Dentro il Palazzo: dal tram alla partecipazione politica e ritorno
Intervista a Giuseppe Matulli, Vicesindaco del Comune di Firenze e Assessore alla Mobilità

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 maggio 2005 19:48
Dentro il Palazzo: dal tram alla partecipazione politica e ritorno<BR>Intervista a Giuseppe Matulli, Vicesindaco del Comune di Firenze e Assessore alla Mobilità


· I lavori per la realizzazione della tranvia sono iniziati solo da poche settimane, ma già i residenti delle aree interessate dai cantieri hanno manifestato insofferenza. Vicesindaco Matulli, perché portare avanti questo progetto è così difficile?

Firenze sarà dotata di una rete tranviaria per la semplice ragione che non se ne può fare a meno. Siamo consapevoli del disagio che la fase di realizzazione potrebbe provocare e l'Amministrazione farà di tutto per alleviare le difficoltà della gente.

Ma non c'è dubbio che la scelta della tranvia è il punto di arrivo di un dibattito che ha animato la città per decenni, dunque la ritengo una scelta condivisa, tra le numerosissime proposte avanzate. Ricordo che negli anni sessanta, l'allora presidente della Camera di Commercio di Firenze, il prof. Devoto, ipotizzò persino la realizzazione di una strada Firenze-Prato larga centinaia di metri per risolvere il problema dei collegamenti tra i due centri. Qualcuno ribattezzò ironicamente l'idea "Devotia", intitolandola come fosse una via "consolare" ma in tempi del tutto diversi da quelli “consolari”.

Ma a parte la curiosità, il punto di svolta è stata la scelta di procedere al sottoattraversamento ferroviario di Firenze, con la liberazione di ampie risorse per la mobilità pubblica di superficie: da lì alla tranvia il passo è stato quasi automatico.


· Quest'opera pubblica avrà alti costi di realizzazione, ma anche notevoli per la gestione a regime. Come faremo a sopportarli?

Bisogna premettere che la tranvia è una risposta alla mobilità di area vasta, che non interessa soltanto gli abitanti del Comune di Firenze.

In questo senso richiede il concorso degli enti locali toscani. E l'Amministrazione ha da tempo stipulato accordi con la Regione, per organizzare lo sforzo finanziario necessario. Abbiamo ben presente che il costo di gestione della tranvia sarà maggiore della spesa impiegata per governare i servizi pubblici di trasporto attuali: e oggi i costi sono coperti soltanto per un terzo dai proventi della vendita dei biglietti. Comunque, credo, che al momento non sia nemmeno possibile stimare con certezza assoluta la somma complessiva che l'intero progetto richiederà.


· Talvolta viene il dubbio che la tranvia sia stata scelta perché era la decisione più facile da prendere?

Se allude al fatto che coinvolge direttamente un numero limitato di enti locali, ne convengo anche io: altre opzioni avrebbero richiesto tempi decisionali non sopportabili.

C'è in noi la consapevolezza di intervenire su un'emergenza reale...


· Le ho fatto questa domanda perché mai come oggi è stata evidente la difficoltà della politica di gestire e condividere le grandi decisioni amministrative.

Non c'è dubbio che le autonomie locali non assomiglino più a quello che erano trenta anni fa. Con la fine dei grandi partiti di massa oggi non è più automatico compartecipare le scelte con la comunità. Tutto è complicato dal ruolo dirompente della comunicazione e dall’aumento della velocità delle decisioni.

Basta pensare che le sessioni parlamentari avevano, all’origine, tempi scanditi dalla stagionalità dell'agricoltura e adesso ci ritroviamo a fare politica con i comunicati stampa.Il processo di trasformazione in atto in tutte le attività private si constata nelle istituzioni bancarie la loro stabilità e la loro staticità costituivano una sorta di implicita garanzia per i risparmiatori e gli operatori, oggi fusioni e trasformazioni bancarie si susseguono con frequenza crescente. La riforma Bassanini, ha avuto il merito di sottolineare la responsabilità individuale di coloro che prendono le decisioni.

Ma il processo di trasformazione ha assunto una velocità che costituisce una sfida per la Pubblica Amministrazione, ho la sensazione che spesso la difficoltà a percepire la nuova distribuzione delle funzioni e delle responsabilità, si sia messo in moto un processo perverso, per cui ad esempio il Consiglio comunale, anziché esercitare il proprio ruolo di indirizzo e controllo politico, finisce per assumere almeno in parte, le decisioni che attengono alla Giunta. L'assemblea dovrebbe occuparsi delle strategie complessive, non dei singoli cantieri.

Invece, sospinti dalle emozioni suscitate dagli organi di informazioni, si rischia di non chiamare la Giunta a rispondere politicamente delle proprie scelte, ma di ingerire, che so, sull'operatività del Vigili urbani in tema di contravvenzioni ai ciclomotori. Fermiamoci un attimo a riflettere: c'è una grande confusione di ruoli.


· D'accordo. Ma non sarà soltanto colpa delle nuove tecnologie della comunicazione?

Per carità: non dico questo. Sono in atto straordinari sconvolgimenti sociali, e di conseguenza politici: qualcosa di simile a quanto accadde in Italia un secolo fa, con l'affacciarsi sulla scena gli effetti della industrializzazione in un contesto ancora agricolo e di nuovi contendenti, popolari e socialisti.

E auguriamoci che la dinamica non abbia la stessa evoluzione di allora Oggi la società post-industriale mette in discussione i temi fondanti il senso del collettivo: penso al ruolo dell'economia, al processo di urbanizzazione. Nel dopoguerra il nostro paese aveva definito forti riferimenti ideali, con il pregio e il limite di essere ampiamente condivisi. E guardi che sino al 1946 la dimensione della partecipazione democratica in Italia era stata assai modesta. Ma già 15 anni dopo, con il muro di Berlino le ideologie iniziavano ad andare in crisi.

Forse l'ultima impennata di partecipazione si è avuta con le elezioni del 1976. Dopo è stato un crinale discendente: l'abbandono dei grandi partiti, l'astensione, fino ai fenomeni antisistema come la Lega Nord. Tutto è cambiato, ma il grande problema della politica continua ad essere la capacità di coniugare rappresentanza con responsabilità. Più facile nelle piccole realtà amministrative, ove è ancora possibile animare le risorse della comunicazione personale, porta a porta, faccia a faccia.

Ma nei grandi centri il lavoro degli amministratori è diventato difficilissimo. Oggi i sindaci rischiano di essere denunciati se decidono di far tagliare un albero. Si immagina una cosa simile ai tempi di Giorgio La Pira?


· La politica manca di capacità di rappresentanza sociale?

Non c'è più il senso dell'appartenenza, sopratutto a sinistra, che era conseguenza della motivazione ideologica, ma non c’è nemmeno la capacità di rappresentanza della classe dirigente..

E in tutto questo la comunicazione politica è chiamata a realizzare un maggior grado di trasparenza. Il pericolo reale è che i politici si mettano a dire solo ciò che la gente si aspetta che dicano, cioè a rincorrere il brusio della comunicazione. Ma così è impossibile consolidare l'attività democratica tradizionale. Mi spiego con un esempio: come si fa a conciliare responsabilità e rappresentanza sulle scelte strategiche della piana fiorentina se gli amministratori degli undici Comuni procedono in ordine sparso? La fine dell'ideologia antimercato, parafrasando Touren, ha coinciso con una fase in cui è difficile coniugare valori e strumenti politici.

Negli ultimi decenni sono emersi nuovi soggetti sociali: penso al movimento del '68, al femminismo, all'ambientalismo, rispetto ai grandi riferimenti tradizionali, la religione, l'economia, o di converso l'ideologia comunista. Mentre la politica contemporanea difetta della dimensione globale, forse l'unico fenomeno politico con una visione, per quanto possibile, globale e moderna allo stesso tempo, è il movimento del Social Forum, almeno come capacità di analisi, ma tradurne gli esiti in termini di politica del fare sarà complicato.

Siamo nel bel mezzo di una crisi di rappresentanza. Ne sa qualcosa Silvio Berlusconi, a cui il sistema televisivo ha regalato una clamorosa vittoria, ma poi una altrettanto clamorosa sconfitta elettorale. Per forza: non ci sono più vincoli di appartenenza e quando il suo elettorato ha fiutato il fallimento e gli ha voltato immediatamente le spalle. Per il momento vedo un'unica possibilità per la politica: aggregare e mediare l'interesse generale sulle cose concrete, governando e non limitandosi a gestire le esigenze collettive.


· Sta pensando alla tranvia?

Anche.


N.

Nov.

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