Champion, ombre di crisi sulla ditta di Scandicci?

Calò e Verdi: "Precarizzazione tutta giocata sulla pelle dei lavoratori". Marco Cordone chiede la salvaguardia dei posti di lavoro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 febbraio 2012 16:21
Champion, ombre di crisi sulla ditta di Scandicci?

Champions Europe, affermata azienda nel settore dell’abbigliamento sportivo e radicata nel sistema moda di Scandicci, nell'area ex Superpila, avvia la delocalizzazione delle attività. Per i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista si tratta di "una decisione grave che colpisce duramente i lavoratori e l’occupazione". L’azienda "non ha mai brillato né sul piano della trasparenza gestionale né su quello della responsabilità sociale". Una decisione annunciata anni fa "con i primi licenziamenti e non adeguatamente contrastata dalle Amministrazioni Locali".

I primi a partire "sono il reparto della logistica amministrativa e i tecnici dei tessuti: chi saranno i prossimi. Una precarizzazione tutta giocata sulla pelle dei lavoratori". Rifondazione Comunista esprime solidarietà ai lavoratori e chiede alla Provincia di Firenze di "contrastare il profilo assunto dalla proprietà" e di tutelare e sostenere i lavoratori. Presentata in Provincia una domanda d'attualità. "Apprendiamo dalle cronache locali che un’azienda affermata nello sportswear e pienamente inserita e radicata nel sistema moda di Scandicci, nell'area ex Superpila, avvia la delocalizzazione delle attività nella sede centrale che si trova in provincia di Modena.

Una decisione grave e inopportuna che mette a serio rischio la tenuta dei livelli occupazionali e gli assetti produttivi di un territorio già colpito duramente da una progressiva desertificazione di imprese proprio in uno dei settori come quello della moda che è un volano dell’economia scandiccese. La crisi di questa azienda parte da lontano, quando improvvisamente nel 2010, a fronte di una crisi economica e di mercato, e di una perdita di commesse sull’abbigliamento sportivo avviò le prime procedure di mobilità, scaricando le sue difficoltà solo sul costo del lavoro e sull’occupazione, allora furono colpiti 23 lavoratori.

Successivamente ai primi tagli e alle prime contrazioni occupazionali, sembrava che la proprietà avesse l’intenzione di rilanciare il sito di Scandicci se non che “…nel novembre scorso ai dipendenti fu annunciata per lettera il trasferimento dell'intero reparto, dalla logistica all'amministrazione, in Emilia Romagna. La stessa lettera, ai primi di febbraio è stata recapitata ai tecnici dei tessuti…”. Dunque le rassicurazioni date dalla società negli anni scorsi celavano solo la necessità di attivare un processo di smantellamento senza che qualcuno potesse interferire.

Oggi che le decisioni sono state prese e che il processo “di trasferimento delle attività”sembra irreversibile i riflettori tornano ad accendersi verso una azienda che non ha brillato né sul piano della trasparenza né tanto meno su quello della responsabilità sociale. In questo caso l’azienda non licenzia ma invita i lavoratori a seguirla “…a più di 150 chilometri da Firenze, ogni santo giorno, magari trasferendosi su due piedi…” una modalità molto fine per attivare gli auto licenziamenti.

E infatti “…molti stanno mollando, soprattutto donne giovani e neomamme, che pur dopo anni di fedeltà al posto di lavoro, si sono trovate costrette a rinunciare al trasferimento e licenziarsi. Ora c'è ansia tra gli altri lavoratori, che aspettano di sapere chi sarà il prossimo a ricevere la lettera di trasferimento….”. Nel 2010, quando furono annunciati i 23 licenziamenti nello stabilimento di Scandicci avevamo invitato la Provincia di Firenze e il Comune stesso ad attivarsi verso la proprietà al fine di contrastare licenziamenti, precarizzazione e desertificazione produttiva e a stabilire un tavolo di confronto al fine di salvaguardare l’occupazione e scongiurare la dismissione di un’azienda che a Scandicci risultava essere il cuore pulsante di un sistema moda molto accreditato.

Da quel momento poco abbiamo saputo su quanto stava avvenendo in quell’area e che doveva essere senza alcun indugio tenuta sotto osservazione da parte delle Istituzioni proprio perché il profilo scelto dalla Champion Europe non era dei migliori . Quindi la delocalizzazione e il pesante prezzo pagato dai lavoratori in termini di occupazione e lavoro era stata annunciata, era prevedibile e ci chiediamo se è stata sufficientemente contrastata non tanto a livello sindacale ma sul piano politico e istituzionale di chi amministra e governa.

Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista nell’esprimere la piena solidarietà ai lavoratori della Champion Europe, interessati da una pesante delocalizzazione di attività e coinvolti in una insostenibile precarizzazione occupazionale e salariale, chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire su quanto sta avvenendo nello stabilimento di Scandicci sul versante delle attività produttive, sull’occupazione e diritti dei lavoratori.

Altresì chiediamo di sapere se la Provincia di Firenze è stata interessata dai sindacati sulla vicenda del trasferimento delle attività produttive in Emilia Romagna e se a partire dal 2010, ovvero dai primi licenziamenti, si sono mai avuti contatti istituzionali con la proprietà così come allora fu richiesto anche dai sindacati. Infine vista l’insostenibilità sociale della strategia attivata dalla società e dal basso profilo adottato sul piano delle relazioni e sui diritti chiediamo di sapere cosa intende fare la Provincia di Firenze unitamente al Comune di Scandicci per salvaguardare l’occupazione, il salario e i redditi dei lavoratori della Champions". Marco Cordone, consigliere provinciale della Lega Nord, interviene sul probabile trasferimento dello stabilimento di Scandicci nel modenese e la crisi occupazionale che ne deriverebbe, interrogando, con una domanda d'attualità, la Provincia di Firenze "ai fini di un suo intervento per la salvaguardia dei posti di lavoro". "Considerato che: da notizie di stampa locale abbiamo appreso che secondo le maestranze dell'azienda Champions di Scandicci la proprietà della suddetta azienda avrebbe scelto a causa soprattutto dell'attuale crisi economica, di trasferire tutte le attività che si svolgono nello stabilimento di Scandicci presso la sede centrale in provincia di Modena, tale cambiamento non può che creare disagi per i cinquanta addetti della zona dato che dovrebbero andare a lavorare ogni giorno a circa 150 chilometri da Firenze oppure trasferirsi; questa situazione sta costringendo diversi lavoratori che vivono particolari condizioni di famiglia a rinunciare al trasferimento ed a licenziarsi, lavoratori che sono in gran parte donne che si trovano ad iscrivere i propri figli all'asilo, a pagare il mutuo per la casa appena acquistata o a far fronte ai tanti impegni di un momento difficile per tutti senza neanche avere il diritto di sapere “il giorno prima” quale sarà il loro futuro, dato che le prime lettere di trasferimento sono del novembre 2011 cui sono seguite altre lettere nei primi giorni del corrente febbraio; il comparto moda è il settore produttivo che regge l'economia di Scandicci ed il trasferimento della Champions in provincia di Modena costituirebbe un segnale negativo per l'economia del secondo comune della Provincia di Firenze; - alla luce di quanto esposto in narrativa che cosa possa fare questa Amministrazione, anche in collaborazione con altri livelli Istituzionali, per far rimanere la progettazione dei campionari dell'azienda Champions nell'ex area Superpila a Scandicci e salvaguardare così numerosi posti di lavoro".

Sulla vertenza Champions Europe, domanda d'attualità della consigliera provinciale del Pdl Erica Franchi. Di seguito il testo del documento. "Il sottoscritto consigliere provinciale premesso che la Champion Europe Srl di Scandicci, è una ditta di abbigliamento sportivo nata a New York nel 1919 ed oggi leader in 60 paesi in Europa, Africa e Medioriente con 200 negozi, che il gruppo, formato da 4 aziende, ha tre sedi ove sono impegnati 800 dipendenti, e che a Scandicci opera il centro design con l’ideazione dei prototipi ed è, quindi, la sede dove è presente il cervello del gruppo.

Ricordato che la Champion lo scorso 22 gennaio 2010 aveva aperto una procedura di mobilità per 57 addetti, 23 dei quali operano nella sede di Scandicci, motivando la richiesta di mobilità con la crisi dell’abbigliamento sportivo e la conseguente perdita di importanti commesse, a cominciare dall’esclusiva che l’azienda aveva con la Lega professionistica di basket statunitense. Avuto notizia che l’azienda sarebbe in procinto di riportare il centro di progettazione dei campionari del brand di abbigliamento sportivo, all’interno della sede centrale che si trova in provincia di Modena.

Tale ipotesi sarebbe confermata da una comunicazione che l’Azienda ha notificato ai dipendenti lo scorso novembre 2011, a mezzo della quale è stato annunciato il trasferimento dell’intero reparto, dalla logistica all’amministrazione, in Emilia Romagna, cambiamento che, se attuato, potrebbe creare notevoli disagi per i cinquanta addetti che sono della zona; Dato atto che nel 2011 era andato a scadenza l’affitto della sede di Scandicci, e che l’azienda aveva comunque rassicurato i sindacati circa la permanenza a Scandicci anche in considerazione della rilevanza di Firenze nel campo della moda.

Considerato che il personale dell’azienda sia in maggioranza costituito da donne e che gran parte delle stesse, giovani donne e neomamme, si troverebbero costrette per ragioni di organizzazione di vita quotidiana a rinunciare all’ipotesi del trasferimento, vivendo comunque il difficile momento in un clima di incertezza e ansia per il loro futuro lavorativo; Preso atto come Scandicci, negli ultimi anni, abbia pian piano subìto un abbandono da parte di molte aziende e che attualmente il comparto moda costituisca lo zoccolo duro della produttività cittadina; per quanto sopra esposto, chiede - di sapere quali notizie l’Amministrazione Provinciale possieda in merito alla situazione economica attuale dell’Azienda Champion Srl ed al suo paventato trasferimento di sede; - quali provvedimenti intenda porre in essere l’Amministrazione Provinciale per tutelare i lavoratori".

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