Al cinema Vacci tu - Fuori Menù, com'è cambiata la Spagna

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 maggio 2009 11:11
Al cinema Vacci tu - Fuori Menù, com'è cambiata la Spagna

FUORI MENU’- Titolo originale: Fuera de carta - Regia: Nacho García Velilla - Interpreti: Javier Camára, Loala Dueñas, Fernando Tejero, Benjamin Vicuña, Carlos Leal, Chus Lampreave, Alexandra Jiménez, Juno Valverde, Mariano Peña - Distribuzione: Bolero - Durata: 105'- Origine: Spagna, 2008
Presentato in anteprima mondiale al Festival di Málaga (dove il protagonista, l’almodovariano Javier Cámara, si è aggiudicato il premio come miglior attore) Fuori menù si è rivelato da subito uno dei film di maggior successo in terra iberica.

Distribuito dalla “Bolero Film” (che dimostra ancora una volta di avere occhio per quelle pellicole che difficilmente trovano mercato al di fuori dei Festival a cui partecipano, vedi anche L’ospite Inatteso e Lasciami Entrare) sta beneficiando di un considerevole passaparola che lo ha fatto diventare praticamente un caso mediatico. Ancora presente nelle sale spagnole, trae il suo punto di forza nell’aver saputo tratteggiare, con modi e maniere decisamente auto-ironiche e divertite, l’Era di Zapatero e le sue leggi libertarie.
Ambientato nel celebre quartiere gay “La Chueca” di Madrid, l’opera prima per il grande schermo di Nacho García Velilla (già molto noto in patria come autore televisivo del format Médico de familia, importato anche da noi) mostra una parte di Madrid talmente “vera”del tessuto sociale spagnolo contemporaneo da apparire quasi “falsa”: un’immagine paradisiaca, quasi favolistica verrebbe da dire (non a caso alcuni capitoli della storia vengono presentati con dei disegni che poi si animano trasformandosi in immagini) che certamente cerca di veicolare la visione di una Spagna libera e moderna, cosmopolita e avanzata.


In questo angolo di paradiso dicevamo, è situato il ristorante d’alta cucina di Maxi (dove non si va per mangiare ma “per vivere un’esperienza”!), chef omosessuale che sogna la prestigiosa stella della Guida Michelin anche per risollevare il ristorante dai problemi economici. Attorno a lui ruotano curiosi e bizzarri personaggi che gli scombussoleranno non poco la vita: Alex (la brava e spumeggiante Lola Dueñas, anch’essa di scuola almodovariana) maitre del ristorante, Horacio (Benjamin Vicuña) un ex calciatore argentino in conflitto con la propria omosessualità, e i due figli di Maxi avuti dal precedente matrimonio etero, tornati all’ovile dopo l’improvviso decesso della madre.

La vitalità scorre contagiosa in questa piccola perla di comicità dal ritmo indiavolato e dalla messinscena di impianto teatrale (si potrebbe già scommettere su un’imminente versione in palcoscenico…) che rende indispensabile l’affiatamento e la sintonia degli attori, tutti estremamente in palla (nota di merito al personaggio di Ramiro che quando è costretto a colloquiare con l’ispettore della Guida Michelin ci regala una scena troppo divertente!). Velilla gioca abilmente con equivoci e sentimenti, identità sessuali e rapporti umani, tante sono le piste narrative messe in gioco e sia l’intensa e ricca concentrazione dei dialoghi che il frenetico caleidoscopio di personaggi e situazioni sono guidati alla perfezione.
In svariate interviste il regista afferma che era sua intenzione portare al cinema lo stile comico delle sit-com e, soprattutto, di recuperare la tradizione di alcune commedie all'italiana degli anni ‘50 e ‘60, in cui la vicenda di un personaggio diventava lo spunto per analizzare il contesto sociale a cui apparteneva (cita Scola e Monicelli).

Certamente possiamo dire che il protagonista del film rappresenta la Spagna di Zapatero: Maxi è un uomo che è cambiato tanto e in tempi molto brevi, così come ha fatto la società spagnola con la sinistra di Zapatero: nell’arco di pochi decenni è passato da un’esistenza intrappolata in un matrimonio di facciata ad una nuova vita in cui dichiara e vive senza tabù la propria omosessualità (con tutte le conseguenze del caso), così come la Spagna dalla repressione della dittatura franchista è passata ad essere una delle democrazie più liberali d'Europa.
Fuori menù trasmette bene il senso di difficoltà e di confusione causato da questo rapido passaggio, dice lo stesso regista: «La vertiginosa velocità con cui è cambiata la società spagnola negli ultimi vent’anni ha dato vita ad un paese pieno di contrasti.

La legislazione spagnola è passata dal considerare gli omosessuali come dei delinquenti al farsi pioniera del riconoscimento dei loro diritti. Nella stessa settimana in cui migliaia di persone manifestavano contro la legge sui matrimoni omosessuali, altrettante celebravano la giornata dell’Orgoglio Gay […] Una società ancora fortemente divisa su posizione stagne, che non da tutti viene vissuta con la serenità che si pensa. Con il governo liberale c'è entusiasmo per i cambiamenti sociali, ma da sempre in Spagna esiste una parte conservatrice.

Ci sono buone leggi, ma da sole non bastano: bisogna viverle».
Attraverso il genere della commedia Velilla riflette questo ricco e peculiare collage sociale in cui si percepisce quanto alcuni personaggi non abbiano “assimilato” questi cambiamenti: alcune ideologie estremamente conservatrici, come dice il regista, non vedono il progressismo come una battaglia positiva, e nel film sono rappresentate in modo molto divertente dai genitori di Maxi che non accettano la sua omosessualità (al padre omofobo tra l’altro è affidata una delle battute più divertenti del film: “Sapete perché l’infermiere gay della Banca del Seme è stato licenziato? Perché beveva sul lavoro!”). E’ un paese che fa i conti con un passato certamente pesante, ma che ha trovato nel presente una leggerezza che possiamo solo invidiare, anche dal punto di vista cinematografico.
Laura Iannotta

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