Alluvione: oggi il Consiglio regionale a Pontedera, domani il “giorno” dei fiorentini, ma si registrano anche critiche feroci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 novembre 2006 14:02
Alluvione: oggi il Consiglio regionale a Pontedera, domani il “giorno” dei fiorentini, ma si registrano anche critiche feroci

Firenze 06/11/206- Il Consiglio Regionale, domani 7 novembre, rende omaggio allo spirito di iniziativa degli angeli del fango fiorentini. La giornata, infatti, sarà dedicata a quelle migliaia di alluvionati di Firenze che trovarono lo spirito e la voglia di aiutarsi, gli uni con gli altri, a risorgere dal più devastante evento del dopoguerra. Con inizio alle ore 10, nella Sala del Gonfalone, si terrà l’incontro: “Firenze, quando gli Angeli scesero nel fango. Il ricordo di quei giorni: una grande speranza” nel corso del quale verranno presentati documenti e filmati, verrà reso omaggio alle vittime dell’alluvione e a quanti lavorarono per la loro città.

Il presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini e il presidente della commissione Territorio e Ambiente Erasmo D’Angelis consegneranno un riconoscimento ai fiorentini impegnati in prima linea per la rinascita della loro città, delle case, delle botteghe, del patrimonio artistico e culturale. L’incontro sarà coordinato dal giornalista Sandro Bennucci (La Nazione). Sono previsti gli interventi dei consiglieri regionali ‘angeli del fango’ come Marco Cellai, Severino Saccardi, Vittorio Bugli e porteranno la loro testimonianza molti fiorentini come Susanna Agostini, Paolo Badii, Antonina Bargellini, il giornalista Rai Marcello Giannini, il campione di nuoto Gianni Lonzi, il cantautore Riccardo Marasco e tantissimi altri.
Non solo quanto avvenne a Firenze, il capoluogo ferito dalla furia delle acque dell'Arno, ma anche quanto accadde nel resto della Toscana, il 4 novembre '66.

Riccardo Nencini, presidente dell'assemblea toscana, ha aperto la seduta solenne del Consiglio regionale che si è tenuta questa mattina alla Piaggio di Pontedera, nella sede del Museo Piaggio. Qui, il 4 novembre del 1966, le acque dell'Era invasero la piana e misero in ginocchio l'azienda che allora dava lavoro a seimila operai: "La scelta di Pontedera è un omaggio al resto della Toscana, che quello stesso 4 novembre, alla stessa ora nella quale l'Arno dilagava dalle spolette di Firenze, subì le alluvioni anche nella provincia di Lucca, di Grosseto, di Massa Carrara", ha detto il presidente.

"L'omaggio a quanto avvenne in tutta la regione, e non solo a Firenze: i primi Angeli del fango furono i fiorentini per Firenze e i toscani per i comuni: la Toscana non rimase con le mani in mano". Il presidente ha parlato di "esempio di storia umana e industriale" per definire il lavoro degli operai di Piaggio "che dettero un contributo decisivo per salvare il patrimonio industriale di una delle maggiori aziende in Italia e in Europa". Un contributo che fu "il frutto dell'azione congiunta di Istituzioni, autorità e cittadini: tutti fecero quanto era in loro potere".
Il sindaco di Pontedera, Paolo Marconcini, ha sottolineato che “questo Consiglio regionale straordinario rappresenta una sorta di risarcimento del deficit comunicativo che c’è sempre stato sulla sciagura subita da tutta la Valdera nel 1966”.

Tuttavia secondo Marconini è importante che “la ricorrenza dell’alluvione sia un’occasione di riflessione e non di celebrazione”. A Pontedera, quel 4 novembre 1966, non tracimò l’Arno ma il fiume Era e straripò dalla riva sinistra, quella che in teoria doveva essere più sicura, “perché il ponte di ferro sulla ferrovia, bloccando i detriti portati dall’incessante pioggia, costruì una sorta di diga che fece esondare l’Era”. Marconini ha ricordato che “Pontedera venne allagata e oltre 19 mila cittadini si ritrovarono senza casa e furono colpite le scuole, le fabbriche, i circoli, le biblioteche e purtroppo anche l’ospedale”.

Il sindaco ha poi sottolineato che “fra le fabbriche danneggiate ci fu la Piaggio” e ha voluto ringraziare l’azienda per la scelta che in quei drammatici giorni fece, cioè non dismettere gli stabilimenti, perché “allora si pose anche questo dilemma”. Lo stabilimento Piaggio, che solo da due anni aveva iniziato a produrre motocicli a Pontedera, rilanciò con la produzione del Ciao.
Anche il presidente della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni, ha voluto sottolineare “l’importanza della scelta del Consiglio regionale di svolgere una seduta in questa città e in questo luogo” e ha chiesto che “dal ricordo della sciagura di quarant’anni fa deve partire l’impegno concreto per la messa in sicurezza dei nostri territori e delle nostre città”.

Pieroni ha ricordato come “a Pontedera il 78 per cento delle imprese fu alluvionato mentre ad esempio a Pisa ciò accadde all’11 per cento delle aziende” e questo dato è servito al presidente della Provincia pisana per dire che “quell’alluvione mise letteralmente in ginocchio questa zona, da Pontedera a Castelfranco, da Santa Croce a San Miniato, così come accadde in molte altre zone della Toscana”. La Piaggio fu l’azienda più conosciuta fra quelle colpite e proprio la vicenda della Piaggio “è emblematica della capacità di reazione e ripartenza che mostrò di avere questo territorio”.
Il direttore generale del gruppo Piaggio, Daniele Bandiera, ha ricordato che “l’alluvione del 1966 arrivò in un momento particolarmente difficile per la Piaggio” che “due anni prima aveva vissuto la netta separazione fra le attività aeronautiche trasferite a Genova e quelle dei veicoli rimaste a Pontedera”.

Esattamente un anno prima, il 4 novembre 1965, era poi scomparso Enrico Piaggio che aveva scommesso sul futuro dello stabilimento pontederese. Inoltre “erano anni di forti tensioni sociali”. La decisione di non dimettere ma anzi di rilanciare da parte della direzione di Pontedera fu dunque “doppiamente coraggiosa”. Bandiera ha sottolineato che “lo stabilimento duramente colpito rilanciò con la produzione di nuovi scooter” e che “questa fu una scelta che avrebbe connotato il futuro dell’azienda” che “fu salvata anche grazie all’impegno degli operai che si preoccuparono di porre barriere per la difesa dei macchinari e per la custodia dei materiali di produzione”.

La storia recente dell’azienda “vuole continuare su quanto venne allora deciso”, ha aggiunto bandiera, “e anche per questo va consolidato il legame con il territorio”. Bandiera ha infine sottolineato che “a fine 2006 la produzione della Vespa a Pontedera supererà la quota di 100 mila unità” e che “esso è un livello che non si raggiungeva dagli inizi degli anni Novanta”.
Luca Ciabatti, membro dell'Ufficio di presidenza del Consiglio, dopo aver ricordato cosa significarono i giorni dell'alluvione per l'intera Toscana, ha parlato del fiorire di iniziative di questi giorni per "ricordare cosa accadde e per capire cosa fare perché non succeda mai più": "il governo del territorio - ha detto - è punto essenziale di ogni politica attenta ai bisogni delle comunità".

Per Ciabatti esistono due Toscane nell'immaginario collettivo: quella della cultura e dell'arte, il cui simbolo è Firenze; e quella del lavoro, delle attività produttive, della cultura del lavoro:
Pontedera e la Piaggio - ha aggiunto il consigliere - possono assurgere a simbolo di quelle attività produttive che nel '66 furono messe in ginocchio". Ciabatti ha ricordato che cosa era Piaggio per Pontedera e per la Valdera, nel '66: gli anni delle tensioni e delle lotte sindacali, i dubbi dell''azienda sul mantenimento delle attività dopo il disastro dell'alluvione.

E quindi, due giorni dopo il disastro, quando ancora le case degli operai erano invase di fango, la fila di questi ai cancelli, per lavorare e recuperare, per "dire senza parole che il lavoro era la propria identità sociale". Ciabatti ha chiuso il proprio intervento ricordando Renzo Remorini, ex sindaco di Pontedera, "piaggista protagonista di lotte operaie"; e Marco Fornaciari, un lavoratore della Regione morto in conseguenza dell'alluvione in Versilia.
Tommaso Fanfani, direttore della Fondazione Piaggio, si è detto "orgoglioso" del riconoscimento di Pontedera e della Piaggio come simbolo della Toscana "del lavoro" che fu ferita dall'alluvione.

"Qui siamo dentro al Fondazione Piaggio, pensata dall'azienda come vettore tra impresa, cultura e territorio". La Fondazione, ha spiegato Fanfani, è "anche il luogo dove si conserva la memeria della civiltà locale e del lavoro". Il direttore ha citato il patrimonio archivistico e documentale della Fondazione, con più di 150 mila documeti, carteggi e immagini: un archivio da cui Fanfani ha tirato fuori ciò che accadde quel 4 novembre del '66, e poi per il mese successivo: "Pontedera aveva in Piagggio non solo il motore della produzione, ma anche il motore sociale e civile".

Un motore capace di accendersi, anche in periodi di lotte e tensioni, nella "compattezza con l'azienda, che non è mai mancata". Fanfani, ha citato dai documenti firmati dall'allora direttore dello stabilimento, Francesco Lanzara: tra giorni dopo l'alluvione del 4, i lavori di ripristino erano avviati, "da chi dirige, a chi usa la ruspa e la pala".
Il piccolo badile d'argento, che il presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini ha donato a Fabio Bagagli, opeario, ben riassume il senso di questa seduta solenne dell'assemblea toscana sull'alluvione ed il mondo del lavoro.

Bagagli, trent'anni di lavoro in Piaggio, ha ricordato quegli anni difficili: anni di licenziamenti, milleduecento su seimilacinquecento operai, e la rivale Lambretta alla conquista di quote di mercato sempre più ampie. Licenziamenti che colpivano i sindacalisti e gli elementi più combattivi, come i "collettori", che riscuotevano le quote sindacali. E proprio per difendere il loro posto di lavoro, quegli operai, il lunedì dopo l'alluvione, si ritrovarono a spalare tra le macchine, in un mare di fango.

"Ai lavoratori di oggi - ha concluso Bagagli - voglio dire: rimbocchiamoci le maniche, come nel '66".
Poi la testimonianza di un altro "eroe per caso", sua eccellenza Vasco Bertelli, allora parroco. "Mi sento orgoglioso - ha detto - di essere pontadarese, dall'antica Pontadera, che allora si è rialzata per la seconda volta, con la stessa alacrità, come fece subito dopo la guerra". Il parroco ha ricordato il suo peregrinare in barca per portare piccoli aiuti, qualche medicinale e parole di conforto, la sua caduta in acqua e l'odore della nafta di cui non si è liberato per giorni.

Poi un appello agli amministratori:"fate tutto quello che è umanamente possibile per prevenire questi disastri".
"L'acqua portò via tante cose, ruppe le macchine, ma spazzò via anche il vecchio gruppo dirigente della Piaggio" ha sottolineato Giacomo Maccheroni, allora sindaco di Pontedera, poi assessore regionale e parlamentare socialista. Maccheroni ha ricordato la difficile realtà aziendale di quegli anni, con un ex ufficiale dei carabinieri a capo del personale, i reparti fonderia e verniciatura invivibili, ma anche la collaborazione nata con l'ingegner Vallecchi, che portò a celebrare proprio in fabbrica un evento della Resistenza, che vide i partigiani impedire ai tedeschi di distruggere uno stabilimento.

Poi il suo augurio ai consiglieri: "fate tutto quello che potere per allargare gli spazi di libertà e di benessere per il popolo toscano".
A concludere la seduta è stato il vicepresidente della Regione Toscana, Federico Gelli. "Dobbiamo avere il coraggio intellettuale di fare il punto sulle cose fatte e su quelle che restano da fare" ha dichiarato, ricordando la realizzazione dell'invaso di Bilancino, degli interventi per le casse di espansione,sugli argini e nelle aree montane, lo scolmatore.

Gelli, in riferimento alle recenti polemiche, ha invitato a non giocare allo scaricabarile, ma guardare ad atti e fatti concreti. "Entro il 2007 c'è l'impegno a definire esattamente tempi e risorse per l'attuazione del piano di bacino" ha assicurato.

«Il sindaco si comporta come i "mercanti nel tempio". Approfitta delle parole della massima autorità spirituale per mascherare i propri disastri materiali». Questo il commento di Giovanni Donzelli, consigliere comunale di Alleanza Nazionale, dopo le dichiarazioni del sindaco Domenici a proposito dell'omelia di sabato scorso del cardinale arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli.

«Dopo il richiamo del cardinale - ha aggiunto l'esponente del centrodestra - un buon sindaco avrebbe iniziato un serio esame di coscienza e poi in silenzio avrebbe cercato di migliorare il proprio operato di primo cittadino, confrontandosi con tutte le realtà presenti in città. Invece Domenici preferisce provare a farne una bandiera nei propri comizi pubblici». «Ma non riesco proprio a capire - ha proseguito Donzelli - come possa richiamarsi alle parole di sabato del cardinale senza arrossire.

L'omelia del cardinale deve essere accolta come una sferzata a tutta la classe dirigente fiorentina, senza bandiere di partito o di schieramento. Certamente però è paradossale che cerchi di appropiarsene proprio chi da sette anni ricopre il ruolo di massima responsabilità nella città». «Se Domenici vuole però veramente associarsi alle parole del cardinale ne saremo felici - ha concluso il consigliere di AN - ma inizi ad ammettere il proprio fallimento. Se il decoro di Firenze lascia a desiderare, se i fiorentini giovani lasciano la città per i comuni limitrofi, se il centro storico è ostaggio di un turismo di massa, se è necessario un nuovo slancio creativo, come ci ha ricordato il cardinale sabato, il sindaco non può certamente considerarsi scevro da responsabilità».

All’ indomani dello show dei Vigili del Fuoco per l’anniversario dell’alluvione con overcraft e moto da acqua, oggi il Comando Provinciale di Firenze è a alla chisura.

Alle ore 8 il distaccamento di Petrazzi non era operativo per carenza di organici, nella centrale di via La Farina, dove sono previste due partenze e due mezzi di appoggio, c’ è una sola partenza ed un solo mezzo di appoggio. A Firenze Ovest dove dovrebbero esserci 9 persone, ce ne sono 5, una sola squadra, mancano i mezzi di appoggio e la gru provinciale (con pregiudizio per chi avesse la sorte di incappare in un incidente stradale grave); Empoli, che ha il minimo a 6 unità, ne ha solo 5 e non assicura il mezzo di appoggio per i comuni di riferimento della stessa sede e di Petrazzi, una vasta area a grande sviluppo industriale.
"Il caos regna sovrano negli uffici del Comando provinciale -commenta Paolo Pucci della federazione Rappresentanze Sindacali di Base- Petrazzi viene tenuta aperta con un capo reparto prossimo alla pensione che alle 14 termina il servizio e non sappiamo come faranno dato che fi-no alle 20 non entra il nuovo turno.

Viene eliminato il servizio interregionale NBCR, ovvero quello che garantisce la cittadinanza in caso di attacco batteriologico, chimico e radioattivo, ma lavora anche in caso di emergenze industriali e di ti-po biologico, chimico e radiologico. Detto servizio viene poi affidato ad un Capo Reparto giornaliero che alle 14 dovrebbe andare a casa propria se facesse il proprio orario (il turno, ripetiamo termina alle 20). In sala operativa, per rispondere al 115, vengono richiamati vigili da attività collaterali ad orario giornaliero anch’ essi dovrebbero garantire il servizio fino alle 20.

A Firenze ovest, dove la squadra si trova su di un servizio di soccorso vengono mandate quattro persone a garantire mezzi di appoggio e gru (sono quelli dell’ NBCR e altri recuperati chi sa dove), persone non preparate per questo incarico, dobbiamo sperare che nella squadra sul soccorso ci sia personale preparato che possa a sua volta essere sostituito da questi. Comunque resta ancora una volta il problema di garantire il servizio fino alle 20, qualcuno non fa questo orario. Viene chiesto al personale in riposo di rientrare, insomma si naviga a vista.

Telefoniamo ad Empoli e Petrazzi per sentire come va, ci risponde un disco: il personale del di-staccamento è assente per servizio, per necessità componete il 115. Non abbiamo la più pallida idea di come si possa arriva re a questa sera. Sono mesi che diciamo ad un Dirigente disattento che siamo al collasso, ma questo organizza manifestazioni faraoniche. Riteniamo necessario dedicare meno attenzione all’ immagine e più attenzione verso il cittadino".

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