scatti, che escono solo ora dagli archivi della Biennale grazie alla meticolosa ricerca e selezione di Bruno Botticelli, sono immagini spesso “rubate” ai molti visitatori eccellenti: dalla sorridente Sophia Loren ad Ava Gardner che si difende dal paparazzo che la infastidisce, sino ai ritratti più istituzionali di Presidenti e personaggi pubblici che si aggirano per gli stand in maniera solenne.
Ma soprattutto loro: gli Antiquari veri protagonisti della situazione. Una serie di fotografie li ritrae in improbabili costumi d'epoca durante le favolose feste organizzate nei mitici anni Sessanta, testimonianza del coté giocoso di una stagione serena. Fino ad arrivare alle ultime edizioni con l’apertura al contemporaneo e ad artisti vere star dei giorni d’oggi come Jeff Koons e Urs Fischer, immortalati insieme a Fabrizio Moretti, attuale segretario generale della BIAF. La partnership con il Maggio Musicale Fiorentino prevede anche la possibilità, per tutti i partecipanti alla Mostra, di assistere agli spettacoli in calendario al Teatro del Maggio nella settimana della Biennale (La traviata e il dittico Pagliacci/Noi, due quattro…), a condizioni agevolate.