Piano casa: venerdì il Governo lo vara per abitazioni mono e bifamiliari

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 marzo 2009 23:53
Piano casa: venerdì il Governo lo vara per abitazioni mono e bifamiliari

Firenze- Mentre su disposizione della Procura, la Polizia Municipale di Sesto Fiorentino ha eseguito oggi la demolizione di un manufatto abusivo a Monte Morello, il presidente del Consiglio parlava del provvedimento che arriverà venerdì al Consiglio dei ministri: "Le ipotesi che sono circolate sono diverse da quelle su cui stiamo lavorando''. E precisa: "Il decreto o il disegno di legge che sia si fermerà alle case monofamiliari e bifamiliari e alle costruzione da rifare".
«Abbiamo lavorato ad un testo che ci è arrivato venerdì da Palazzo Chigi e che è iscritto all'ordine del giorno della Conferenza unificata Stato-Regioni prevista per domani.

Se il testo non è più quello, come dice Berlusconi, è chiaro che la riunione di domani sarà ancora più difficile perché non sapremo di cosa si discute e non si capisce come, nel giro di qualche ora, si possa valutare la nuova proposta». Così commenta il presidente della Toscana Claudio Martini le dichiarazioni del presidente del Consiglio del pomeriggio. «Mi auguro solo – aggiunge Martini – che la nuova bozza non preveda più il ricorso al decreto legge ma sia stata scelta la strada del disegno di legge».
Il WWF esprime soddisfazione per il fatto che il Presidente del Consiglio non riconosca il testo del Decreto legge sul cosiddetto Piano casa.

Tiene però a precisare che i commenti finora espressi si sono basati non su indiscrezioni, ma sulla lettura di un testo trasmesso su carta intestata della Presidenza del Consiglio dei Ministri a tutte le Regioni, all’ANCI, all’UPI e alle Comunità montane con nota del 20 marzo 2009, protocollo CSR 0001350 P-2 14.4.19. La copia è consultabile da chiunque sul sito dell’Associazione. Il WWF chiede a questo punto quale sia il testo a cui la società civile e gli enti interessati debbano fare riferimento e prima di tutto chiede in coerenza il ritiro ufficiale della bozza esistente.
«Il nuovo piano casa è prima di tutto incostituzionale, ma soprattutto è una sorta di “condono rovesciato, preventivo”, dove si permette per un anno un “saccheggio” generalizzato del territorio, per poi scaricare sui Comuni la contabilità sociale e ambientale di quanto autorizzato.» Così l'assessore regionale all'urbanistica Riccardo Conti è intervenuto questa mattina sul nuovo decreto del Governo al centro della discussione Stato – Regioni.

«Il provvedimento - prosegue Conti - mette in moto una serie di attività solo edilizie, ed è necessaria la massima prudenza nel metterlo in atto. La proposta di Berlusconi non crea ricadute importanti sul sistema economico complessivo e sfrutta al massimo una delle più importanti risorse del Paese (la città costruita), senza la dovuta attenzione all’assetto urbano in termini di funzioni, servizi, spazi collettivi. Questi interventi sembrano rivolti prevalentemente a una zona grigia di economia informale che ha avuto la sua fortuna in epoca di boom edilizio, a specifiche categorie di “investitori”, come gli improvvisati operatori economici, gli scambi spuri di diritti edificatori.» In Toscana, già oggi, con il Pit e le semplificazioni introdotte nel piano non è più necessaria l’autorizzazione paesaggistica, ma basta la Dia nelle zone vincolate per legge (oltre il 50 % del territorio regionale – fascia costiera di 300 metri, aree boscate, fasce limitrofe ai corsi d’acqua per 150 metri, aree d’interesse archeologico, ecc.).

Il PIT e la legge 1 del 2005 permettono per esempio, con una semplice Dia (dichiarazione di inizio attività) operativa in 20 giorni, di realizzare sul 50% del territorio toscano interventi di manutenzione ordinaria con mutamento dell’aspetto esteriore degli immobili e manutenzione straordinaria; interventi di restauro e risanamento conservativo, così come di ristrutturazione edilizia, necessari al superamento delle barriere architettoniche ed all’adeguamento degli immobili per le esigenze dei disabili, anche in aggiunta ai volumi esistenti.

Sono possibili, inoltre, demolizioni di edifici o di manufatti, opere di reinterro e di scavo, occupazioni di suolo ed installazione di manufatti, anche prefabbricati, nonché di strutture atte a soddisfare esigenze meramente temporanee, ma anche opere di urbanizzazione primaria. A seguito dell'approvazione di ieri, in Giunta, di un'integrazione al Pit, ora all'esame del Consiglio, saranno snellite le procedure e ci saranno fino a 70.000 piccoli atti in meno da gestire sul territorio regionale.

Il decreto appare incostituzionale, visto che il suo oggetto (norme edilizie ed urbanistiche) rientra nel governo del territorio, materia concorrente affidata alle Regioni (secondo l'art.117) e non tiene conto di quanto in Toscana ad oggi è già realizzabile con il Pit e la legge 1/2005. «Infine – conclude Conti – la strada indicata dal decreto per lo snellimento corre il rischio di dar vita ad un anno di dissesto urbanistico con tante complicazioni successive, con effetto domino, che potranno comportare un rischio di ritorno negativo in termini di blocco delle attività edilizie qualificate e di prospettive di investimento pubblico e privato sulle citt&a grave;, che notoriamente sono il cuore e il motore dell’economia, da sempre.

Se poi vogliamo aprire una discussione seria per migliorare ulteriormente le procedure, noi siamo disponibili a sederci intorno a un tavolo e ad aprire il confronto. Ma non a costo di stravolgere il nostro territorio».
“E’ stato bravissimo il presidente Berlusconi con un paio di battute a ‘vendere’ agli italiani un ‘piano casa’ molto modesto e povero di risorse presentato come se fosse il grande Piano Fanfani degli anni Cinquanta. In Toscana, al contrario delle boutade del Governo, l’edilizia diventa il volano per l’economia con un vero piano casa straordinario da 250 milioni già pronti - la metà dell’intero investimento nazionale! - per garantire nuova edilizia sostenibile con l’obbligo dell’autosufficienza energetica, ristrutturazioni del patrimonio edilizio pubblico degradato per assegnarlo a chi ne ha diritto e bisogno, sostegni all’affitto.

E le nostre normative già autorizzano scambi tra impiantistica energetica rinnovabile e il 10% in più di volumetrie, ma laddove è consentito dalla legge. La semplificazione degli adempimenti in materia edilizia è un obiettivo non solo da condividere, ma da sottoscrivere e che noi pratichiamo e forse non riusciamo bene a comunicare”. Così Erasmo D’Angelis (Pd), presidente della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale, interviene nel confronto sul piano casa e sulle proposte del presidente Martini.

“Noi non siamo i signornò – continua D’Angelis - né stiamo fermi né aspettiamo le mosse del Governo. Apriremo migliaia di nuovi cantieri per l’edilizia in tempi brevi e nel rispetto delle regole urbanistiche, un’operazione che tutela innanzitutto i proprietari di abitazioni e il nostro territorio che mai come oggi è un bene primario nella competizione economica. E se il Governo dovesse procedere con la sua deregulation urbanistica, in tre settimane siamo in grado di approvare una legge regionale che tuteli la dignità delle nostre norme urbanistiche, le più avanzate e semplificate d’Italia, insieme al diritto dei proprietari ad avere garantito in tempi sempre più brevi e con Dichiarazioni di Inizio Attività, l’esigenza di ammodernare e allargare le proprie abitazioni o le strutture aziendali, di ristrutturarle con l’impiantistica energetica”.

“E’ sacrosanta la protesta delle Regioni e l’annuncio del Presidente Martini – spiega D’Angelis - del ricorso alla Corte costituzionale anche perché molti amministratori del centrodestra si accorgono che di edilizia in questo presunto piano casa c’è poco o nulla, ma dentro si nasconde il virus di un condono preventivo anticipato. Più che rilanciare l’economia, rilancerà alla grande gli interessi di qualche furbetto, dei più forti immobiliaristi e di qualche speculatore. Per noi – conclude il presidente della Commissione Territorio e Ambiente - l’edilizia sostenibile è uno dei “mercati di punta” per i prossimi anni su cui scommettere per sviluppare occupazione e innovazione, muovere nuove filiere produttive, riqualificare e rinnovare il patrimonio edilizio”.

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