Biblioteca Mondiale Digitale: 100.000 documenti entro i prossimi 3 anni

Alla Conferenza internazionale a Firenze il direttore John Van Oudenarden. Attualmente vi collaborano 165 istituzioni di 77 Paesi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 dicembre 2012 22:44
Biblioteca Mondiale Digitale: 100.000 documenti entro i prossimi 3 anni

‘’Spero proprio che la Biblioteca Mondiale Digitale (World Digital Library) possa arrivare a raccogliere 100.000 documenti entro i prossimi tre anni, sarebbe davvero un bel risultato’’. Lo ha affermato il Direttore dell’ambizioso progetto, John Van Oudenarden, incontrando stamani la stampa nell’ambito della Conferenza internazionale sulle memorie digitali nel settore dei beni culturali, intitolata “Trusted Digital Repositories & Trusted Professionals” (‘Affidabilità degli archivi digitali’), che si svolge fino a domani all’Auditorium di Sant’Apollonia (Via san Gallo 25/a).

La manifestazione è promossa, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, dalla Fondazione Rinascimento Digitale (FRD) dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, assieme al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e alla Library of Congress, la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, considerata la più importante istituzione culturale del pianeta, e con la con la collaborazione di prestigiose istituzioni italiane e straniere. Lo studioso ha ricordato che questa biblioteca multilingua e multiculturale è progettata e gestita dalla Library of Congress con il patrocinio dell’UNESCO ed è fruibile gratuitamente on line.

‘’Quando nel 2009 il sito è stato aperto – ha spiegato – i documenti fruibili erano 1.200 tra mappe, testi, fotografie, registrazioni e filmati di tutti i tempi; oggi sono oltre 7.000 in 320 mila file provenienti da 165 istituzioni di 77 Paesi. I visitatori/mese sono mediamente 420 mila. Uno dei valori dell’operazione non risiede tanto nella quantità dei documenti raccolti, quanto nel desiderio di valorizzare le identità culturali di ciascuna delle aree di civiltà del pianeta, restituendo loro anche il proprio patrimonio di conoscenza che, in alcuni casi e per ragioni storiche, è disperso tra Paesi diversi e che, seppur virtualmente, torna nel luogo di provenienza’’.

I documenti, forniti dalle istituzioni che decidono di aderire al progetto e ne condividono le regole e gli scopi, sono catalogati in maniera omogenea e facilmente consultabili e sono inseriti nella loro lingua originale. Le spiegazioni sono invece nelle sei lingue ufficiali dell’ONU (arabo, cinese, inglese, francese, russo, spagnolo) e in portoghese. ‘’Mi auguro che presto – ha osservato il direttore, che è intervenuto assieme al Presidente della Fondazione Rinascimento Digitale Paolo Galluzzi – possa essere aggiunta anche la lingua italiana’’. Tra i reperti più preziosi, la più antica memoria conservata fino ad oggi della Battaglia di Montaperti (combattuta nel 1260 tra guelfi e ghibellini), copie manoscritte di testi di Ovidio che risalgono a quasi 1000 anni fa, una straordinaria collezione di bibbie di tutto il mondo, alcuni codici precedenti la scoperta dell’America e le prime mappe disegnate da Diego Gutiérrez per il re di Spagna nel 1562, il Hyakumanto darani, documento giapponese dell’anno 764 e considerato il primo testo stampato della storia.

Sono consultabili anche le Costituzioni di numerosi Paesi; il diario di uno studioso veneziano che accompagnò Magellano nel suo viaggio attorno al mondo; l’originale delle "Favole" di Lafontaine e alcuni dipinti rupestri africani di 8.000 anni fa. La documentazione italiana proviene dalle principali biblioteche del Paese a cominciare dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Due regioni del mondo sono particolarmente ben rappresentate: l’America Latina e il Medio Oriente. ‘’Sono gli Stati, attraverso le loro massime istituzioni – ha aggiunto Van Oudenarden – a selezionare i ‘tesori’ più significativi della propria cultura da trasferire sulla rete e vorremmo che tutte le Nazioni della terra aderissero a questa straordinaria avventura.

Purtroppo ci sono alcune Nazioni che hanno difficoltà di carattere tecnico, oltre che politico, a collaborare al progetto’’.

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