Il clima sta cambiando il settore rurale

Coldiretti Siena: “Castagne, qualità ottima”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 ottobre 2017 18:49
Il clima sta cambiando il settore rurale

Un’annata agricola davvero particolare come quella in corso, fortemente condizionata dall’andamento climatico, mette di fronte ad approfondite riflessioni. In sintesi è necessario “Ripensare l’agricoltura” che è il titolo di prima pagina del numero di ottobre 2017 di Dimensione Agricoltura – il mensile della Cia Toscana – in uscita distribuito in 22 mila copie e disponibile online. Primo piano dedicato al convegno sull’acqua di Grosseto - che si è svolto nei giorni scorsi – e che mette a nudo i problemi creati dalla siccità.

Servono progetti e che le risorse siano meglio utilizzate. L’analisi del presidente dell’Accademia dei Georgofili, Giampiero Maracchi - in esclusiva su Dimensione Agricoltura -, spiega che i cambiamenti climatici già in atto porteranno il settore a fare delle scelte precise. Intanto dal 2000 in Toscana si sono già avuti 20 eventi con piogge superiori a 200 millimetri. «Per ciascun settore produttivo - ha scritto Maracchi - dalla viticoltura, alla cerealicoltura, dall’allevamento alle colture industriali è necessario analizzare alla luce dei nuovi scenari climatici quali sono gli interventi da programmare». Nelle 24 pagine il nuovo bando 2017 dei Progetti integrati di Filiera, il commento di Paolo De Castro sulle novità Pac da Bruxelles ed il commento del direttore Cia Toscana Giordano Pascucci, sui nodi del settore.

Periodo di castagne, che sono già arrivate sui banchi di negozi e nei mercati. In provincia di Siena, come in tutta la Toscana stanno per prendere il via eventi e sagre per festeggiare quello che un tempo veniva definito “pane dei poveri” ed oggi è un frutto pregiato. La Toscana è una regione ricca di boschi con 1.055.000 ettari, pari al 47% del territorio regionale, in prevalenza di cerro (240.000 ettari) e poi quelli a prevalenza di castagno sono i più diffusi (177.000 ettari). La Toscana è saldamente al quarto posto nella produzione nazionale di castagne con il 10% dopo Campania, Calabria e Lazio.

Lo stato della castanicoltura toscana e senese è buono: dopo cinque anni di guerra, l’eroico antagonista torymus sinensi ha praticamente sconfitto il cinipide galligeno, killer che ha fatto strage di castagne, negli anni scorsi. Sul Monte Amiata come nelle altre aree toscane le castagne sono tornate per la felicità degli appassionati.“Con le gelate primaverili e la siccità estiva e la presenza degli ungulati la produzione di marroni e castagne quest’anno registra un calo del 40%, ma la qualità sarà ovunque di ottimo livello – è il commento di Coldiretti – con quotazioni in aumento: dai 4.5 ai 5.5 euro al kg all’ingrosso fino ad arrivare a 7 euro al kg al consumatore finale.

E’ ormai un ricordo l’annus horribilis 2014, quando si è toccato il minimo storico dall’Unità d’Italia”. La lotta al cinipide si è dimostrata adeguata e “dopo gli anni orribili con la produzione che si è progressivamente ridotta fino all’azzeramento, i primi segnali sono incoraggianti anche se sono lontani i bei tempi in cui i castagneti da frutto della Toscana regalavano fino 24 mila tonnellate fra marroni e castagne. Se il cinipide non fa più paura sono invece gli ungulati ad arrecare danno a questa produzione messa a dura prova anche dalla mancanza di acqua".Il castagno riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico.

La bellezza dei boschi, con castagni spesso centenari, rende fruibili tali luoghi anche per scopi turistici e di svago con l’habitat che risulta fondamentale per la selvaggina, per la produzione del caratteristico miele e per la raccolta dei funghi e dei piccoli frutti. Nel suo complesso, il comparto ha altresì una rilevanza economica notevole in Toscana: su di una superficie di 33.000 ettari, di cui 16.000 ettari coltivati con castagni da frutto, si ottengono quasi 200 mila quintali di castagne per una PLV media annua di oltre 90 milioni di euro.

“Non bisogna però abbassare la guardia perché è sempre alto il rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dall’Albania. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori”. Un modo per tutelare l’alta qualità della produzione made in Italy che conta ben quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno dei quali ben cinque si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana DOP e la Farina di Castagne della Lunigiana DOP.

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