Mattia Corvino e Firenze

Il rinnovamento “rinascimentale” della corte ungherese e la Firenze di Lorenzo il Magnifico.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 ottobre 2013 13:15
Mattia Corvino e Firenze

La mostra “Mattia Corvino e Firenze. Arte e umanesimo alla corte del re di Ungheria”, inaugurata al Museo di San Marco si pone l’obiettivo di delineare un panorama sulla capacità di penetrazione e di diffusione della cultura fiorentina in territorio ungherese, tramite gli umanisti e gli artisti, e sul suo utilizzo per costruire una rappresentazione celebrativa del re ungherese, che voleva raggiungere una posizione egemonica in Europa e porsi agli occhi degli altri potenti come il principale difensore della Cristianità contro il pericolo ottomano. Pertanto, dopo aver tratteggiato l’ambiente culturale in cui si collocano la vicenda biografica e la formazione culturale di Mattia Corvino, la mostra cerca di ricostruire, attraverso l’esposizione di opere di artisti fiorentini appartenute o donate al re ungherese e di artisti ungheresi influenzati dai fiorentini, i contatti di quest’ultimo con Firenze. Il fascino esercitato dall’arte fiorentina e dal gusto mediceo e gli stretti rapporti che legarono Buda a Firenze e Mattia a Lorenzo trova la più evidente manifestazione nell’esposizione del prezioso Drappo del trono di re Mattia Corvino, uscito dalla bottega di Antonio del Pollaiolo.

Il manufatto riassume in sé l’amore per i motivi classicheggianti allora in voga a Firenze, la presentazione di tipologie compositive elaborate dai maggiori artisti fiorentini del tempo e la straordinaria abilità nell’arte tessile raggiunta dalle manifatture locali. La mostra è dunque occasione anche per rilevare come Firenze, nella seconda metà del Quattrocento, attraverso i suoi artisti, fosse capace di divulgare presso sedi importanti come la corte ungherese, un’immagine di città all’avanguardia sul piano culturale e manifatturiero.

Immagine, assai proficua anche sul piano economico, che Lorenzo il Magnifico contribuì molto a creare e a diffondere, stimolando e arricchendo con le opere della sua collezione le conoscenze dell’Antichità negli artisti della sua cerchia e inviando molti di loro presso altri mecenati. La scelta di San Marco non è casuale, dato il ruolo ricoperto nello sviluppo della cultura umanistica dalla Biblioteca domenicana, nel cui ambiente monumentale la mostra sarà allestita. Costruita per volere di Cosimo de' Medici nel 1444 e arricchita della straordinaria raccolta di testi appartenuti all'umanista Niccolò Niccoli, fu la prima biblioteca "pubblica" del Rinascimento. L'obiettivo della mostra consiste nel tentativo di ricostruire alcuni contatti importanti per le scelte culturali e artistiche condotte dalla corte ungherese.

Di conseguenza sono tratteggiate le tendenze del gusto del re, mettendole in rapporto con lo scenario fiorentino a lui contemporaneo, e sono individuate le possibili influenze esercitate da Lorenzo il Magnifico e dalla cerchia d’intellettuali e artisti che gravitava intorno a lui, confrontando alcune realtà parallele. Attraverso opere di varia tipologia - pittura, scultura, ceramica, miniatura conservate in vari musei di Europa e di Oltreoceano, l'esposizione del Museo di San Marco vuole dimostrare come l'umanesimo ungherese affondi le sue radici in Italia, e come, in ambito artistico, sia stata decisiva la diffusione dello stile rinascimentale fiorentino.

Un'eredità culturale rimasta fino ad oggi alla base della cultura ungherese. Alessandro Lazzeri

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