Segretari comunali: un’antica professione che si rinnova

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 aprile 2007 14:57
Segretari comunali: un’antica professione che si rinnova

Il 5 aprile scorso è scaduto il termine di presentazione delle domande di partecipazione al corso-concorso per 390 posti finalizzato all’iscrizione all’albo dei segretari comunali. Dopo anni di incertezze sul ruolo e status del segretario comunale il segnale che arriva da questa operazione di robusta immissione in ruolo di giovani laureati è che forse un’attenzione maggiore per le delicate funzioni svolte dai segretari va emergendo nel nostro ordinamento.
Il segretario comunale è una figura di pubblico funzionario antica e prestigiosa: fece la sua comparsa nel medioevo come “cancelliere-notaio” al servizio delle comunità locali ed ebbe come massimo rappresentante Niccolò Machiavelli durante l’età comunale.

Nella storia del nostro paese il segretario comunale ha sempre messo a disposizione delle comunità locali la propria competenza e la propria cultura: non è un caso che i segretari comunali abbiano espresso figure di notevole spessore culturale, basti pensare a Virgilio Testa, segretario generale del comune di Roma negli anni ’30, intellettuale di rilievo e uno degli artefici della riforma urbanistica del 1942.
Solida preparazione giuridica e versatilità nell’affrontare gli innumerevoli problemi che si presentano nella vita quotidiana di un comune: queste caratteristiche hanno sempre fatto del segretario comunale un professionista a tutto tondo, impegnato sia nella risoluzione del contenzioso che nella direzione di tutta la macchina comunale, prezioso consulente per gli amministratori e impiegati comunali.
Per la verità, il forte processo di rinnovamento della pubblica amministrazione, soprattutto locale, degli anni ’90 ha appannato l’importante ruolo svolto da questo pubblico funzionario: di fronte al movimento inarrestabile dei sindaci, eletti direttamente dal corpo elettorale e per questo investiti di un’autorità che le leggi hanno attribuito loro, i segretari sono stati visti, a torto, come burocrati di un’altra epoca, mal sopportati come funzionari prefettizi e non in linea con le dinamiche di forte snellimento dell’azione amministrativa che le norme dichiaravano di voler accelerare.
E così, con l’incubo di un imminente referendum abrogativo che avrebbe cancellata questa figura, arrivava nel 1997 la cd.

Riforma “Bassanini” dei segretari comunali, che li trasformava in funzionari non più dipendenti dal Ministero dell’Interno ma iscritti in un albo nazionale e nominati direttamente dai sindaci: è stato il primo meccanismo di “spoil system” introdotto nel pubblico impiego, con il sindaco che ha il potere di revocarli e non confermarli.
Oggi a distanza di 10 anni, dopo gli ultimi opportuni ripensamenti da parte della Corte Costituzionale su un sistema di “spoil system” selvaggio, si riesce a mettere a fuoco l’importante ruolo svolto dal segretario comunale, a presidio della legalità e imparzialità negli enti locali.

Non erano forse da buttar via i valori che il segretario comunale ha incarnato per molto tempo, se è vero che il disegno di legge delega sul nuovo codice delle autonomie locali evidenzia la necessità di una figura di vertice negli enti locali per coniugare l’efficienza con la regolarità e per garantire il raccordo tra gli organi politici e burocratici nonché il coordinamento unitario dell’azione amministrativa e per assicurare il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione.
Ecco delinearsi l’antica professionalità declinata secondo le esigenze di un’amministrazione pubblica moderna.

Il segretario comunale come il giurista dell’ente locale, garante della regolarità amministrativa in un contesto di incertezza normativa, dotato anche di un forte orientamento all’organizzazione delle risorse umane e finanziarie e in possesso di visione strategica per dirigere un ente locale, non più diretto erogatore di servizi, ma centro catalizzatore dell’azione congiunta di soggetti pubblici e privati chiamati a contribuire allo sviluppo di un territorio.
E’ per questo che i giovani che entreranno in carriera siano motivati e formati adeguatamente, prima ancora che sotto il profilo tecnico-giuridico, sotto il profilo di un’etica pubblica e professionale, improntata all’imparzialità, al rispetto delle regole e della cosa pubblica.

(Roberto Onorati)

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