Ecco perché la Fiorentina si salverà

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 maggio 2006 23:34
Ecco perché la Fiorentina si salverà

FIRENZE- Ma perché Diego Della Valle si è così esposto in TV negli ultimi giorni, confermando implicitamente di aver accettato di sottostare al ricatto del clan Moggi? E' ciò che si stanno domandando in molti dopo aver visto il proprietario della società gigliata fare parziali ammissioni venerdì a Canale 5, sabato in diretta su Sky, ieri su Raiuno. Non corre il rischio di confermare le accuse che gli rivolge la Giustizia penale -come lo ha subito avvisato l'ex magistrato Antonio Di Pietro a Matrix?
Qual'è la sua linea difensiva?
Nel giudicare il patron viola si è tratti in inganno continuando a considerarlo il presidente di una società sportiva, che avrebbe cercato di avvantaggiore la sua squadra nelle sfide calcistiche.

Ma con un'iniziativa legislativa del governo presieduto da Massimo D'Alema, nel 2000, le società sportive di serie A sono diventate società per azioni, cioè imprese commerciali con fini di lucro. Ecco il punto. Esponendo il suo punto di vista -certamente di concerto con i suoi consulenti legali- Della Valle ci invita a considerarlo semplicemente un imprenditore come tanti, alla stregua di un commerciante palermitano costretto a pagare il pizzo alla Mafia pur di far sopravvivere la sua impresa.

Così il Presidente onorario della Fiorentina, proprio perché ha trattato in prima persona con gli uomini che avevano messo sotto scacco la squadra di Firenze, può sostenere di averlo fatto per salvare la sua "azienda". La strategia di difesa è dunque quella di dimostrare che soggiacendo al ricatto dei complotti arbitrali Della Valle ha consentito la salvezza, ovvero la "sopravvivenza" economica dell'azienda Fiorentina, fatta di dipendenti, collaboratori e tutto un indotto imprenditoriale, che costuisce il patrimonio oggetto delle cure del titolare, buon padre di famiglia -come lo definisce anche il Codice civile.

Insomma, ciò che le parole di Della Valle sottendono -e la TV non è la sede per essere più espliciti- è che l'imprenditore marchigiano è stato mosso non dall'ambizione dei successi calcistici, ma da uno stato di bisogno, cioè evitare le conseguenze economico-finanziarie che la retrocessione in B avrebbero comportato.
Questa l'impressione a oggi. Sempre che non saltino fuori -con il contagocce- nuove intercettazioni telefoniche.

Nicola Novelli

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