Alle Oblate Cuperlo indaga la sinistra di oggi

Gianni Cuperlo ha scritto un libro che parla della sinistra in Italia, delle ultime trasformazioni, di quello che ha perduto, di come è oggi, della generazione di eterni “giovani” della sinistra.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 gennaio 2010 17:01
Alle Oblate Cuperlo indaga la sinistra di oggi

Lunedì 11 gennaio alle ore 18:30 presso la Sezione Contemporanea della Biblioteca delle Oblate (via dell’Oriuolo 26 a Firenze) IperTesti, cartellone di iniziative culturali a cura di Cooperativa Archeologia, presenta il libro di Gianni Cuperlo “Basta Zercar. Sinistra, Traslochi, Partito Democratico” (Fazi editore, 2009) alla presenza dell'autore, di Sergio Staino, Irene Tinagli, Simone Siliani.

Gianni Cuperlo ha scritto un libro importante che parla della sinistra in Italia, delle ultime trasformazioni, di quello che ha perduto, di come è oggi, della generazione di eterni “giovani” della sinistra: Basta zercar! è il primo insegnamento che Cuperlo accetta da un operaio triestino che, per una polemica sulle deleghe di un congresso, gli spiega che “xe inutile far polemica col partito… gavemo un Statut no? E te sa perché el se ciama Statuto? Perché dentro sta-tuto. Basta zercar!” Da allora inizia questa vera e propria malattia della politica per Gianni, fino alla storia beve, ma così difficile del Pd.

Gli appunti e le note che Cuperlo raccoglie in questo libro sono l’intervento che avrebbe voluto fare al congresso del suo partito, se non fosse che una delle cose che ha perso questa sinistra italiana è anche la capacità di approfondimento, di analisi, di scavo, mentre tutto deve restare sulla superficie, poco più di uno slogan, dentro il limite di 5 minuti. Cuperlo compie un’analisi distesa, libera, senza infingimenti sulla parabola che dalle primarie che incoronano Walter Veltroni alla segreteria del Pd porta alla sconfitta elettorale dell’aprile 2008 fino alle dimissioni di Veltroni.

Ma non è la vicenda personale dei diversi dirigenti il centro dell’analisi di Cuperlo, bensì l’analisi dei passaggi nei quali si è scelta la via breve a fronte della crisi della coalizione dell’Ulivo (quel “correre da soli”) anziché “dedicare tempo a ‘fare’ il partito, piantarne le ragioni”. L’occasione persa della profonda analisi dei motivi dell’esaurimento non solo di una formula di governo – quella dell’Unione – bensì di un intero progetto politico. Così, è arrivato fino a qui, senza aver voluto vedere e capire come si stava riorganizzando il sistema politico ed economico globale dopo la caduta del Muro, sfinendosi in personalismi e conflitti interni: “Si litiga...

non per aver discusso troppo ma per la ragione opposta. Perché da tempo abbiamo smesso di parlare, interrogarci, misurare termini e concetti. Abbiamo scelto una scorciatoia. Semplificare. Costringere i dati del reale in confini angusti. Rompere legami, nessi”. Mancate le premesse culturali, la lettura attraverso lenti nuove dei cambiamenti che la globalizzazione ha prodotto, si è pensato di poterle sostituire con pilastri retorici, slogan spesso vuoti di veri contenuti: “fusione di tradizioni politiche del Novecento”, “unità dei riformismi”, “vocazione maggioritaria”, ecc.

Un libro intenso che merita una lettura e finanche uno studio attento. Ingresso libero.

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