Vini europei: normativa e processi di filiera poco conosciuti dai consumatori americani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 maggio 2004 23:51
Vini europei: normativa e processi di filiera poco conosciuti dai consumatori americani

Educare il pubblico a consumare prodotti di qualità e comunicare bene la filiera produttiva del vino sono azioni importanti per contrastare il calo di consumi registrati in questo settore nel 2003 ( -3.2% del valore). E’ quanto è emerso nella XVII Giornata Internazionale Vitivinicola organizzata da Enoteca Italiana con l’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino. “Il mercato internazionale del vino e la denominazione di origine”, questo il tema della Giornata Internazionale che si è tenuta questa mattina in occasione della 38° Settimana dei vini presso la Camera di Commercio di Siena durante la quale sono stati analizzati vari segmenti di mercato del vino e sono stati evidenziati i problemi legati alla regolamentazione delle denominazione di origine dei paesi dell’Unione europea rispetto alla legislazione non comunitaria.



In particolare Raymod J. Folwell, direttore del Programma di viticoltura ed enologia dell’Università dello Stato di Washington, ha fornito dati economici rispetto ai consumi di vino negli Stati Uniti:” Da noi – ha spiegato Folwell – la cosa che qualifica un vino è il suo prezzo, per cui un vino denominato premium costa dai 7 dollari in su. Gli americani riconoscono il vino da vitigno e i maggiori consumatori da noi sono donne di circa 40 anni, bianche, con alto reddito e laurea”.

“Il consumatore americano inoltre – continua Folwell – compra un vino poiché gli è stato consigliato da un amico, non capendo però molto della filiera delle DOC e DOCG”. Anche in Australia, come ha spiegato Tony Spawton, direttore del programma di Marketing, Università dell’Australia del Sud di Adelaide, la regolamentazione europea è poco conosciuta: “Gli Australiani comprano vino secondo la loro conoscenza del marchio e ciò che questo richiama alla loro memoria, ovvero uno stile di vita di lusso e uno status sociale, ma non hanno la consapevolezza della legislazione di protezione di origine che c’è in Europa”.

La comunicazione di certe norme che tutelano la qualità potrebbe essere quindi la strategia vincente per la competizione, come ha anche sottolineato Federico Castellucci, direttore generale dell’Organizzazione internazionale della Vite e del Vino, di cui fanno parte attualmente 36 stati in tutto il mondo:”Un sistema adeguato di comunicazione è tra gli obiettivi dell’OIV – ha dichiarato questa mattina durante il convegno – come il miglioramento di tutto quello che è il quadro normativo che protegge i nostri paesi componenti”.

Durante la mattinata sono intervenuti inoltre Maria Cruz Vega, vice direttore generale del Ministero dell’Agricoltura, Pesca e Alimentazione di Madrid e di Renè Renau, presidente del Comitato Vini e Acquavite (Inao) di Parigi che hanno parlato delle modifiche alle denominazioni di origine spagnole e francesi.

Alla tavola rotonda, svoltasi a fine mattinata, hanno partecipato Ersilia Moliterno della direzione generale Agricoltura Commissione Europea, Wolfgang Haupt, presidente del gruppo esperti “Diritto e regolamentazione” dell’Organizzazione internazionale della Vite e del Vino, infine Giuseppe Martinelli, vice presidente del Comitato nazionale per la Tutela e la Valorizzazione delle DOC e IGT dei vini.

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