Tinto Brass dirige Molière al teatro all’aperto di Marina di Pietrasanta (Lu)

Il maestro dell’erotismo italiano regista e progettista della rilettura della celebre opera di Molière. Un cast tutto al femminile con l’unica eccezione del Corrado Tedeschi-Don Giovanni, seduttore cinico e rovinato dalle donne

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 luglio 2009 00:18
Tinto Brass dirige Molière al teatro all’aperto di Marina di Pietrasanta (Lu)

“Don Giovanni” di Molière, riletto da Tinto Brass, debutta in prima nazionale al Festival La Versiliana di Marina di Pietrasanta (Lu) e diventa ”Don Giovanni…e le sue donne”. Il maestro dell’erotismo italiano apre venerdì 24 luglio (inizio ore 21,30) nel celebre teatro all’aperto nel Parco della Versiliana, il ciclo di prime nazionali, “i grandi eventi” come sono stati ribattezzati che scandiranno, tra luglio ed agosto, lo straordinario cartellone teatrale del Festival toscano (5 prime e 36 spettacoli complessivi). Una rilettura inedita da parte del regista in veste anche di “progettista”, che ha ambientato nella “Casetta rossa” della Venezia anni 20, sul Canal Grande, lasciva e leggera, la piéce che vedrà protagonista Corrado Tedeschi, seduttore cinico, Corinne Bonuglia nel ruolo di Donna Elvira, Barbara Bovoli in quello maschile di Sganarello e altre sette muse-attrici.

La regia è di Beppe Arena e l’adattamento teatrale di Fausto Costantini. Le scene e i costumi sono di Carlo De Marino. Disegno e Luci Marco Palmieri. “Ho sempre immaginato Don Giovanni - ha commentato Tinto Brass durante la presentazione dello spettacolo - come un campione di amoralità, un disincantato dandy intellettuale, un cinico seduttore dedito unicamente alla lussuria e al piacere. Circondato da donne-farfalle notturne dalle ali di velluto, languide, pallide, inquiete, illuse e conquistate dal suo fascino virile, smorfiose, lamentose, smaniose e umide come Venezia con l'acqua alta, labbra e unghie smaltate di rosso cupo, occhi lionati, mazzetti di violette sulle gote esangui,velette nere a proteggere volti ardenti e reticenti insieme, corpi nudi avvolti in mantelli di lontra ornati di biondo castoro”.

Una rilettura che desta curiosità per una messa in scena destinata a stravolgere il “vecchio” Don Giovanni più vicino al modello d’annunziano che a quello moleriano. Il Don Giovanni di Tinto Brass è il seduttore per eccellenza che viene sedotto da un sacco di donne finché la cosa non gli si ritorce contro. Le donne lo rovineranno. “Don Giovanni – spiega Fausto Costantini - non è solo il grande amatore spregiudicato che tutti conoscono, ma il canto di libertà per un uomo che vede attraverso l'amore, l'elevazione verso una forma pura, di vita comportamentale, che scuote in ciascuno il grigio quotidiano, facendolo apparire una tavolozza di colori, dove solo una minuta umanità non riuscendo ad elevarsi, accerchia e stritola la sua diversità.

Nel contatto con l'universo femminile, Don Giovanni, a differenza dei più, sprigiona e recupera il gioco infantile dove il sesso non ci rende diversi, ma complici nell'appartenenza. Ma quanti pur sentendone il bisogno, vogliono tornare bambini, senza dimenticare di essere grandi? Sicuramente non quelli che standoci vicini, ci osservano con spavento, pronti a colpirci alla prima occasione, per uccidere con il corpo la vita di sogno del protagonista.

Lo spettacolo è un percorso immaginario che attraverso Don Giovanni ci permette di cogliere tutte le reazioni di una variegata umanità quando entra a contatto con il sentimento. E' l'ultimo viaggio d'amore di un mito eletto. Ma la gente comune – conclude Costantini - che possiede le chiavi della cassaforte dei sentimenti viene distratta dal riscatto sociale e non s'accorge che l'unico elemento equilibrante tra le persone non è la ricchezza, ma l’amore, non apre mai quel forziere”. Le origini della leggenda di Don Giovanni, sono anteriori al Medioevo e non collocabili nella sola cattolica Spagna, come spesso si conviene, visto che tutti i popoli e tutte le religioni hanno conosciuto la corsa sfrenata al piacere sensuale, come esempio per tutti Faust che era tedesco e protestante.

Don Giovanni simboleggia l'uomo che rompe ogni freno morale e sociale per soddisfare, con il godimento immediato, il proprio egoismo. Spogliatasi del suo carattere primitivo, la leggenda si e' localizzata a Siviglia, città tra le più voluttuose dell'antica Spagna. Secondo una cronaca del sedicesimo secolo, Dom Juan Tenorio, discendente di un'illustre famiglia, uccise una notte il commendatore Ulloa Marchese di Calavatra, dopo avergli rapito la figlia. Il Marchese fu sepolto in un convento, dove la famiglia possedeva una cappella. Si narra che i frati per porre fine alle dissolutezze di Dom Juan, lo attrassero nel convento e lo fecero uccidere, spargendo la voce che era venuto ad insultare il commendatore nella sua tomba, e che la statua lo aveva afferrato e trascinato all'inferno, prima che un incendio distruggesse la cappella e la tomba stessa.

Molti scrittori si ispirarono a questa leggenda privilegiando ora il godimento dell'eroe, tutto teso alla conquista della donna; ora la sua fine, con la punizione del cielo per tutti i suoi misfatti. Molti di questi scritti sono anche noti come Il Convitato di Pietra. Nelle diverse interpretazioni del Don Giovanni, passa dal seduttore spagnolo schiavo del proprio istinto, tipico delle prime letture, sempre impegnato a soddisfare i suoi piaceri e sempre timorato di Dio, ad apostolo del diritto individuale, alla fine del sedicesimo secolo, contro i doveri della morale sociale ed umana, negando ogni divinità' precostituita.

In questo modo, il personaggio soprattutto nella lettura italiana e francese, prende sempre maggior rilievo, maggiore ampiezza, acquistando una crescente profondità psicologica. Da qui parte il pensiero e la scrittura del don Giovanni di Molière. Il Don Giovanni di Molière Molière colloca la sua commedia nello scenario italiano, e forse attinge proprio da vari frammenti a lui noti, per scrivere il Don Giovanni. Da una prima lettura, sembra di avere di fronte un'opera disordinata, composta da elementi eterogenei, presi da fonti diverse.

Ed anche il carattere dell'opera è estremamente vario: ora la commedia spigliata, dal tono leggero e galante, ora dramma umano dal tono solenne che sfiora quasi la tragedia. La satira del costume s'alterna alla discussione sui più elevati problemi morali e la buffoneria della farsa accosta il fantastico di un mistero sacro. Il testo si distacca da ogni altra opera dell'autore francese, divenendo quasi la più shakespeariana delle sue commedie. L'unita' rigorosa che manca nella struttura subentra nel carattere del protagonista: prima soltanto libertino frivolo e leggero, poi libero pensatore per giustificarsi dei comportamenti quando rompe con la famiglia, Dio e la società.

Il Don Giovanni rivela così una mancanza totale di senso morale, e con spietato cinismo tratta il dolore altrui, nel rispetto di un feroce egoismo. È la commedia dove si riconosce il solo sentimento della realtà, spesso ipocrita come il protagonista che dovendo raggiungere con la seduzione i suoi piccoli fini, simula un sentimento che non prova. Elvira, Carlotta, Maturina e... tutte le sue donne lo sanno bene, ma sono vittime della sua simpatia, della sua bellezza fisica, del coraggio, della generosità, dello spirito d'avventura, nonché dell'eleganza del gesto.

Proprio questo carattere superbo, nei suoi chiaroscuri, nelle sue apparenti contraddizioni, fa del Don Giovanni, una delle grandi figure del teatro di Molière. Nella commedia sono rappresentate tre classi sociali: Nobili, Popolani e Borghesi, tutti immersi nel proprio mondo, e senza rinunciare neanche alla libertà d'espressione, che ne qualifica la provenienza, parlano secondo la propria condizione, evidenziando sempre più le caratteristiche ed il volo libero di un personaggio come Don Giovanni, che si eleva a mito al di là dei vizi occulti che vivono in tutte le persone comuni. Biglietteria.

Da quest’anno è possibile acquistare i biglietti di tutti gli spettacoli in cartellone presso la biglietteria del Festival La Versiliana in Viale Morin, al numero civico 16 di Marina di Pietrasanta (Lu) con orario 10.00-13.00 e 16.30-23.00 e presso la biglietteria del Festival Pucciniano in Via delle Torbiere a Torre del Lago con orario 10.00-12.30 e 16.00-19.00. Inoltre, grazie all’accordo tra la Fondazione La Versiliana e la Fondazione Pucciniano i possessori di un biglietto di uno dei due Festival potranno beneficiare di uno sconto del 15% sull’acquisto di un ingresso per gli spettacoli in cartellone nell’altro teatro.

Basterà semplicemente presentare al botteghino il biglietto di uno spettacolo dell’altro Festival per ottenere lo sconto immediato sull’acquisto di un nuovo tagliando. Andrea Berti

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza