Olio extravergine: attenta Toscana, nel Meridione la qualità cresce

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 marzo 2007 00:05
Olio extravergine: attenta Toscana, nel Meridione la qualità cresce

SORRENTO- Il responso ufficiale è apparentemente rassicurante. Nei giorni scorsi a Sorrento, il premio Sirena d'Oro, il concorso nazionale degli oli a denominazione di origine protetta, organizzato dalla Regione Campania in collaborazione con l'Associazione città dell'Olio, è stato attribuito a produzioni calabresi, siciliane e toscane (l'azienda agricola Carraia di Trequanda della Dop Terre di Siena). Ma che il segno del comando non sia più soltanto in mano toscana lo dice il complesso delle menzioni assegnate nella quinta edizione dell'ambita rassegna sorrentina: cinque sono rimaste al sud (due delle quali in Sicilia) e altrettante nel centro Italia (di cui due nella nostra regione).
Se poi decidiamo di andare a visitare l'agricoltura meridonale sul posto, come ha fatto Nove da Firenze nei giorni scorsi, la questione si fa anche più complessa.

Come a San Mauro, in provincia di Salerno, dove la cooperativa Nuovo Cilento anima un'iniziativa imprendiatoriale che coinvolge 280 agricoltori. Un'idea nata 30 anni fa dalla generazione che tornava a casa con un bagaglio di esperienze culturali e professionali sviluppate al Nord. E nel corso dei decenni gli ideali politici, supportati dal sostegno degli enti locali, si sono trasformati in investimenti per qualificare le aziende, in produzioni di qualità, in riscoperta delle tipicità locali a rischio estinzione.

Fino a certificare l'extravergine con la Denominazione di origine protetta, pluripremiato negli ultimi anni. Fino a inviare l'olio biologico in Gran Bretagna, dove la Body Shop lo acquista per impiegarlo nei propri prodotti di pregio. Il frantoio impiega il sistema integrale di estrazione dell'olio e il più a freddo esistente e rispettoso della conservazione delle proprietà nobili dell'oliva, gli antiossidanti (polifenoli e vitamina E). Gli scarti vengono reimpiegati nella produzione di energia (il nocciolino) e come fertilizzanti (la sansa) con sistemi meccanizzati, che la cooperativa per prima nel mondo ha strutturato.
La Nuovo Cilento è un esempio d'eccellenza in un panorama ormai consolidato.

Paradossalmente, proprio i gap tradizionali del Mezzogiorno, come il latifondo, hanno favorito lo sviluppo di una produzione oliecola di qualità, quella Dop, che richiede dimesioni di impresa consistenti. Il risultato è che delle 36 aree a Denominazione italiane ben 21 sono sorte al Sud. Come quella della Penisola Sorrentina, una Dop baciata dal mare e dal sole cari al turismo, ma che produce un extravergine fruttato medio con prezzi al litro da € 16,00 contro € 18,00 della Dop Chianti. Senza nulla da invidiare alla ricettività agrituristica della Toscana, vantando la Costiera di Sorrento strutture del calibro di Villa Angelina, residenza ed azienda agricola appartenute ad Achille Lauro, che sulla scogliera affaciata davanti a Capri usava ospitare Benito Mussolini, nelle sue scappatelle con Claretta.
Per "fortuna" nostra il Sud ha tanti problemi infrastrutturali che rendono ancora difficile la distribuzione dei suoi prodotti di qualità.

Come accade in Costiera di Amalfi dove, nonostante le tipicità delle produzioni di Olio e vino a Furore, o del Limone ad indicazione geografica tipica, spostare le merci verso i mercati del Nord d'Italia è talmente costoso da rendere difficile la loro commercializzazione. Con buona pace dei consumatori, che quando trovano sui banchi di vendita il Limone d'Amalfi sono costretti a diffidare delle imitazioni.

Nicola Novelli

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