Amleto, incomprensioni all'Hotel du Nord

Potrebbe sembrare un gioco dell’immaginazione astruso e gratuito. Ma non è così.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 gennaio 2014 16:02
Amleto, incomprensioni all'Hotel du Nord

Hotel du Nord è il titolo di un film di Marcel Carné degli anni Trenta. E nell'albergo che dava il titolo a quel classico del cinema, Sepe trapianta i personaggi di Shakespeare: una famiglia danese perseguitata dai nazisti e rifugiatasi in Francia. Potrebbe sembrare un gioco dell’immaginazione astruso e gratuito. Ma non è così. Il pretesto consente a Sepe di ricreare con maestria l’atmosfera di quell'ambiente, caldo di umanità, ma anche carico, nello spettacolo, del dramma della guerra.

E poi, a contrasto con il realismo del contesto, inventa un Amleto portatore di una sua originale verità esistenziale, una specie di marionetta, un Pinocchio, che attraversa tragedie storiche e familiari così come drammi d’amore, restando imperturbabile, mantenendo l’inalterabile buon umore di un eterno fanciullo. Forse è un idiota, o forse è un puro. O forse è un asceta, distante da tutte le cose del mondo, belle o brutte che siano. Se l’Amleto di Shakespeare dice: “Essere o non essere”, l’Amletò di Sepe potrebbe dire, come si legge in un film di Pasolini: “Essere vivi o essere morti è la stessa cosa”.

“Si poteva immaginare la tragedia del principino danese, angustiato e depresso, narrata nella Francia del 1939? La famiglia di Elsinore, in viaggio, che approda a Parigi e prende posto nell’hotel sul canale di Saint-Martin, così piena d’umido che non faceva rimpiangere i freddi della gelida Danimarca? Dubbia reputazione avevano gli avventori di quell’albergo alla buona che ospitava ebrei in fuga dalla Germania nazista, esiliati politici, prostitute e protettori, poeti e adolescenti col complesso edipico.

La storia di Amleto come narrata da "I Parenti Terribili", piena di tradimenti e gelosie, rimpianti e vendette, morti violente e valzer musette, amori inconfessabili e strane apparizioni… Laerte dice alla sorella Ofelia di non innamorarsi di un ipocondriaco visionario, Amleto che sogna la morte del padre a cui aveva 'concesso' di amare la madre Gertrude, suo unico amore: ma che Ofelia e Ofelia… egli amava la madre e basta! La spiava mentre indossava le sue calze di seta, ricordava i balli sulla terrazza di notte, appena schiariti da un filare di lampadine colorate, guardava le foto del suo bellissimo battesimo tutto di voile bianco, e la partenza del padre per la guerra, vero eroe, ripagato ,ahimè, con il tradimento e la morte infertagli dal fratello appena rimesso piede sul suolo natìo.

A quella morte Amleto reagì malissimo, girava per le stanze e le strade della città con l’ingrandimento della foto del padre, come fosse un novello San Luigi. Hotel du nord: gente che va e gente che sparisce, improvvisi duelli mortali tra contendenti amorosi, sicari maldestri, morti accidentali, e sogni tanti sogni. Letti d’amore e di morte che vagolano nella sera d’estate al chiaro di luna al suono delle voci di Arletty, Josephine Baker e di Marguerite Boulè che è più nota come Fréhel.

Canzoni d’amore e di disperazione, che Amleto soffre e vive sullo sfondo di una società impazzita, che corre e balla, e che sta per svanire sotto i colpi di una guerra sanguinaria. Ama la madre che ama il fratello del marito ucciso… Claudio! Piccolo despota, ignorante e donnaiolo, che canticchia: "Où sont mes amants", e che tradisce Gertrude, senza pietà. Essere o non essere… l’uomo del destino, colui che vendicherà non solo il padre ucciso a tradimento, ma soprattutto il suo amore per Gertrude, incauta madre, incauta moglie e forse, inconsapevole assassina.

Tutto troverà la sua risposta nella festa mascherata organizzata nell’Hotel du Nord… forse! La guerra che scoppia alla fine dello spettacolo svuoterà di colpo l’albergo, mentre Amleto, solo, si aggirerà tra valigie e maschere abbandonate in terra, alla rinfusa, come dei corpi senza più vita.” Giancarlo Sepe Questo Amleto di Sepe nasce da un forte riferimento al cinema francese (Truffaut, Rohmer, Chabrol, ecc.), dai maestri del realismo poetico francese, Marcel Carnè, Prevert, Trauner da scenografo, e dal poeta Cocteau, senza però dimenticare l’avanguardia storica del primo ‘900 di Vitrac e Jarry, più volte portata in scena dal regista.

Diventa pertanto necessaria una nuova lingua, di assonanza “francese” ma inventata, un Grammelot in bocca ai personaggi in un gioco di fonìe divertenti e drammatiche. Se la tragedia passa di mano dalla Danimarca alla Francia, allora così dev'essere: Amleto diventa AMLETO'. TEATRO FABBRICONE PRATO da giovedì 16 a domenica 19 gennaio feriali ore 21; festivo ore 16 prezzi: da 17 a 7 euro info: 0574 608550/biglietteria 0574 608501 AMLETÒ (gravi incomprensioni all’Hotel du Nord) regia Giancarlo Sepe con Daniele Biagini, Manuel D’Amario, Elena Fazio, Teresa Federico,Yaser Mohamed, Mauro Racanati, Federica Stefanelli, Guido Targetti scene e costumi Carlo De Marino, Matteo Zenardi musiche a cura di Davide Mastrogiovanni in collaborazione con Harmonia Team luci Guido Pizzuti produzione Teatro La Comunità sabato 18 gennaio, dopo lo spettacolo INCONTRO CON LA COMPAGNIA coordina il critico teatrale Gabriele Rizza

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