Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha negato la richiesta di sospensiva confermando la validità dell’ordinanza del Sindaco di Piombino per il blocco dei forni della cokeria della Lucchini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 febbraio 2006 15:36
Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha negato la richiesta di sospensiva confermando la validità dell’ordinanza del Sindaco di Piombino per il blocco dei forni della cokeria della Lucchini

La cokeria dello stabilimento siderurgico di Piombino (LI) rappresenta sicuramente, per la sua stessa natura, uno degli impianti a maggior impatto ambientale presenti nella nostra Regione; le sue emissioni più significative possono essere ricondotte ai seguenti inquinanti: Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) con particolare riferimento al Benzo[a]pirene, Particolato Totale Sospeso (PTS) e Polveri fini (PM10). Questo quadro emissivo, unito alla sua ubicazione, per ragioni “storiche” in prossimità di zone abitate (circa 400 metri), fanno capire, in maniera piuttosto evidente, i problemi ambientali e igienico-sanitari, in relazione alla pericolosità delle sostanze emesse, determinati dalla presenza dell’impianto.


"ARPAT -come spiega il responsabile del Dipartimento di Piombino, Roberto Pietrini- ha evidenziato in particolare l’elevata concentrazione di Benzo[a]pirene aerodisperso presente nella zona abitata prossima all’impianto, che dal 1999 è stata rilevata regolarmente, mediante l’utilizzo di campionatori ad alto volume, per un numero di circa 120 campioni anno. I valori della media annua [ng/m3] rilevati sono risultati i seguenti: Parallelamente sono state effettuate ispezioni e sopralluoghi presso l’impianto, al fine di confrontarne le prestazioni ambientali con quanto la migliore tecnica disponibile (BAT) prevede per tale tipologia di impianti.
A questo proposito, già dal 1999, sono state prese in considerazione le BAT presenti nel Bref predisposto dalla comunità Europea, pur in bozza preliminare e le indicazioni, a tale proposito, previste dalla normativa USA.


Le numerose relazioni ARPAT relative al controllo dell’impianto e al monitoraggio della qualità dell’aria, hanno dato luogo, negli anni, a numerosi provvedimenti da parte delle autorità competenti, finalizzate a ridurre al minimo l’emissione degli inquinanti.
Nel giugno del 2005, ARPAT, considerato il perdurare delle carenze impiantistiche, nonostante i vari provvedimenti delle autorità competenti, ha suggerito di migliorare il livello emissivo riducendo la produzione di coke; il Sindaco, con specifica ordinanza, imponeva tale riduzione della produzione in proporzione alle effettive prestazioni ambientali dell’impianto.
L’azienda non ha inteso limitare la produzione così come richiesto, continuando ad esercire un impianto non in linea con le BAT.
Considerato in particolare il parere dell’Azienda USL6, competente per territorio, che evidenziava una indebita esposizione degli abitanti ad una elevata concentrazione di Benzo[a]pirene aerodisperso, nel novembre 2005 il Sindaco imponeva la fermata conservativa a caldo dell’impianto, che poteva riprendere la produzione una volta rispettate le BAT.
Per tale provvedimento è stata richiesta dall’azienda la sospensiva al TAR della Toscana, che la rifiutava.
Lo stesso iter si è ripetuto presso il Consiglio di Stato che il 3 febbraio 2006 si è pronunciato respingendo tale richiesta.
Quanto sopra è stato reso possibile grazie alla stretta collaborazione tra Comune, Provincia, Regione, Azienda USL6 e ARPAT.
Per quanto riguarda l’aspetto giuridico, sia l’ufficio legale ARPAT che l’Avvocatura regionale, hanno contribuito in maniera determinante alla favorevole soluzione di questa fase del processo".

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