Studenti contro Hitler - Monaco 1942/ 43 in scena al Teatro Manzoni di Pistoia da Giovedì 6 a Domenica 9 Febbraio (feriali ore 21, festivo ore 16)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 febbraio 2003 15:02
Studenti contro Hitler - Monaco 1942/ 43 in scena al Teatro Manzoni di Pistoia da Giovedì 6 a Domenica 9 Febbraio (feriali ore 21, festivo ore 16)

Dopo il TUTTO ESAURITO del recital di Daniele Luttazzi, e quale ‘ideale’ seguito delle tante iniziative legate al GIORNO DELLA MEMORIA, approda a Pistoia - dopo Popiglio e una lunga serie di date in tutta Italia – CANTO DELLA ROSA BIANCA, la produzione dell’Associazione Teatrale Pistoiese/Teatro del Tempo Presente, che, nel talento di narratore ed affabulatore dell’autore ed interprete Maurizio Donadoni, rievoca con straordinaria poesia e forza la tragica vicenda degli studenti universitari del gruppo della ROSA BIANCA, che con i loro volantini di opposizione antihitleriana, di altissimo significato etico e culturale, testimoniarono – e pagarono con la vita - il valore dell’impegno civile per le idee di libertà e democrazia.
Con lo spettacolo “Canto della Rosa Bianca.

Studenti contro Hitler, Monaco 1942/43” – trasmesso in diretta il 24 aprile 2002 su Radio 3 Rai per il programma “Teatri Sonori” a cura di Laura Palmieri e condotto da Gianfranco Capitta - l’Associazione Teatrale Pistoiese ha inaugurato nell’anno 2002 il nuovo corso di produzione avviato attraverso la nomina alla direzione artistica di Cristina Pezzoli.
Torna a vivere con “CANTO DELLA ROSA BIANCA” una delle pagine più straordinarie e meno conosciute della resistenza al regime totalitario di Adolf Hitler.

Dall’estate 1942 al febbraio 1943 un gruppo di cinque amici di diversa estrazione sociale, culturale ed ecclesiale, studenti dell’Università di Monaco assieme al loro insegnante prediletto danno vita a un movimento di opposizione noto col nome di “Rosa Bianca” ( Weisse Rose) che cercò di risvegliare le coscienze sopite dei giovani tedeschi attraverso la diffusione di sei volantini ciclostilati in circa quindicimila copie, distribuite a mano o inviate per posta in varie città della Germania ed anche con scritte sui muri della città.

Non solo: Il 18 febbraio del 1943 due di loro, Hans e Sophie Scholl, fratello e sorella, decidono di uscire allo scoperto, lasciando tremila copie del sesto volantino all’interno della loro università. Scoperti e bloccati da un bidello, sono tratti in arresto e consegnati alla Gestapo, da tempo sulle loro tracce. Sottoposti, dopo quattro giorni di interrogatori ad un processo farsa da parte del tribunale speciale del popolo, Hans e Sophie, insieme ad un altro membro dell’organizzazione clandestina, l’amico Christoph Probst, arrestato nel frattempo, vengono condannati a morte per alto tradimento e decapitati nella prigione di Stadelheim.

Prima di morire è loro concesso di incontrarsi per un minuto. A Sophie è rimasta una sigaretta, l’ultima in tre. La fumano in silenzio. Sulla sigaretta c’è scritto: LIBERTA’. La stessa sorte toccherà in seguito ai rimanenti “disfattisti” Willi Graf, Alexander Schmorell ed al professor Kurt Huber. Successivamente altri processi annientano del tutto la “Weisse Rose” che, tra studenti direttamente coinvolti nella stesura e diffusione degli scritti, simpatizzanti o a semplice conoscenza dell’attività di resistenza, conterà alla fine della guerra poco meno di novanta persone condannate a pene variabili dai sei mesi ai sedici anni di lager oltre ai quattordici giustiziati, tra cui il ventenne Hans Leipelt, decapitato per aver ricopiato a macchina il sesto volantino nonché organizzato una colletta per la moglie ed i figli del professor Huber, ridotti in miseria dalla morte del capofamiglia.

Gli appelli di quegli studenti e del loro insegnante rimasero allora senza eco e non ebbero presa alcuna sul popolo del Terzo Reich. Ma il sacrificio della “Rosa Bianca” non fu vano. Appartiene alle più grandi e nobili opposizioni della storia: insegna che la democrazia non è uno stato acquisito una volta per tutte e che le dittature possono essere impedite solo con il coraggio civile, la resistenza personale e di gruppo, costi pure la vita.

MAURIZIO DONADONI
Premio speciale IDI 1986 per l’interpretazione della tragedia “Bestia da stile” di P.P.

Pasolini, consegue nello stesso anno il premio UBU come miglior giovane attore. Gli viene assegnato il premio di drammaturgia “Riccione-Ater 1991” per il primo testo che scrive (Fosse piaciuto al cielo) e, nel 1994, il premio “Iside-Festival di Benevento” per il secondo, Memoria di classe, opera che riceve nel 1995 il premio “Enrico Maria Salerno” per la drammaturgia di impegno civile. In teatro – tra gli altri – ha recitato diretto da Lavia (I masnadieri), Vasilicò (Il ritratto di Dorian Gray), Ronconi (Dialoghi delle Carmelitane), Castri (La vita è sogno), Cecchi (Amleto, La serra), Pezzoli (L’annaspo); in cinema da Ferreri (Storia di Piera e Il futuro è donna), Lizzani, Rossi, Battiato, Bevilacqua, Pozzessere, Ponzi, Sanchez, Laudadio, Bellocchio (L’ ora di religione), S.

Bodrov (Bear’s Kiss). Protagonista di sceneggiati televisivi tra cui Un bambino di nome Gesù, Scoop, L’ispettore anticrimine, La Piovra.
Tra gli altri testi finora scritti ha inoltre rappresentato con successo Fegatelli e Checkpoint K.

In evidenza