Piano integrato sociale: 50 milioni per la non autosufficienza

Redazione Nove da Firenze
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31 ottobre 2007 16:13
Piano integrato sociale: 50 milioni per la non autosufficienza

Firenze – Sarà pari a 50 milioni (in parte reperiti con gli stanziamenti previsti nella Finanziaria del governo, in parte finanziati con risorse proprie della Regione) il primo stanziamento con cui si dà avvio al progetto per la non autosufficienza. Un progetto, ha ricordato l’assessore Gianni Salvadori nella sua comunicazione al Consiglio regionale, che “è parte integrante del Piano integrato sociale regionale (Pisr)”.
La comunicazione di Salvadori è stato il primo atto di una discussione che ha unificato tre distinti atti iscritti all’ordine del giorno del Consiglio regionale: l’adozione del Pisr, l’approvazione della legge che modifica il vecchio ordinamento in materia di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale e l’informativa stessa dell’assessore.
L’assessore ha ricordato che in Toscana “c’è una condizione eccezionale: si vive molto a lungo e si vive bene”.

Ma questo fa sì che la popolazione con oltre 65 anni di età sia pari a 830 mila persone. Di queste, circa 80 mila non sono autosufficienti, la metà dei quali classificate come gravi. “L’obiettivo del Piano – ha detto Salvadori – è di assistere tutti gli 80 mila cittadini non autosufficienti, ma in via prioritaria vogliamo subito dare risposta ai 40 mila che si trovano in condizione di estrema gravità, perché la scelta strategica di fondo è quella di superare il ricovero nelle Residenze sociali assistite per consentire di gestire la non autosufficienza all’interno delle famiglie”.

Punto di partenza, i 50 milioni derivanti dalla Finanziaria del governo e dalle risorse proprie della Regione. Il progetto, che avrà carattere di continuità nel tempo, “prevede – ha spiegato l’assessore – un punto unico al quale la famiglia potrà rivolgersi e un’unità di valutazione multiprofessionale che dovrà definire il percorso di assistenza personalizzata, dovrà verificare l’efficacia degli interventi e dovrà individuare il responsabile del processo di cura al quale la famiglia potrà rivolgersi in presenza di problemi”.

Il via all’esperienza pilota del progetto avverrà tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008.
“Questo Piano integrato sociale (Pisr) rappresenta una svolta nelle politiche regionali, perché anticipa quanto avverrà in futuro, quando il Pisr e il Piano sanitario saranno oggetto di un unico provvedimento”. Lo ha detto il presidente della commissione Sanità, Fabio Roggiolani, illustrando la proposta di delibera di adozione del Pisr all’interno della più ampia discussione sugli atti che riguardano le politiche sociali.

Il Pisr, ha detto Roggionali, effettua una ricognizione delle risorse attivabili per l’attuazione delle politiche sociali e socio-sanitarie integrate in Toscana, stimandole nel quadriennio 2007-2010 in una cifra complessiva pari a 1.604,28 milioni di euro. Il quadro degli interventi delineati dal piano si fonda su alcuni cardini: innanzitutto l’integrazione sociosanitaria, in secondo luogo l’individuazione dei livelli di cittadinanza sociale cui attenersi per garantire risposte appropriate ai bisogni.

Fra gli obiettivi da realizzare, i punti unici di accesso, il pronto soccorso sociale e la definizione del rapporto tra numero di assistenti sociali e popolazione, che viene lasciata alle singole realtà. Per quanto riguarda gli interventi di settore sono fissate alcune priorità: la non autosufficienza, i processi migratori, le problematiche giovanili. Per quanto riguarda la futura integrazione del Pisr con il Piano sanitario regionale, Roggiolani ha spiegato che la scelta è dettata dalla consapevolezza che “un efficace intervento sociale è alla base di un importante risparmio nel settore sanitario, e viceversa”.

Ancora, ha aggiunto Roggiolani, “si tratta di un piano che mette in movimento una serie di nuovi strumenti più flessibili e soprattutto il concetto di multifamiliarietà: l’idea che più persone sole o nuclei familiari si uniscano in mutuo soccorso e che a questi nuclei si appoggino servizi aggiuntivi”. Sono previsti anche la nascita di strumenti finanziari e fondazioni per garantire assistenza ai disabili anche dopo la scomparsa dei familiari. “Insomma si punta, con organizzazioni meno ‘sanitarizzate’, ad ampliare la piattaforma, oggi eccessivamente ristretta, di color che possono beneficiare degli interventi sociali”.

Infine, grande attenzione anche alle nuove povertà, frutto dei cambiamenti della società contemporanea, attraverso lo sviluppo degli interventi di bassa soglia.
Servono atti concreti: questo l’appello di Anna Maria Celesti (Forza Italia) che si è soffermata in particolar modo sulla questione della non autosufficienza. Secondo Celesti nei prossimi anni si assisterà a un aumento dei casi di non autosufficienza in Toscana a causa dell’invecchiamento della popolazione, e i 51 milioni di euro previsti nel piano sono troppo pochi.

“La Giunta deve chiarire – ha commentato Celesti – come verranno utilizzati questi soldi: a quali anziani e a quali famiglie sarà fornito supporto? Con quali criteri di priorità, visto che non potranno coprire tutte le esigenze?”. La consigliera ha sottolineato che anche l’ipotesi di aiutare le famiglie con un assegno non è sempre applicabile, perchè molti nuclei familiari non possono tenersi gli anziani in casa e dunque occorrono percorsi di accompagnamento e soluzioni alternative.

Marco Carraresi (Udc) ha ricordato che il piano arriva con due anni e mezzo di ritardo, e questo ritardo ha provocato un’urgenza e di conseguenza una compressione e una strozzatura del dibattito. “L’assessore in questa sede non ha dato un contributo di chiarezza – ha commentato Carraresi -. Per quanto riguarda la non autosufficienza la risposta in Toscana è parziale e non adeguata. Più di 3000 anziani sono in lista di attesa per il ricovero in residenze sanitarie assistite, e le attese duranto anche due anni.

Se l’obiettivo nel prossimo triennio è quello di realizzare ulteriori 1000 inserimenti, questo significa che comunque le liste non saranno azzerate”. Secondo Carraresi, le risorse stanziate non sono sufficienti e dunque il piano rischia di rimanere un libro dei sogni. Da parte di Marco Cellai (An) è arrivata una denuncia per “l’atteggiamento di pressione che il presidente dell’Anci Paolo Fontanelli ha esercitato, attraverso una lettera al presidente del Consiglio regionale in cui si chiedeva di portare l’atto all’approvazione di questa seduta.

Si tratta di un’interferenza inaccettabile nei lavori dell’assemblea”. Il consigliere di An ha poi spiegato che la valutazione negativa del piano da parte del suo gruppo è dovuta a una sommatoria di motivi, fra cui l’assenza nel piano del riconoscimento del diritto del cittadino all’esigibilità delle prestazioni, la non accettazione della valutazione Isee per la contribuzione economica del solo assistito, “l’inadeguatezza e l’aleatorietà del fondo per la non autosufficienza”.

Il presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini ha informato Cellai e l’aula di non aver ricevuto la lettera, e che comunque la commissione Sanità ha svolto i suoi lavori secondo il calendario previsto, senza essere sottoposta a pressioni di sorta. Un giudizio positivo al piano integrato sociale, a nome del coordinamento dei gruppi di sinistra, è stato espresso da Alessia Petraglia (Sinistra Democratica). Per Petraglia il nuovo piano contiene politiche consolidate, con l’obiettivo dell’alta integrazione sociosanitaria, che contribuiscono a creare quella coesione sociale che rappresenta in Toscana una grande risorsa.

“Troviamo ben rappresentati i bisogni relativi alle varie fasi della vita – ha detto la consigliera – a partire dai bambini, i giovani, le donne, fino ad arrivare agli anziani e ai non autosufficienti e agli immigrati. Il provvedimento si distingue per l’attenzione alle famiglie, a tutte le famiglie”. Da sottolineare, fra i tanti interventi, quelli di sostegno ai percorsi di recupero da violenza e abusi, così come, secondo Petraglia, è da valorizzare il ruolo dei consultori per il sostegno alle famiglie.

Quanto alla non autosufficienza, anche la consigliera ha avvertito che in futuro la questione si aggraverà: “dobbiamo dunque inaugurare nuovi strumenti, fra cui il potenziamento dell’assistenza domiciliare”.

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