8 dicembre: il giorno dell’albero di Natale.
Con l’abete “vero” si fa un un bel regalo all’ambiente

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 dicembre 2007 15:07
8 dicembre: il giorno dell’albero di Natale.<BR>Con l’abete “vero” si fa un un bel regalo all’ambiente

Firenze, 5 dicembre 2007- E' giorno in cui tutta la famiglia si riunisce di fronte all’abete (vero o sintetico) per addobbarlo con lucine, palline, angioletti e nastrini, e cominciare così ad assaporare e respirare il periodo delle festività. Ma quale albero scegliere? E soprattutto: come conservarlo prima, durante e dopo? Cinque apuani su dieci –secondo la Coldiretti, che ha stilato una vera e propria guida dall’acquisto alla conservazione- opteranno per la soluzione “abete vero”, la soluzione ottimale perché oltre a salvaguardare il territorio, riduce l’inquinamento ambientale e contrasta i cambiamenti climatici; il restante, di copie sintetiche recuperate da soffitti e cantine, o acquistate ex novo.

Sul mercato un abete vero si trova dai quindici euro fino addirittura a piu’ di 500 a seconda delle dimensioni, della varietà e del vaso in cui è riposto. “Scegliete l’avete naturale – invita i cittadini Vincenzo Tongiani, Presidente della Coldiretti Apuana – perché si tratta di una coltivazione che, nel rispetto del delicato equilibrio dell'ambiente, può rappresentare una ideale forma di utilizzo di terreni marginali di media collina e montani (la più grande produzione italiana è proprio in Toscana con circa 800 ettari destinati a questa coltivazione e tra le province di Arezzo e Pistoia), oltre che una forma interessante di integrazione dei redditi e di utilizzo di terreni ex agricoli e di pascoli altrimenti destinati all'abbandono e al conseguente degrado idrogeologico.

Acquistare albero naturali significa contribuire ad evitare pericoli di frane e a diminuire il pericolo d’incendi e ad aiutare la nostra agricoltura, e poi, l’abero vero è più bello e profumato”. Veniamo ai consigli di Coldiretti. Prima di tutto – spiega l’organizzazione agricola - misurare con cura l'altezza del soffitto di casa per non trovarsi con un albero troppo alto. All'aperto gli alberi sembrano molto più piccoli che all'interno ed il rischio di portare in casa un albero non adatto è molto alto.

Una volta prese le misure, e fatto i dovuti accorgimenti, è arrivato il momento di scegliere l’abete. Al vivaio non andare alla ricerca di un albero perfetto perché ogni esemplare tende ad avere un lato meno ricco di rami nella parte cresciuta verso nord; del resto, si tratta di un albero vivo la cui naturale asimmetria è sicuramente compensata dall’autenticità dello stesso. E se perde gli aghi? Tutte le conifere - sottolinea Coldiretti - tendono a perdere gli aghi nella parte interna dei rami ma questo non significa che l'albero sia vecchio e in ogni caso, per evitare di sporcare macchine e case, chiedere al vivaista di scuotere l'albero per far cadere gli aghi secchi.

Una volta a casa? Fondamentale è sistemare l’albero in un luogo luminoso, fresco, lontano da fonti di calore, come stufe e termosifoni e al riparo da correnti d’aria e folate di vento. Spesso la voglia di natale porta ad esagerare negli addobbi: Coldiretti consiglia di evitare addobbi pesanti per non spezzare i rami o incurvare l’albero come di non spruzzare neve sintetica e spray colorati. Come conservarlo bello e sano? Mantenendo la terra umida ma non eccessivamente bagnata, anche con l'utilizzo di un nebulizzatore, che potrebbe essere applicato anche ai rami (in assenza di fili elettrici!).

E finito il Natale? Un balcone o un bel giardino sono i posti migliori, così vi sembrerà, che la festa non sia mai finita.
94 tonnellate di anidride carbonica in meno nell’atmosfera grazie all’albero di Natale “vero”, anziché l’abete di plastica (100 grammi contro 20 chili di CO2 ad albero). Insomma portando a casa un abete coltivato in Casentino o nella montagna pistoiese facciamo un bel regalo natalizio al nostro ambiente. Rilanciando l’economia di aree rurali spesso svantaggiate.

E’ quanto è emerso dalla giornata di studi che si è svolta oggi a Poppi (Ar), organizzata dall’Arsia, l’Agenzia regionale per lo sviluppo l’innovazione del settore agricolo e forestale, in cui sono stati presentati i risultati e le attività del progetto di ricerca “Produzione biologica di piante ornamentali Pro.Bi.Orn” che ha affrontato in maniera organica le problematiche collegate al florovivaismo biologico e in particolare, appunto, all’albero di Natale. Sono circa 1000 (con 10mila addetti) le aziende vivaistiche specializzate che producono alberi di Natale in Italia di cui la quasi totalità in Toscana (Pistoia e Arezzo) e Veneto.

In Toscana la produzione è in circa 800 ettari fra il Casentino e l’Appennino pistoiese. Per produrre, ad esempio, 500mila alberi di Natale in plastica si consumano 10mila tonnellate di petrolio e si consumano 88.500.000 kg di acqua immettendo nell’ambiente 11,5mila tonnellate di anidride carbonica. Con l’abete vero, invece, tutto questo si riduce: 45,2 grammi di petrolio ad albero (per 500mila alberi di Natale veri 22.500 kg di petrolio) e 103g di anidride carbonica (51.500 kg per 500mila alberi).

Emissioni che si ridurrebbero a zero se la coltivazione fosse biologica. "E’ fondamentale far capire i vantaggi dell’albero di Natale coltivato – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, amministratore Arsia -: ne guadagna soprattutto il nostro ambiente, e con la coltivazione biologica dell’abete natalizio possiamo eliminare anche quel minimo di impatto ambientale esistente, che è comunque di gran lunga minore rispetto all’albero di plastica. Inoltre incentivare il vivaismo come produzione dell’albero permette di riqualificare l’economia di aree montane della Toscana, ritenute marginali per l’agricoltura convenzionale, ma che possono trovare in questa produzione uno sbocco commerciale alternativo e che offre reddito a molti agricoltori.

E con questa coltivazione – aggiunge – si contribuisce al mantenimento della stabilità delle aree montane, occupando terreni che, altrimenti, correrebbero il rischio di abbandono con conseguenze negative sulla stabilità idrogeologica del territorio". Il progetto, durato due anni, è stato finanziato da Arsia, tramite bando pubblico, e gestito dal consorzio per l’Albero di Natale del Casentino (CANC), con il coordinamento scientifico del C.R.A. - Unità di ricerca per il vivaismo e la gestione del verde ambientale e ornamentale di Pescia e ha visto la partecipazione di sedici soggetti, tra partner attivi e sponsor.

Sono molte le potenzialità di mercato per l’albero di Natale biologico, e grazie alla ricerca oggi abbiamo strumenti e metodi alternativi al diserbo chimico, di difesa fitosanitaria e per la produzione di talee con metodi biologici. Un’importante iniziativa di comunicazione per i consumatori è stata svolta dal Consorzio dell’albero di Natale del Casentino, che ha portato gli abeti casentinesi nel centro di Milano illustrando i vantaggi derivati dall’abete coltivato.

LA TRADIZIONE
La tradizione di ornare un albero sempreverde in occasione del Natale, è originaria della Germania del VII secolo, dove gli abitanti erano soliti addobbare le querce con pietre colorate che col passare del tempo vennero sostituite con ghirlande, nastri e frutti colorati.

Questa usanza - sottolinea la Coldiretti - venne sempre più collegata alla festività del Natale al punto che si finì per sostituire le querce con gli abeti in quanto, la loro forma triangolare poteva simboleggiare la Santissima Trinità. Verso la metà del 1800 alcuni fabbricanti svizzeri e tedeschi cominciarono a realizzare leggeri ninnoli di vetro soffiato che diventarono l'ornamento tradizionale dell'albero natalizio. Questa pratica, già comunissima alla fine dell'Ottocento in Nord Europa e negli Stati Uniti, si è diffusa rapidamente in Italia a partire dagli anni ‘50, tanto che oggi l'Albero di Natale è tradizione comune nella maggior parte delle famiglie.


Andrea Berti

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