Galileo Chini: a 50 anni dalla morte, un documentario ed un convegno per ricordare il padre del Liberty

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 gennaio 2006 18:52
Galileo Chini: a 50 anni dalla morte, un documentario ed un convegno per ricordare il padre del Liberty

Galileo Chini (1873-1956) è stato il maggiore interprete italiano del gusto liberty, simbolista e decò. Pittore di fama internazionale, ottenne un grande successo partecipando alle maggiori esposizioni mondiali. Visse e lavorò a Firenze in via del Ghirlandaio, nella zona di piazza Alberti ed il Quartiere 2, a 50 anni dalla morte, gli rende omaggio con un convegno e con la realizzazione di un documentario sulla sua figura. "Galileo Chini ha vissuto e lavorato a Firenze ma ha portato la sua opera anche all'estero - ha sottolineato il presidente del Quartiere 2 Gianluca Paolucci -.

Il suo laboratorio era in via del Ghirlandaio e sarebbe importante che non andasse perso, che fosse restaurato l'affresco sulla facciata del suo studio che sta degradandosi. È importante che durante una visita fiorentina sia riscoperto anche lo stile liberty, molto presente nel quartiere". Venerdì prossimo alle 15,30 il convegno su Galileo Chini si svolgerà al Teatro 13, in via Nicolodi, 2. Parteciperanno il presidente del Quartiere 2 Gianluca Paolucci, la direttrice dell'Opificio delle Pietre Dure Cristina Acidini, la direttrice del museo delle ceramiche Chini di Borgo San Lorenzo Gilda Cefariello Grosso, Nueng Lohapon dell'università di Bangkok, l'assessore alla cultura di Salsomaggiore Maurizia Bonatti Bacchini, la nipote dell'artista Paola Chini Polidori che conserva lo studio del nonno, realizzato tra il 1913 ed il 1914.

Alle 18,15 sarà proiettato il film "Galileo Chini" realizzato da Pietro Bartolini, direttore del Centro Culturale di Teatro, con i testi di Paola Cammeo ed il contributo della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze. "Il film si articola in otto sezioni ed è la prima volta che viene realizzato sulla figura di Galileo Chini - ha commentato l'autore Pietro Bartolini che stamani ha presentato un breve trailer -. Abbiamo trovato, da parte di tutti, una grande collaborazione per la consultazione del materiale negli archivi e per la cessione delle immagini".

Il documentario, della durata di un'ora e dodici minuti, è stato girato a Firenze, città nella quale l'artista nacque e visse ma anche in tutti quei luoghi in cui Galileo Chini lavorò. Racconta la vita e l'opera del pittore ed è arricchito da alcuni fotogrammi di un film girato nel 1933 dal figlio Eros, sulle Apuane dove la famiglia era andata per una breve vacanza e che l'artista immortalò con un quadro. "La finalità del documentario è di riunire tutta l'attività dell'artista - ha spiegato Paola Cammeo -, poco conosciuto a Firenze ma molto noto all'estero, soprattutto in Francia e Thailandia.

Siamo molto contenti di riuscire a riunire, in occasione del convegno, i massimi esponenti, sia artisti che studiosi, che possono illustrare l'opera e la figura di Galileo Chini". Nei prossimi mesi analoghe celebrazioni saranno realizzate a Roma, Venezia, Milano e Viareggio.

Alla fine dell'1800 Galileo Chini, insieme ad altri quattro amici, creò una piccola fabbrica di manufatti in ceramica, "L'Arte della Ceramica", realizzando oggetti di pregevole fattura, apprezzati in tutto il mondo, dando una nuova impronta alla maiolica nazionale.

La produzione si diffuse in tutta Europa e fino negli Stati Uniti. Chini decorò i palazzi della Cassa di Risparmio di Pistoia, di Arezzo e di Firenze, nonché le Terme Berzieri a Salsomaggiore ed a Montecatini Terme, del teatro Ariston, di San Remo, del Palazzo Pecori Giraldi di Borgo San Lorenzo. Dal 1911 al 1914 fu chiamato a Bangkok, per decorare la Sala del Trono del re del Siam ed in seguito anche i pannelli della Sala Centrale alla XI Biennale di Venezia. Da questo momento, Galileo Chini fu considerato il "pittore ufficiale" della Biennale di Venezia.

Realizzò molte scenografie teatrale, cercando di rinnovare gli sfarzi un po' pesanti delle antiquate scenografie barocche, imprimendo il nuovo linguaggio Liberty. Tornato dal Siam, creò le scenografie per la Turandot di Giacomo Puccini, conservate alla Scala di Milano. La fine della sua carriera fu caratterizzata da un ritorno allo stile dei Macchiaoli.

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