Gli agricoltori fiorentini invocano lo stato di crisi

Il presidente ha ricordato come le vendite dirette in fattoria, i flussi turistici e la protezione e la difesa delle D.O. (denominazioni di origine) sono i cardini portanti di una economia che in provincia occupa oltre 15.000 addetti.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 ottobre 2009 20:01
Gli agricoltori fiorentini invocano lo stato di crisi

"Più crisi di così… bastano pochi dati sui prezzi dei prodotti agricoli venduti all’ingrosso nel corso di questo ultimo anno: cereali meno 28%, vino Chianti meno 50%, olio fra il 50 e il 70%, latte alimentare meno 20%, carne bovina meno 10%, florovivaismo in calo di vendite e ordini dal 30 al 40% e un agriturismo che registra un calo di presenze del 15% circa. Insomma, una forbice costi/ricavi assolutamente insostenibile per le aziende agricole fiorentine, oltretutto sofferenti per le esposizioni bancarie dovute ai tanti investimenti che sono stati realizzati negli scorsi anni e per le quali non sono certo consone le diverse misure sul credito adottate in questi ultimi mesi per le imprese in crisi". "Vincoli, lacci e lacciuoli e un generale immobilismo rischiano di accelerare lo svuotamento delle campagne e il collasso del territorio.

Il paesaggio delle nostre colline rischia profondi mutamenti se perde come custode l’agricoltore e quindi la tanto pubblicizzata “civiltà dell’Olivo” andrà velocemente sparendo". Questi i principali gridi di allarme lanciati dal presidente dell’Unione Provinciale degli Agricoltori di Firenze, Francesco Miari Fulcis, nel corso dell’annuale assemblea tenutasi oggi 23 ottobre. Il presidente ha ricordato come le vendite dirette in fattoria, i flussi turistici e la protezione e la difesa delle D.O.

(denominazioni di origine) sono i cardini portanti di una economia che in provincia occupa oltre 15.000 addetti. Anche in questa sede è stata ribadita la necessità che il mondo agricolo organizzato, in maniera unitaria, supportato da tutti gli Enti e Istituzioni, faccia le dovute pressioni perché, attraverso la Regione, lo Stato Italiano riconosca lo “stato di crisi di mercato” previsto dalla legge 71/2005. Questo consentirebbe di ottenere gli sgravi per oneri previdenziali e fiscali, la sospensione del pagamento delle rate dei mutui nonché il finanziamento del fondo di solidarietà nazionale.

Una boccata d’ossigeno per ripensare il futuro.

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