Rapporto IRPET, ripresa debole e disomogenea. Rossi: ''Serve investire''

Presentato il rapporto IRPET-Unioncamere Toscana "La situazione economica della Toscana. Consuntivo anno 2010. Previsioni 2011-2012". Il presidente della Regione commenta i dati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 giugno 2011 14:40
Rapporto IRPET, ripresa debole e disomogenea. Rossi: ''Serve investire''

''E' chiaro che la ripresa del manifatturiero e del turismo da sola non riesce in Toscana a far fronte al problema dell'occupazione e che sara' cosi' anche nei prossimi anni. Ma non credo di fare un torto alla terzieta' dell'Irpet se chiedo di capire meglio e di approfondire le analisi sulla performance del nostro manifatturiero. A che cosa si deve l'aumento della produttivita' che i ricercatori segnalano? Quanto e' dovuto agli investimenti per l'ammodernamento e le nuove tecnologie? Un recupero della produttivita' basato solo sulla forza lavoro non garantisce una vera competitivita'.

Se le risorse rifluiscono nella rendita la ripresa del manifatturiero non avra' un lungo respiro. Di questo dobbiamo discutere, faccia a faccia, con gli imprenditori e con le forze sociali¡''. Cosi' il presidente Enrico Rossi ha commentato alcuni passaggi del documento ''Consuntivo 2011-Previsioni 2011-2012'' presentato oggi dall'Irpet a Villa La Quiete alle Montalve di Firenze. ''L'anno scorso la Regione - ha proseguito Rossi - ha dimostrato serieta', ha proposto una finanziaria di recupero, di razionalizzazione, di lotta agli sprechi, quest'anno faremo una finanziaria per lo sviluppo.

A questo e' rivolto tutto il nostro PRS, ma la responsabilita' di far fronte alla crisi chiama in causa tutti i soggetti, anche il capitale privato''. Contestando i terorici della ''decrescita felice'' (''Se mai ora siamo in una fase di crescita infelice - ha detto il presidente - durante la quale e' sempre difficile la redistribuzione della ricchezza'') Rossi ha ricordato le drammatiche cifre relative all'occupazione: 100mila disoccupati, 35mila cassintegrati, altre 40mila senza lavoro nel prossimo futuro come effetto dei tagli sulla spesa pubblica, piu' la disoccupazione nascosta e l'inferno degli scoraggiati''.

''Davanti a questo scenario - ha proseguito -dobbiamo preoccuparci per la coesione sociale nella nostra regione. La nostra ossessione deve essere il lavoro''. Il presidente Rossi ha richiamato la necessita' di agire con un ''doppio passo''; partecipare e discutere tutto quello che si andra' a decidere a livello nazionale e nello stesso tempo ''avere una nostra politica, che indichi la nostra risposta alla crisi, facendo cose che finora non sono state fatte e superando corporativismo, chiusure, municipalismo e tribalismo territoriale''. Il presidente Rossi ha ripreso i temi dell'ammodernamento infrastrutturale, da realizzare anche con capitali privati, della chiusura delle filiere produttive attraverso investimenti per lo smaltimento dei rifiuti, delle fonti energetiche come la geotermia, delle nuove forme di gestione e delle nuove forme di compartecipazione e auto-organizzazione dei servizi.

''Sono certo che la societa' toscana - ha concluso - e' disponibile a stare in sintonia con le istituzioni''. Sul Rapporto Irpet è intervenuto anche Fabio Banti, Presidente Confartigianato Imprese della Toscana: "Al di là dei timidi segnali di ripresa che il rapporto Irpet lascia intuire per alcuni settori della nostra economia, ciò che ci rincuora maggiormente sono le parole del Presidente Rossi che giudica il rilancio del manifatturiero una “scommessa giusta”. Condividiamo le preoccupazioni del Presidente della Regione e ribadiamo ancora una volta la necessità di puntare sulle piccole e medie imprese che da sempre sono la colonna portante dell’economia toscana. Nonostante i periodi bui tanti imprenditori toscani lottano quotidianamente per non tirare “giù il bandone”, assicurando così una speranza per il futuro anche per decine di migliaia di lavoratori. C’è bisogno di uno sforzo congiunto per uscire dall’impasse ed evitare quei rischi paventati dal governatore, in questo senso spero in una grande attenzione per le Pmi anche del mondo del credito". Una ripresa nel 2010 indubbiamente c'e' stata (+0,9% di crescita del PIL) ed e' un segnale incoraggiante per la capacita' di reazione mostrata dal sistema economico toscano, tuttavia essa e' stata alquanto disomogenea, guidata dal settore manifatturiero e, in particolare, da quelle imprese orientate all'export che hanno saputo intercettare la domanda internazionale tornata a crescere.

Una ripresa asimmetrica dunque, come l'hanno definita i ricercatori IRPET e Unioncamere nel rapporto ''La situazione economica della Toscana. Consuntivo anno 2010. Previsioni 2011-2012'', che presenta ancora molti elementi di fragilita' e che soprattutto non riesce a creare occupazione. Se e' probabile che laToscana, secondo gli ultimi dati ISTAT, abbia subito meno del resto d'Italia la crisi del 2008-2009, e' altresi' vero che e' ripartita ad una velocita' piu' bassa rispetto alle aree piu' forti del Paese, in particolare il Nord Est. Una ripresa asimmetrica perche' non ha coinvolto tutto il sistema produttivo toscano, ma principalmente il settore manifatturiero ed anche questo in modo particolarmente disomogeneo.

Un comparto che ha maggiormente risentito del calo della domanda mondiale, ma che ha anche reagito per primo una volta che questa e' tornata a crescere. Gli altri settori hanno infatti dato un contributo basso se non negativo al sistema regionale, spiega lo studio. All'interno del manifatturiero sono state poi le imprese esportatrici le vere protagoniste della ripresa (+6,6% la produzione), mentre le non esportatrici hanno visto ridursi ulteriormente i propri livelli di attivita' (-2,1% rispetto al 2009). Si tratta pero' di un gruppo di imprese la cui massa critica si e' indebolita negli ultimi anni e, come avvertono gli economisti Unioncamere Toscana e IRPET, hanno perso una parte della loro capacita' di trasmissione degli impulsi positivi al resto del sistema economico.

La relazione tra performance aziendali e orientamento all'export e' alla base di un ulteriore elemento didisomogeneita' della ripresa: il miglior andamento delle grandi imprese (+13,1% di fatturato nel 2010) rispetto alle medie (+9,6%) e ancor piu' delle piccole (+1,2%) e' spiegabile proprio con la maggior propensione ad esportare delle prime che infatti hanno pienamente recuperato i livelli pre-crisi inoltrandosi in un 2011 che solo per esse sara' di pieno ritorno alla crescita. Da sottolineare inoltre un'altra importante asimmetria: i migliori risultati sono dipesi anche dal livello tecnologico delle aziende.

Nel 2010, infatti, i segmenti manifatturieri high-tech hanno realizzato un incremento della produzione del 19,3% dopo essere stati solo marginalmente toccati dalla crisi, quelli a media tecnologia hanno messo a segno una crescita superiore al 5%, mentre i segmenti a bassa tecnologia si sono fermati ad un +2,1%. Nel 2010 si assiste anche ad un'asimmetria territoriale. Le aree non distrettuali, maggiormente caratterizzate da settori ad alta tecnologia e piu' orientati ad intercettare la domanda estera, hanno realizzato dei risultati (+9,4%) migliori delle aree distrettuali (+2,8%).

Tuttavia, mentre per le prime i risultati sono peggiorati negli ultimi due trimestri dell'anno, per le aree distrettuali, dopo una partenza stentata, si e' assistito nel corso dei mesi ad un miglioramento delle proprie posizioni, giungendo a metterea segno nel IV trimestre del 2010 un risultato addirittura migliore delle loro omologhe non distrettuali. Il problema occupazionale L'andamento nel complesso positivo del 2010, non ha pero' consentito un recupero sul fronte occupazionale, per il ritardo fisiologico degli effetti della crisi sul mercato del lavoro e per il forte recupero di produttivita' legato alla necessita' di incrementare la competitivita'.

Tutto cio' ha portato ad una diminuzione dell'occupazione (-0,8%), in particolarenell'industria. Non solo, ma e' cresciuta anche la disoccupazione, in modo piu' grave di quanto il tasso ufficiale fotografato da ISTAT (6,1% in Toscana contro l¡¯8,4% nazionale) lascia trasparire. Se alle persone ufficialmente disoccupate sommiamo anche quelle in cassa integrazione, quelle che non stannocercando attivamente lavoro (perche' scoraggiati) e quelle che si percepiscono di fatto disoccupate (nonostante secondo ISTAT rientrino tra gli occupati, avendo lavorato almeno un'ora nell'ultima settimana precedente la rilevazione) si arrivaad un tasso di disoccupazione superiore al 9% (in Italia, secondo le stime di Banca d'Italia, si supera pero' il 13%). Particolarmente preoccupante si conferma la situazione dei giovani: nella classe di eta' tra i 15 e i 24 anni il tasso didisoccupazione e' cresciuto in un anno dal 17,8% al 23,1%, mentre i cd.

NEET (neither in education nor in employmentor training, coloro che sono inattivi per motivi diversi dall'essere studenti) sono aumentati di 12mila unita' (+18%), rappresentando oramai il 15,5% della popolazione giovanile. Le previsioni per il triennio 2011-2013 La recessione del biennio 2008-2009 non puo' essere fatta ricadere tra le crisi congiunturali, al contrario ha segnato una cesura significativa nel sentiero di crescita di lungo periodo del PIL regionale (come anche nazionale e per buona partedei paesi occidentali).

Una crisi che ha cambiato in modo significativo il profilo del sistema regionale, tanto che, quando si e' tornati a crescere ai ritmi pre-crisi, lo si e' fatto con un sistema produttivo diverso e piu' piccolo. In questo scenario, in cui si innesteranno anche le politiche fiscali nazionali volte alla riduzione del debito pubblico, le previsioni di crescita del PIL per la Toscana (+1,1-1,2%) non si discosteranno di molto da quelle per l'Italia (+1,2-1,4%) per il triennio 2011-2013.Una crescita modesta quindi che, unita alla necessita' di recuperare maggiori livelli di produttivita' e di competitivita' delle imprese, sara' in grado di attivare una domanda di lavoro assai ridotta, nell'ordine di 0,5 punti percentuali in media fra il2011 ed il 2013. Il quadro e' tuttavia molto incerto e molto dipende da quali azioni verranno messe in atto dal governo nazionale perridurre il debito pubblico: se si aumenteranno le tasse, se si ridurranno le spese correnti o quelle in conto capitale esoprattutto se, assieme alle manovre finanziarie, si attueranno quelle riforme in grado di migliorare la competitivita' del sistema.

“La Toscana è entrata nella crisi come si entra in una ‘nassa’: facile entrare, assai difficile uscire”. Con questa immagine il presidente del Consiglio, Alberto Monaci ha commentato la presentazione del consuntivo sulla situazione economica della nostra regione nel 2011, fatta stamani dall’Irpet nella nuova sede di Villa la Quiete alle Montalve, alla porte di Firenze. Monaci, nel suo intervento, ha messo l’accento sul tema centrale del modello di sviluppo regionale: l’occupazione.

“Le stime che emergono sulla crescita economica regionale nel prossimo triennio ci consegnano uno scenario in cui l’economia torna ai livelli pre-crisi ma con meno occupati”. L’urgenza di politiche per l’impiego, chiamate a fronteggiare “una disoccupazione che realmente sfiora il 9%”, si accompagna alla necessità di risposte per quella massa di giovani (i cosiddetti giovani ‘neet’,) che non studiano, non lavorano, non fanno formazione. “C’è bisogno – ha detto Monaci – di rivedere il modello produttivo, disincentivando la delocalizzazione in favore di una impresa che sappia sfruttare le risorse professionali locali, i giovani e le risorse provenienti dall’immigrazione”.

Su questo ultimo aspetto, il presidente del Consiglio regionale ha ricordato come “in meno di un secolo il nostro Paese abbia inondato di emigranti il mondo; oggi non si può spaventare di fronte a numeri nettamente inferiori di stranieri spesso forti di conoscenze culturali più consistenti di quelle che avevano i nostri emigranti”. “C’è la necessità – ha aggiunto il presidente del Consiglio – che il processo di rilancio che l’Irpet ci indica come possibile e che le politiche regionali intendono sostenere con il massimo impegno, possa però contare sulla capacità di superare quelle incrostazioni di natura anche ideologica che continuano a permanere nel sistema economico e, particolarmente, del mondo del lavoro, senza per questo pregiudicare diritti e tutele di alcuno.

Solo così si potrà uscire dalla ‘nassa’”. Sul ruolo che il Consiglio intende esercitare per l’attuazione di politiche in grado di seguire le migliori traiettorie di sviluppo possibili, Monaci ha ribadito la massima operatività dell’assemblea legislativa impegnata nell’esame e nell’approvazione “di strumenti e iniziative importanti, come il Piano regionale di sviluppo e il Piano di indirizzo territoriale”, ricordando anche “la prevista prossima riforma della normativa regionale in materia di urbanistica e governo del territorio”.

L’operatività dell’assemblea, secondo il presidente, “può essere tale anche grazie alla prosecuzione del lavoro scientifico e imparziale portato avanti dall’Irpet che, sebbene oggetto di una recente riforma, continua ad essere imprescindibile strumento di ricerca al servizio della Regione e dei suoi organi”.

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