Piano strutturale: la Giunta ha approvato l'avvio del procedimento

Spini: "Vogliamo che sia all'altezza strategica del piano Detti". Stella e Alessandri (PdL): “8 anni di lavoro gettati al vento”. Razzanelli: “Bene che tutta la città partecipi”. De Zordo: “Regole per salvaguardare risorse ambientali"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 aprile 2010 09:10
Piano strutturale: la Giunta ha approvato l'avvio del procedimento

La Giunta comunale ha fatto il primo passo formale per arrivare all’approvazione di un nuovo Piano strutturale. Ha approvato ieri il documento di avvio del procedimento, che delinea in maniera sintetica gli obiettivi che si intendono perseguire, facendo tesoro del quadro conoscitivo precedentemente elaborato. Il sindaco Renzi ne ha dato comunicazione in Consiglio comunale, spiegando che il Piano strutturale “non è un fatto da addetti ai lavori, ma il tentativo umile e coraggioso di raccontare l’anima della città”.

Nel suo intervento il sindaco ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento dei fiorentini nel percorso amministrativo: “I cittadini potranno leggere il documento e potranno interagire con l’amministrazione comunale. Vogliamo offrire a tutti coloro che pensano di avere qualcosa da dire, non solo agli architetti e agli ingegneri, i più ampi spazi di partecipazione possibile. Chi vorrà esprimere suggerimenti e opinioni potrà farlo”. “Per valorizzare il documento - ha aggiunto Renzi - coinvolgeremo tutte le realtà che vorranno dirci la loro opinione: ascolteremo gli ordini professionali, i gruppi che si sono formati intorno alle parrocchie e nelle Case del popolo, i comitati, sfrutteremo gli incontri all’Università e le assemblee che faremo.

E utilizzeremo anche tutti gli strumenti di comunicazione a disposizione, compresi i siti Internet e Facebook”. “L’amministrazione comunale - ha concluso Matteo Renzi - ha il dovere di ascoltare tutti, di accogliere i suggerimenti possibili e motivare il diniego alle proposte giudicate infattibili. Compito di chi governa è avere il coraggio di motivare i sì e i no”. “Giardini vicino a tutte le abitazioni dei fiorentini, riscoprire l’anima della città, costruire meno e costruire meglio, coinvolgimento di tutti i cittadini nella redazione del piano strutturale… Ci mancava un pensierino alla fame nel mondo ed uno alla pace ed alla fine di tutte le guerre, poi la lista dei buoni propositi sarebbe stata davvero al completo”.

Questa la dichiarazione del consigliere comunale del PdL, Francesco Torselli. “Dopo la comunicazione del Sindaco Renzi di oggi – spiega il consigliere del PdL – restano all’ordine del giorno tante belle parole, tanti buoni propositi e tante promesse. Ma con le promesse e la buona volontà non si fanno gli strumenti urbanistici, quindi aspettiamo con ansia le proposte concrete che il Sindaco e la Giunta porteranno all’attenzione del Consiglio e della città tutta”. “Dalla comunicazione del sindaco – aggiunge l’esponente del centrodestra a Palazzo Vecchio – emerge una forte volontà della giunta di concertare coi cittadini di Firenze il Piano Strutturale, facendo tesoro della volontà popolare nella redazione del principale strumento urbanistico del Comune e questo è senza dubbio un elemento positivo”.

“Chissà – conclude Torselli – se dopo che l’amministrazione comunale avrà esposto il proprio punto di vista su TAV, tangenziale, nuova pista dell’aeroporto, tramvia in centro storico e tutte le altre questioni più ‘spinose’ che il nuovo Piano Strutturale dovrà giocoforza affrontare, il Sindaco Renzi avrà ancora così tanta voglia di incontrare i cittadini. Spero per lui di sì, ma sinceramente ho forti dubbi”.

"La città non è più dotata di un Piano Regolatore ambizioso da quello di Detti del 1962, basato su tre concetti: difesa del centro storico e delle colline ed asse attrezzato per la Piana sia per risolvere l’attraversamento est-ovest che per la distribuzione delle funzioni tra centro e Piana.” E' quanto ha detto Valdo Spini in consiglio comunale dopo la comunicazione del sindaco “Vogliamo un Piano urbanistico - ha aggiunto Spini- vero all’altezza di fare delle scelte della portata strategica di quello che fu il Piano Detti.

Un Piano che metta Firenze in grado di affrontare la scadenza dell’evento che lo attende, l’Expo 2013 di Milano. Bologna è pronta, Firenze no. Per essere pronta deve sciogliere i nodi dell’utilizzazione delle aree ferroviarie dismesse, del nodo dell’Alta Velocità, di creare un vero collegamento tra le stazioni esistenti, della scelta sull’aeroporto. Questo sul piano generale vogliamo sentire e per adesso non abbiamo sentito. Seppellito il Piano Detti si è proceduto per parti e ci siamo ritrovati nell’empasse attuale.

Bisogna ritrovare questa dimensione di programmazione e portare questa alla partecipazione reale dei cittadini. Per quanto riguarda la normativa e le scelte di dettaglio è importantissimo il coinvolgimento dei gruppi sul territorio che si sono opposti a determinate scelte dell’ultimo periodo. Diamo atto all'amministrazione che c’è questa intenzione e questo valga a salvaguardare il territorio contro il tentativo di consumo del territorio.” “Il Consiglio Comunale ha adottato per la prima volta il Piano strutturale nell’Aprile del 2004, poi nel luglio del 2007 il Consiglio adotta nuovamente il Piano strutturale in attesa della definitiva approvazione -intervengono i consiglieri del PdL Marco Stella e Stefano Alessandri- Oggi il Sindaco Renzi ci dice che parte un nuovo percorso per il Piano Strutturale scegliendo di redigere un nuovo Piano, che ha bisogno di tempi per essere adottato ed approvato.

Sono passati otto anni e si ricomincia nuovamente dall’inizio. Il precedente Piano Strutturale è stato sottoposto a un lunghissimo percorso di partecipazione assembleare che ha visto lo svolgimento di 54 incontri, l’apertura di 5 sportelli informativi con oltre 4mila presenze, 823 interventi e 186 contributi arrivati, per un totale di 462 cartelle. Ci meraviglia il comportamento dei consiglieri di centro sinistra che erano presenti anche nel passato consiglio, e che oggi di fronte ad un sindaco che ha definitivamente affossato la gestione precedente sono rimasti zitti”.

“Come PdL avevamo chiesto l’azzeramento del piano strutturale -interviene la vicecapogruppo PdL Bianca Maria Giocoli- Il sindaco Renzi era ad un bivio: utilizzare il vecchio piano di Biagi o partire con una nuova adozione. È ovvio che ciò comporta un allungamento dei tempi con un nuovo percorso, prima di mettere la parola ‘fine’ al piano strutturale, già divenuto una vera ‘tela di Penelope’, anche grazie alle assemblee pubbliche già fatte per anni dall’assessore Bevilacqua e che costarono un occhio alle casse comunali.

Ad oggi ci restano parecchi dubbi: sarà un’adozione solo formale o sostanziale? Sarà nuovo davvero o utilizzerà gran parte del vecchio solo con un passata di ‘vernice’? Altro dubbio cruciale è quello sui capisaldi strategici per lo sviluppo della città, come aeroporto, cittadella e il cosiddetto tubone”. “Come Lega Nord abbiamo apprezzato la volontà del sindaco Renzi di far partecipare la città intera, anche con strumenti innovativi, alla redazione del piano strutturale -interviene il capogruppo Mario Razzanelli- Non ci resta altro che acquisire il documento per esprimere le nostre valutazioni.

Occorre ricordare la strada percorsa, che inizia con lo scoppio dello scandalo di Castello nel novembre del 2008, le dimissioni dell’assessore Biagi, che preferì sparire da Palazzo Vecchio, e il sindaco Domenici che il 6 dicembre si incatenò a Roma, per proclamare ‘urbi et orbi’ la sua estraneità a quanto stava accadendo in città. Il piano strutturale già all’ordine del giorno del consiglio del 1° dicembre 2008 venne ritirato dal sindaco, che aveva avocato a se le deleghe dell’urbanistica, e non sarà più approvato.

Si trattava di un piano che prevedeva quasi 7 milioni di metri cubi per un valore complessivo di oltre 30 miliardi. Mi auguro che il nuovo piano strutturale abbia stravolto quelle linee guida, che furono aspramente contestate dai cittadini organizzati in comitati e rimasti inascoltati”. “Il nuovo Piano Strutturale deve partire dall'esistente e prendere atto della situazione di progressiva sofferenza della città -interviene la capogruppo di perUnaltracittà Ornella de Zordo- A Firenze si è costruito tanto e male, privilegiando le contrattazioni puntiformi sui singoli immobili a favore della speculazione immobiliare e a detrimento dell'idea di città pubblica.

Il Piano - vera e propria Carta Costituzionale del territorio - deve assumere quindi come quadro di riferimento lo stato di crisi del sistema urbano fiorentino oppresso da una ipertrofia immobiliare senza precedenti. Si deve caratterizzare come PIANO DEL RISARCIMENTO URBANO in cui prevedere modalità di restituzione alla città e ai suoi abitanti dei beni primari sottratti in questi anni. Proponiamo quindi che le aree dismesse, le alienazioni del Comune e dello Stato siano il serbatoio necessario per queste operazioni di riequilibrio ecologico della città, le bombole di ossigeno che consentono di evitare il soffocamento di Firenze; è necessario prevedere nel dimensionamento delle UTOE e dei quartieri una voce specifica relativa al Risarcimento, ossia la quota parte di patrimonio immobiliare dismesso (pubblico e privato) da utilizzare per la dotazione dei servizi pubblici (aree verdi attrezzate, spazi pubblici, centri di quartiere, verde di prossimità, corridoi ecologici ciclopedonali, ecc.) e dell'Edilizia Residenziale Sociale di ciascuna zona.

Il concetto di Risarcimento Urbano peraltro è anche contemplato dal Piano Urbanistico provinciale (PTCP). Insieme al Risarcimento, tra i punti irrinunciabili che il nuovo Piano deve avere indichiamo l’azzeramento reale del consumo di nuovo suolo e il recupero delle aree dismesse; la dimensione metropolitana; la questione della casa; la mobilità pubblica non inquinante; il sistema del verde urbano come struttura ecologica dell'organismo-città; la salvaguardia del centro storico come parte della città e non come attrazione turistica; la salvaguardia rigorosa del sistema collinare.

Una grande importanza rivestono i temi delle alienazioni comunali e delle aree dismesse: tutte le energie e le risorse vanno indirizzate per affrontare questi punti; in passato il territorio è già stato utilizzato troppo per "fare cassa", soprattutto a vantaggio dei privati, ma neanche il pubblico deve monetizzare la qualità urbana e la vivibilità della città. Serve una profonda discontinuità rispetto al passato anche nelle questioni di metodo. Chiediamo la trasparenza delle procedure e il reale ascolto dei cittadini nella definizione degli obiettivi di Piano.

Rispettare questi principi non significa bloccare una città – non si preoccupino quindi ordini professionali e imprese - ma al contrario scegliere come e dove intervenire in nome dell'interesse pubblico e nel rispetto di quelle risorse finite che si chiamano suolo e territorio”.

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