Firenze ricorda la deportazione degli ebrei

Ieri la cerimonia al binario 16 della stazione di Santa Maria Novella

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 novembre 2010 00:17
Firenze ricorda la deportazione degli ebrei

Un’irruzione nei locali della comunità ebraica di via Farini segnò sessantasette anni fa il destino di molti ebrei fiorentini. Era l’alba del 6 novembre 1943 quando i nazisti decisero di colpire la comunità ebraica, circa trecento persone catturate e ammassate nella stazione di Santa Maria Novella, destinate a non tornare. Tre giorni dopo, il 9 novembre, i vagoni piombati partirono meta il campo di sterminio di Auschwitz, dove gli ebrei giunsero il 14 novembre: 193 prigionieri furono immediatamente uccisi nelle camere a gas.

Nell’elenco dei deportati figuravano anche otto bambini nati dopo il 1930 e 30 anziani, nati prima del 1884. La più piccola aveva appena tre mesi, la più anziana 93 anni. Ieri il ricordo del sessantesettesimo anniversario della deportazione alle 11.30 al binario 16 della stazione di Santa Maria Novella con una cerimonia commemorativa alla presenza, tra gli altri, dell’assessore all’educazione Rosa Maria Di Giorgi, dell’assessore regionale Riccardo Nencini, del rabbino capo Joseph Levi e del presidente della comunità ebraica fiorentina Guidobaldo Passigli.

C’erano soprattutto molti studenti: i ragazzi dell’Einaudi di Pistoia, i loro coetanei degli istituti Machiavelli, Verdi e Carducci di Firenze. «Vedere tanti giovani a questa commemorazione è molto importante – ha sottolineato l’assessore all’educazione Di Giorgi - bisogna che la scuola pubblica sia attrezzata come si deve nei confronti dell’intolleranza. La scuola pubblica deve educare i giovani ai valori fondamentali del rispetto di ogni persona e della democrazia: proprio i giovani sono disarmati e fragili davanti ai cattivi maestri».

«In mente molti studenti hanno le storie accennate sui banchi di scuola – ha aggiunto Rosa Maria Di Giorgi - date, nomi, qualche foto forse. Ma visitare quei luoghi, sentire il silenzio delle baracche dove si veniva spogliati della propria dignità, vedere le fosse dove venivano ammassati i corpi di adulti e bambini, le camere a gas e i forni crematori, avvicinarsi a quel filo spinato che rappresentava il confine tra la razionalità umana e la follia nazista è ancora più importante. Ecco perché le visite che i nostri studenti ogni anno fanno ai campi di sterminio sono fondamentali per non dimenticare, per educare i giovani a diventare testimoni consapevoli di un orrore che non deve essere celato». A Firenze prima della seconda guerra mondiale la comunità ebraica contava più di 2.500 persone, dopo la guerra ne rimasero meno di 1.200.

L’odissea degli ebrei fiorentini cominciò nel 1938 con le leggi razziali che ne causarono l’espulsione dalle scuole e dalla pubblica amministrazione, oltre che dalla libera professione. Con l’ occupazione nazista iniziarono i rastrellamenti, culminati nel novembre del '43 con i vagoni piombati che partirono da Santa Maria Novella per le camere a gas di Auschwitz. (fn)

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