La crisi frena nuove iniziative imprenditoriali
Chiudono oltre 2800 imprese fiorentine

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 maggio 2005 16:15
La crisi frena  nuove iniziative imprenditoriali<BR>Chiudono oltre 2800 imprese fiorentine

FIRENZE, 24 MAGGIO 2005- E’ il segno del meno a caratterizzare il quadro Movimprese del primo trimestre 2005, elaborato da Unioncamere Toscana sui dati del Registro Imprese, portando a quota 408.948 lo stock di imprese registrate a fine marzo.
Il saldo tra le 9.902 nuove iscrizioni e le 10.832 cessazioni, relativo al periodo gennaio-marzo, segna infatti -930 unità con un tasso di crescita, al lordo del settore agricolo, del -0,23%, determinato da un tasso di natalità (2,42%) leggermente inferiore e di mortalità in lieve aumento (2,64%) rispetto a quelli del primo trimestre 2004.
Nel confronto con le regioni più simili, la Toscana è leggermente migliore al Veneto (-0,27%), ma inferiore a Piemonte (-0,19%), Marche ed Emilia Romagna (entrambe -0,07%), Lombardia (0,00%).

La riduzione del numero di imprese è generalizzata in tutte le province, fatta eccezione per quelle di Grosseto e Siena che hanno mostrato una certa stabilità. Nel corso del trimestre segnano un dato negativo, ma sopra il valore medio regionale, le province di Pisa (-0,13%), Prato (-0,14%), Arezzo (-0,15%), Lucca (-0,18%); più critiche quelle di Massa Carrara (-0,33%), Firenze (-0,34%), Livorno (-0,38%) e Pistoia (-0,40%). Ancora una volta è la provincia di Prato a far segnare il maggior ricambio imprenditoriale (6,63%), in virtù dei più elevati valori di iscrizione (3,25%) e di cessazione (3,38%), mentre il minor tasso di turnover si è registrato a Grosseto (4,45%).
Le aziende costituite in forma societaria -ben il 43,4% del tessuto imprenditoriale regionale- hanno fatto registrare un saldo positivo di 632 unità (+0,36), dovuto principalmente alla crescita delle società di capitali (+0,82% pari a 620 nuove unità) piuttosto che a quella delle società di persone (+0,01%, per 12 imprese aggiuntive).

In diminuzione, invece, ditte individuali e altre forme giuridiche (-1.562 unità per un tasso di crescita del -0,67%, con le prime scese di 1.453 imprese pari al -0,65%). Stessa cosa per le imprese cooperative, ridotte di 144 unità (tasso di crescita -2,01%).
A livello di attività economica, gli unici a mostrare un incremento sono il settore dell’edilizia (+468 unità +0,80%) ed, all’interno dei servizi, il comparto delle attività immobiliari-noleggio-informatica, cresciuto di 145 imprese (+0,32%, ), nonché della sanità e altri beni sociali (+0,08%).

Nel complesso, il terziario risulta comunque in contrazione (-1.233; -0,57%), per le riduzioni del commercio e riparazioni (-1.099), dell’intermediazione monetaria e finanziaria (-150), degli alberghi e ristoranti (-34 imprese e -0,14%), dei trasporti (-36 e -0,26%), dell’istruzione (-5 e -0,44%) e degli altri servizi pubblici, sociali e personali (-55 imprese, -0,32%)
In calo anche il settore manifatturiero (-688 imprese, -1,02%), dove permane l’affanno della moda, mentre più contenuta è la perdita della metalmeccanica (-54 unità).

Persiste infine la flessione osservata già da tempo per il settore agricolo toscano, che perde 349 unità (per un tasso di variazione del -0,71%), portandosi a quota 48.581 unità alla fine del trimestre di riferimento.
“Sebbene nel corso degli ultimi quattro mesi il saldo imprenditoriale risulti positivo, con 5.944 unità aggiuntive, corrispondenti ad un tasso di crescita del +1,72%, la flessione del primo trimestre è una delle peggiori degli ultimi anni, diretto riflesso delle difficoltà attraversate dall’economia regionale e nazionale in questo primo scorcio di 2005”, precisa il presidente di Unioncamere Toscana Pierfrancesco Pacini.

“La flessione del periodo gennaio-marzo va infatti oltre i livelli fisiologici tradizionalmente legati allo slittamento ad inizio anno delle cessazioni avvenute alla fine dell’anno precedente, ed evidenzia una accresciuta difficoltà nel fare impresa”.

Tra Firenze e provincia, nel primo trimestre 2005, hanno chiuso oltre 2800 imprese contro poco più di 2.400 imprese che hanno aperto i battenti, registrando la perdita più alta degli ultimi sei anni con un saggio di sviluppo trimestrale pari a -0,34%.

La contrazione si rileva anche nelle consistenza delle imprese attive che, con 89.214 unità al 31 marzo 2005, appaiono in aumento rispetto al primo trimestre 2004 ma in diminuzione rispetto alle 89.659 del 31.12.2004. Prosegue la crisi del sistema-moda che, complessivamente, perde 140 imprese rispetto ad un anno fa, e si conferma la crescita dell’edilizia. Segni espansivi per alcune attività del terziario. Luci ed ombre per il commercio al dettaglio.
Nel confronto con il primo trimestre 2004, si evidenzia l’aumento della percentuale di cessazioni nel settore commercio (dal 27,9 al 35,1%); la diminuzione dell’incidenza, sul totale, del settore manifatturiero (da 23 a 15,7%), delle costruzioni (da 15,2 a 11,2%) ed il raddoppio di quella delle società di capitali (da 7,04 a 14,17%).
Escono indeboliti i settori: tessile (-7,09% la variazione dello stock rispetto al 2004), legno (-4,48%), cartario (-2,35%), l’industria chimica (-5,52%), dei metalli (-6,27%), della fabbricazione di apparecchi radio-tv e comunicazioni.

Viceversa, si conferma la vitalità delle industrie alimentari e delle bevande (+3,12%).
Nel commercio mostra un arretramento il settore mercantile al dettaglio (- 70 unità) con riduzioni significative per la piccola distribuzione dei generi alimentari (-52), la vendita di elettrodomestici e materiale audio-video (-39), e dei prodotti tessili in generale (-41).
In rapporto alla forma giuridica, aumentano le società di capitali (+84 unità, per tasso di sviluppo dello + 0,36%); restano stazionarie le società di persone e si riducono le imprese individuali.

“La quota delle società a responsabilità limitata è destinata comunque ad aumentare – spiega il presidente della Camera Luca Mantellassi – per gli effetti indotti dalla recente riforma del diritto societario che incentiva il ricorso a questa forma giuridica, al fine di acquisire competitività sul mercato attraverso una efficienza organizzativa e patrimoniale, come il ricorso a forme di finanziamento innovativo”.
Il numero complessivo delle persone che riveste all’interno di imprese una carica rilevante (per lo più direttivo-amministrativa) non ha subito variazioni attestandosi a fine periodo su 152.719 unità, risultato questo determinato da una positiva evoluzione dei settori delle costruzioni ed alberghiero a fronte di saggi di sviluppo negativi per i settori manifatturiero, commerciale e dei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria.

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