Citarella e i Tamburi del Vesuvio a San Salvi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 agosto 2007 15:50
Citarella e i Tamburi del Vesuvio a San Salvi

Una serata di musica ma anche di teatro, di danza: un irresistibile e festoso vulcano di energie.
Quest’anno i Chille, da buoni napoletani, hanno inserito questo concerto intitolato Voce ‘e popolo e in scena giovedì 23 agosto alle ore 21,30, in un progetto CantaNapoli che vedrà l’indomani esibirsi l’attore e chansonnier napoletano Vincenzo De Caro in Io le canto così…e poi le cucino. E’ possibile acquistare un miniabbonamento ai due spettacoli a soli 10 euro; per una singola serata, biglietto a 8 euro.

Data la limitatezza dei posti disponibili, si consiglia una tempestiva prenotazione.
Alla base del lavoro di Nando Citarella e dei Tamburi del Vesuvio c’è la tradizione, la storia della tradizione musicale del sud Italia, da sempre amata, rispettata ma principalmente ricreata da Nando secondo la sua sensibilità, le sue scelte e le sue personalissime contaminazioni.
Voce ‘e popolo - il cui sottotitolo in tre lingue Vamos-Jalla-Jamme è un invito ad andare, a muoversi - ci propongono un “racconto in musica”: la fiaba sull’antica rivalità tra la formica e la cicala; i canti del mare di provenienza arabo-andalusa; i lamenti d’amore del Gargano; la suite costiera con l’eleguà e il canto a O batalà di origine nigeriana; danze tradizionali dalla tammurriata alle tarantelle o gnawantelle.
Ma c’è qualcosa in più, oltre il “racconto in musica”, che dal cuore nocerino si allarga a tutta l’Italia meridionale, ci sono oggi danze e i suoni di altre terre del Mediterraneo con la commistione realizzata da Nando Citarella dal ballo tondo sardo alla danza bulgara su ritmo kopanitza detta anche “Olofanitza” e ancora con canti danze portate in scena da voci maschili e femminili che raccontano la vita del popolo, i “faticatori”, le mondine, i marinai, voci così intense da trasformare il “racconto in musica” in “musica nel racconto”.

Musica è il modo di raccontare la tradizione, l’evoluzione, la contaminazione. Musica è il colore con cui scrivono la loro personale lotta, la loro ricerca, il loro viaggio,la difficoltà di essere esseri umani, del rifiuto della violenza, della lotta, della solidarietà, della solitudine, della coerenza e della resistenza. Museca è ll’ommo quanno nasce e alluccanno forte fa nguè nguè.
In scena a San Salvi Nando Citarella (voce, tammorra, chitarrino, marranzano), Valerio Perla (batà, congas, cajon, shekerè, voce), Carlo “Olaf” Cossu (violino, didgeridoo), Gabriella Aiello (voce, tammorra, castagnette), Abballa Mohamed (darbuka, riq, nai), Gabriele Gagliarini (cajon, daolla, bendir, congas, batà, voce) e la danzatrici Valentina Mahira (danza orientale) e Giorgia Celli (danza flamenca).

Appuntamento da non perdere, quindi per giovedì 23 agosto.
Ancora Napoli in Io le canto così…e poi le cucino, uno spettacolo di e con Vincenzo De Caro, con musiche eseguite dal vivo da Fabrizio Mocata in scena venerdì 24 agosto, sempre alle ore 21,30. Musicalità, malinconia, profumi e sapori che sembrano uscire dai vicoli della vecchia Napoli, si mescolano a una teatralità, ora drammatica ora urlata, in uno spettacolo immaginifico e trascinante.
Un attore solitario, lo spettro di una donna come unico interlocutore di dialoghi quotidiani, un camerino teatro di un rituale magico che ogni sera si consuma intorno al cibo: “carne e sugo, sugo e carne e gira e gira…”.

In questa cornice, sempre in bilico tra il comico e il surreale, sfilano storie e personaggi che fanno rivivere momenti indimenticabili del teatro e della canzone napoletana del secolo passato. Su tutto aleggia la figura di Edoardo, evocata attraverso le sue ricette raccolte nel libro Si cucine cumme vogli’i’, nel quale s’insegna anche a fare il celebre “ragù” di Sabato domenica e lunedì, mentre la musica e le canzoni rendono omaggio ad altri maestri del nostro cinema e del teatro: da Totò a Vittorio De Sica fino ad Anna Magnani.

Arricchiti da influenze jazz e arabeggianti, da coloriture popolari e dai ritmi del tango, alcuni tra i brani più amati della storia della canzone partenopea vengono riproposti nell’originale interpretazione di Vincenzo De Caro, maestro di un recitar-cantato all'insegna della più maliziosa e ammiccante comicità.

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