Matteo Renzi è diventato un Elefante

E dire che è il sindaco più in auge del momento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 luglio 2011 21:21
Matteo Renzi è diventato un Elefante

di Cristiano Lucchi Avete presente “Non pensare all’elefante”, quel bel libro di George Lakoff pubblicato in Italia da Fusi Orari? Teorizza la forza della cornice di senso, del frame e della metafora, nella comunicazione politica. Teoria che torna d’attualità per un errore in cui è incorsa l’agenzia Ansa martedì pomeriggio quando ha titolato “Sindaco di Firenze a Enel Green Power, portate sede in Toscana” quando invece a parlare era stato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.

Errore risolto in pochi minuti con l’apparizione del corretto “Presidente Toscana a Enel Green Power, portate sede da noi”. Matteo Renzi, il sindaco più in auge del momento, ama dichiarare su tutto, tirare fuori cose improbabili (rifare da zero la facciata progettata da Michelangelo della chiesa di san Lorenzo, quella odierna), dire una cosa per negarla in seguito, ed è amato dai quei media che si accontentano di un titolo senza approfondire la realtà delle cose. Il suo stile di comunicazione fondato sul rapporto personale con i cittadini attraverso i media sociali e sulla scarsa capacità di memoria delle persone sta funzionando.

Il “rottamatore della vecchia politica” per eccellenza sta rottamando anche il quarto potere che rinuncia sostanzialmente al ruolo originario di controllo per accompagnare docilmente la sua carriera politica verso i più generosi lidi nazionali. Strada già semplice per assenza conclamata di politici all’altezza della situazione. Esempio uno: Renzi dichiara che il suo Piano strutturale è a Volumi zero. Tutti lo scrivono e lo riscrivono acriticamente, senza fare i conti delle volumetrie.

Quando la parte più attiva della cittadinanza e l’opposizione di perUnaltracittà confuta questo dato, il nostro emula Angelino Alfano quando dichiara che le intercettazioni costerebbero un miliardo di euro l’anno (dato reale 268 milioni nel 2009) e spara la cifra di 500 milioni in presunte penali per rinegoziare i diritti pregressi di chi vuol costruire. Mai dato fu più falso, ma tant’è. Il dovere del giornalista di verificare la composizione del mezzo miliardo è rimosso. Esempio due: Renzi dichiara sulle Province che “Serve una riorganizzazione dello Stato: si possono anche abolire, ma i risparmi sarebbero irrisori.

Dire che si risolve il problema dei costi della politica cancellandole, come ha fatto Berlusconi, è un facile spot demagogico”. Era il 2008 e faceva il presidente della Provincia. Al riaprirsi del dibattito pochi giorni fa, non ricoprendo più quel ruolo, afferma “Io avevo proposto di abolire le Province anche quando ero presidente, ma non era tema di moda”. Esempio tre: Renzi dichiara di essere contro il progetto di sottoattraversamento dell’Alta velocità fiorentina.

Eppure lo ha sottoscritto tale e quale nei panni di presidente della Provincia (tra il 2004 e il 2009) e si appresta a firmare l’atto finale il 3 agosto prossimo. La stampa lo descrive, senza eccezioni e tra mille distinguo, come contrario al progetto, eroe di quei cittadini che si sono accorti che l’Alta velocità così come progettata è dannosa, costosa e soprattutto inutile. Il sindaco è riuscito – grazie alla sua strategia comunicativa “della distrazione” – ad avere contemporaneamente la botte piena e la moglie ubriaca: tranquillizza i costruttori da una parte e fa bella figura con i fiorentini che avversano il progetto. Fermiamoci qui per ora.

Ma torniamo a quel giornalista dell’Ansa che si è trovato inconsapevolmente in quel “frame” in cui si è trasformata l’agenda politica fiorentina dopo l’avvento del sindaco giovane. “Si parla di energia verde? C’entrerà Renzi, no?”. “Un vantaggio per il nostro territorio? Sì, è proprio Renzi che parla!” Ed ecco che nasce l’errore. Se un presidente di Regione parla e diventa automaticamente il Sindaco di Firenze è perché a volte il nostro cervello fa brutti scherzi, soprattutto quando è esposto ad attacchi quotidiani.

E se gli dico non pensare all’elefante lui che fa? Resta immobile sull’imponente massa rosa con la proboscide che mi guarda fisso negli occhi.

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