Crisi dei mercati storici: proviamo a guardare all'estero

La crisi dei mercati storici fiorentini è di tutta evidenza se si paragona alla qualità della gestione di altri mercati coperti in giro per l'Europa.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 settembre 2009 15:12
Crisi dei mercati storici: proviamo a guardare all'estero

di Nicola Novelli NARBONNE - Il mercato centrale di San Lorenzo, è un pezzo di storia della nostra città, anche dal punto di vista urbanistico. Realizzato provvisoriamente alla fine del XIX secolo, è rimasto in permanenza come uno dei luoghi chiave della socialità fiorentina. Eppure negli ultimi anni, pur costituendo un'attrattiva per i turisti, ha perduto quasi totalmente la propria centralità commerciale. Ormai passeggiare al suo interno, costringe a notare con tristezza lo stato di abbandono di molti angoli e le differenze, in peggio, rispetto al suo passato glorioso. Nonostante sia centrale, ristrutturato negli anni '70, dotato di un parcheggio interrato, spesso i suoi corridoi sono semivuoti e tanti degli antichi esercizi del tutto abbandonati, o in disuso.

Uno degli aspetti che più salta agli occhi è l'assenza totale di una strategia di marketing e di una politica commerciale coordinata tra i diversi esercenti, per altro non molto aiutati dalla complessità normativa della loro attività. Questo è un problema di tutta evidenza se si paragona la gestione del sito con altri mercati coperti in giro per l'Europa. Per esempio in tante città del continente, i mercati coperti non sono soltanto un luogo frequentato dai turisti appassionati di fotografia che ricercano un souvenir di colori, ma anche dai tanti che vogliono gustare un pasto tipico a buon prezzo.

Chi non ha visitato per questa ragione un mercato parigino, piuttosto che la Bocheria di Barcellona? Ebbene al mercato di San Lorenzo, se si eccettua lo storico Nerbone, maestro trippaio, l'offerta di ristorazione va cercata all'esterno. Perchè? Oggi proviamo a darne conto, presentando la soluzione adottata in un piccolo mercato coperto di una piccola città del sud della Francia. Passiamo da Nerbone a Les Halles di Narbonne. La struttura è aperta la mattina, 365 giorni all'anno, con 70 esercizi commerciali e artigianali, associati in consorzio di gestione.

Tra di essi anche bar, e piccoli ristoranti-enoteche, con un'offerta di pranzo-low cost apprezzatissima dai turisti. “Questo banco è la storia della mia famiglia” racconta a Nove da Firenze Gilles Belzons. Il padre, celebre giocatore di rugby nella squadra locale aprì il banco di tripperia e degustazioni negli anni '70. Oggi Chez Bebelle, con la sua convivialità, lo stile eccentrico di Gilles e il sorriso di Johanna, la sorella, richiama code di acquirenti tutti i giorni.

Gilles, come il padre fisico da rugbysta, gestisce l'attesa coordinando il lavoro con un piccolo megafono: “E' questo il mio magazzino. Nel senso che noi non abbiamo magazzino: serviamo soltanto prodotti freschi che ordino con il megafono direttamente dai banchi e dalle vetrine dei nostri colleghi vicini, la carne dal macellaio, il pane dal fornaio, la verdura dall'ortolano. Stockiamo soltanto la merce per il bar”. E' chiaro il vantaggio? Niente magazzino, niente conservazione alimentare, pietanze più fresche e di qualità, meno incombenze burocratiche e gestionali.

Ma perché al mercato di San Lorenzo a Firenze non si può fare come a Les Halles di Narbonne?

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