Sport&Letteratura: da Limina la storia di Inter vs Borussia del 1971
Einaudi ripercorre l'epopea i mitici All Blacks d'inizio Novecento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 maggio 2009 12:19
Sport&Letteratura: da Limina la storia di Inter vs Borussia del 1971<BR>Einaudi ripercorre l'epopea i mitici All Blacks d'inizio Novecento

“La Coca-Cola di Boninsegna. Inter-Borussia, la sfida più lunga”
Limina edizioni, 18 Eruo, dal 20 maggio in libreria
La partita di calcio più famosa del Novecento, Italia-Germania 4-3, non si concluse al fischio finale dell’arbitro quel 17 giugno 1970 a Città del Messico. Continuò l’anno seguente in Coppa dei Campioni tra Inter e Borussia Möenchengladbach in una sfida che pareva non finire mai: 270 minuti in campo e 40 giorni in totale tra partite, ricorsi, controricorsi e sentenze della giustizia sportiva dell’Uefa che lasciarono il segno sulle regole del calcio europeo.

Quel confronto – tra le due squadre che in quel momento rifornivano maggiormente di giocatori le rispettive Nazionali – diventò la prima vera occasione di rivincita della mitica semifinale dei Mondiali dell’anno prima. Nella prima partita, in casa del Borussia, dopo mezz’ora di gioco una lattina di Coca-Cola colpì in testa l’attaccante dell’Inter Roberto Boninsegna e lo mise ko. Quella sera l’Inter, al termine di una gara ormai fuori controllo, perse 7 a 1. La società nerazzurra presentò ricorso per l’incidente al suo bomber, ma si scontrò contro un regolamento Uefa che all’epoca non prevedeva la vittoria “a tavolino” per casi del genere.

Sembrava una battaglia persa in partenza, ma c’era da fare i conti con l’avvocato Peppino Prisco, l’energico vicepresidente dell’Inter e maestro del Foro milanese, che si rese protagonista di un duello legale combattuto in punta di fioretto.
“La Coca-Cola di Boninsegna” è la storia di quella rocambolesca partita, della battaglia legale che ne seguì e delle altre due partite che Inter e Borussia dovettero disputare, a San Siro e all’Olympiastadion di Berlino, in quell’autunno del 1971 per decidere chi dovesse vincere quella nuova, interminabile sfida calcistica tra Italia e Germania.
L'autore
Stefano Tomasoni, 1961, giornalista e scrittore, laureato in lettere, è responsabile comunicazione e stampa di Confindustria Vicenza.

In precedenza, ha svolto attività giornalistica per Il Gazzettino e Il Giornale di Vicenza.

“Il libro della gloria”
Einaudi, 13,5 Euro
Agosto 1905. Un gruppo di ragazzi sale su una nave ad Auckland, in Nuova Zelanda, e inizia una lunga traversata alla volta dell'Inghilterra: prima tappa di una gloriosa tournée che toccherà paesi lontani e misteriosi. Città splendenti, moderne e caotiche. Tra di loro ci sono due calzolai, due fabbri, tre agricoltori, un caporeparto del mattatoio, due minatori, un impiegato statale e uno di banca, un ex fantino, due corridori professionisti e un maestro d'ascia.

Sono i mitici All Blacks. Ma questi ragazzi ancora non sanno che il loro destino sarà quello di diventare una leggenda del rugby e di conquistare il mondo.
Giocano la prima partita nel Devon ed è una sorprendente vittoria. È solo l'inizio. Da quel momento in poi mietono un successo dopo l'altro. Il pubblico li adora. Le signore li coccolano. I mariti li invidiano. Per loro vengono organizzate cene, balli e serate di gala. Sono ospitati e accolti con ogni onore in molte città della vecchia Europa: dall'Inghilterra all'Irlanda, alla Scozia, al Galles, alla Francia.

Curiosi e smarriti attraversano il Nuovo Mondo.
Ognuno di loro possiede una buona dose di coraggio, ingenuità, elegante naturalezza e generosità senza pari. Un irrefrenabile piacere di giocare insieme e uno spirito di squadra ferreo e indiscutibile. A dicembre, a soli quattro mesi dalla partenza, sono già i “meravigliosi All Blacks” che nella classica divisa nera hanno battuto lo Yorkshire 40 a 0 e l'Inghilterra e l'Irlanda con un secco 15 a 0. Eppure questi ventisette ragazzi belli, forti, timidi e generosi, sembrano non abituarsi mai ad essere oggetto di così tante attenzioni e il loro sogno resterà fino alla fine “continuare a orbitare nel nostro piccolo mondo di calzolai e fonditori”.


Di vittoria in vittoria, di successo in successo, con uno stile misurato e commovente che sta fra l'appunto di viaggio e la poesia, l'epopea e il racconto quotidiano, seguiamo la travolgente esperienza della squadra fino al giorno del tanto desiderato ritorno a casa. Quando gli All Blacks sono per sempre consegnati alla gloria e alla leggenda.
Per la cronaca, nella loro prima tournée, gli All Blacks segnarono ottocentotrenta punti e ne concessero trentanove.
L'autore
Lloyd Jones è nato in Nuova Zelanda nel 1955 e vive a Wellington.

È autore di otto romanzi e una raccolta di racconti. Con Mister Pip (Einaudi, 2007) ha vinto il Commonwealth Writers' Prize 2007 ed è entrato nella shortlist del Man Booker Prize.

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