Il poeta e i pirati: in un libro di Paolo Ciampi le avventure di Filippo Pananti schiavo ad Algeri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 dicembre 2005 13:16
Il poeta e i pirati: in un libro  di  Paolo Ciampi  le  avventure di  Filippo  Pananti schiavo ad Algeri

(Firenze, 20 dicembre) “Il poeta e i pirati” narra la vicenda del poeta toscano Filippo Pananti (1766-1837), famoso epigrammista e autore di versi impertinenti , cui tocca in sorte di essere uno degli ultimi cristiani catturati dai pirati ma anche uno dei primi occidentali dell’epoca moderna a raccontare il Maghreb e l’Islam. Algeri ai primi dell’Ottocento, nel bel mezzo delle guerre napoleoniche, è il più temibile covo di pirati dell’intero Mediterraneo e chiude tra le sue mura centinaia di schiavi.

Tra di loro un giorno arriva anche Filippo Pananti, toscano del Mugello, poeta che sarà sepolto tra i Grandi d’Italia in Santa Croce . Il suo libro, all’epoca fortunatissimo, richiama sorprendentemente situazioni e problematiche per noi di drammatica attualità. Pur affascinato, suo malgrado, dal mondo islamico, Pananti – giacobino assertore dell’eguaglianza di tutti gli uomini – invoca una nuova Crociata per la civiltà contro i covi dei pirati e i loro protettori , parla di una forza multinazionale, intuisce che vincere sarà facile ma che poi l’occupazione militare avrà un costo enorme in vite umane Le vicende di Filippo Pananti precedono di oltre quindici anni la conquista francese dell’Algeria, con cui comincia uno scontro che in fondo arriva fino a noi.

Ma l’epilogo non avrà come colonna sonora il rullare dei tamburi di guerra. Alla fine questa sarà una storia di perdono e oblio. La storia di un uomo che alle avventure militari preferirà i versi improvvisati con gli amici e le bicchierate davanti a un caminetto. Il libro edito da Polistampa, è opera del giornalista e storico fiorentino Paolo Ciampi,già autore di “Firenze e i suoi giornali. Storia dei quotidiani fiorentini dal 700 ad oggi” e di “Gli occhi di Salgari. Avventure e scoperte di Odoardo Beccari, viaggiatore fiorentino”.
AL

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