Rimedi Naturali: morte al ginseng
I medici fitoterapeuti annunciano per ottobre un congresso internazionale sulle medicine tradizionali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 maggio 2007 14:09
Rimedi Naturali: morte al ginseng<BR>I medici fitoterapeuti annunciano per ottobre un congresso internazionale sulle medicine tradizionali

Firenze – Morire per una radice di Ginseng. Considerato che di Ginseng in Italia e in Europa si fa gran uso, oggi la stampa riporta con evidenza la notizia del decesso di un giovane cinese per averne mangiato, a mo’ di insalata, un’intera radice regalatagli dalla moglie. Il dottor Mei Quanxi, dell’ospedale Zhongshan di Canton, ha riferito della morte di un signore di mezza età che si è mangiato un’intera radice di ginseng, la pianta più consigliata per combattere il senso di stanchezza primaverile, o ai soggetti di mezz’età che vogliono incrementare i livelli di concentrazione e di memoria.

Era noto che il ginseng può causare nervosismo, insonnia, eruzioni cutanee, gonfiore alle gambe e diarrea, non la morte.
E’ dunque il caso di preoccuparsi? A scongiurare allarmi ingiustificati interviene il dottor Fabio Firenzuoli, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Fitoterapeuti (Anmfit), direttore all’ospedale S. Giuseppe di Empoli del Centro di Medicina Naturale e del Centro di riferimento per la Fitoterapia della Regione Toscana.
Spiega dunque Firenzuoli che in Italia il Ginseng non si mangia.

Primo, perché è una pianta di origini orientali che in Europa non viene coltivata per mancanza di condizioni climatiche. Secondo, perché se ne importano, anche se in grandi quantità, solo estratti o radici secche con cui l’industria farmaceutica produce farmaci e integratori.
In altre parole, è impossibile acquistare radici di Ginseng sulle bancarelle dei mercati accanto a ravanelli e cetrioli. Le si trovano semmai, sotto forma di pasticche, nelle confezioni di integratori in vendita nelle farmacie o dall’erborista.
“Mangiare radici crude di Ginseng in insalata”, spiega peraltro Firenzuoli, “equivale a mangiare foglie di pomodoro o la mandorla delle pesche.

E’ un uso improprio”.
“Esamineremo questo tipo di rischi”, ricorda Firenzuoli, “ma anche le molte positive opportunità che le varie medicine di origine popolare e tradizionale ci offrono. Per restare al Ginseng, può infatti essere usato correttamente anche in medicina per aumentare la concentrazione e il livello di attenzione, per migliorare le prestazioni sessuali, aumentare il tono muscolare e combattere così la stanchezza. E’ dunque molto adatto in questa particolare stagione calda per combattere stanchezza e abbassamenti di pressioni”.
Quanto gli integratori a base di Ginseng possono invece avere effetti collaterali e controindicazioni.

Il rischio è che interagiscano con certi farmaci di sintesi, per esempio anticoagulanti o farmaci per il diabete. Quindi attenti soprattutto alle dosi. Una pasticca una tantum va bene, una cura prolungata ha invece sempre bisogno di controllo medico.
“Questo”, ricorda Firenzuoli, “per dire che non sempre la tradizione popolare ce le racconta giuste. La storia dell’Aloe è tipica: è la pianta più utilizzata dai pazienti oncologici perché ritenuta anticancro. In realtà la verifica scientifica ha dimostrato che contro il cancro non ha poteri e che addirittura interagisce con alcuni farmaci chemioterapici riducendone l’efficacia.

Non solo: nella pianta sono state trovate anche sostanze alcaloidi simili a quelle della cicuta, ossia veleni. Ecco quindi l’importanza di un convegno scientifico sui rimedi e sulle medicine tradizionali”.

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