Conferita la cittadinanza onoraria a Vittore Branca

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 ottobre 2002 08:06
Conferita la cittadinanza onoraria a Vittore Branca

"Boccaccio e Resistenza. Potremmo condensare in queste due parole la vita di Vittore Branca al quale oggi ho l'onore di conferire la cittadinanza onoraria di Firenze". Così il sindaco Leonardo Domenici ha aperto ieri la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria al professor Vittore Branca, il maggiore studioso del Boccaccio italianista di fama internazionale, nel corso di una seduta solenne del consiglio comunale. "Con Branca - ha proseguito il sindaco Domenici - ritrovo un autore di testi che mi riportano ai miei studi, con lui la filologia assume il valore più profondo di ricostruzione e interpretazione dei testi.

E poi il contributo del professore al Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, culminato con la liberazione di Firenze". "Boccaccio deve riconoscenza nei confronti di Vittore Branca, affermano eminenti studiosi. E questo la dice lunga su ciò che è stata la vita del professore". E' stato il vicesindaco Giuseppe Matulli a tracciare un profilo della vita e delle opere di Vittore Branca, con particolare riferimento alla lotta per la Liberazione di Firenze. Dopo di lui è toccato al vicepresidente del consiglio comunale Graziano Grazzini.

Per la delibera di conferimento della cittadinanza onoraria, approvata all'unanimità dal consiglio comunale, si riconosce a Vittore Branca "il pieno titolo a rappresentare uno degli ultimi esempi di uomo di scienza e di cultura pronto all'impegno personale disinteressato, capace di atti di eroismo di valori assoluti quali la libertà e la democrazia, ma allo stesso tempo deciso a ritornare agli studi rifiutando ogni incarico pubblico, una volta che quegli stessi valori di libertà e democrazia siano stati affermati".

Branca, savonese ma da anni residente a Venezia, ha vissuto nella nostra città una stagione importante della sua vita: nel 1944, quando Firenze insorse contro i nazifascisti, era membro del Comitato toscano di liberazione nazionale e si impegnò a far uscire "La Nazione del Popolo" nei giorni della Liberazione. A Vittore Branca le felicitazioni anche da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con un telegramma letto ai presenti dal presidente del consiglio comunale Alberto Brasca.

"Il conferimento della cittadinanza onoraria - si legge nel messaggio del capo dello Stato - è il riconoscimento più alto che la gratitudine di Firenze possa esprimerti. Con il tuo impegno costante al servizio della cultura hai contribuito alla nascita di quella 'Repubblica dei lettori' che custodisce e rinnova la memoria della nostra identità culturale".
Questo il testo della dichiarazionedel Vicepresidente del Consiglio comunale Graziano Grazzini:
«La delibera di giunta di conferimento della cittadinanza onoraria al prof.

Vittore Branca è stata tanto appropriata quanto puntuale. E molto volentieri il sottoscritto ed il collega professor Cigliana, abbiamo ritirato la mozione nella quale la chiedevamo ufficialmente, aderendo entusiasti ad una iniziativa di una testata giornalistica e uomini di cultura della città, primo tra i quali l'amico Giovanni Pallanti. Non ritiro invece due parole di giudizio su questo atto, perché ci tengo troppo a rendere omaggio al personaggio, tale, proprio perché non ha voluto esserlo.

Vittore Branca è figlio di un ideale e di una storia politica che ha gettato le basi della nostra democrazia e della quale tanti di noi, in gioventù, ci siamo nutriti ed innamorati. La libertà, nella sua accezione etimologica, bene supremo di ogni uomo, non è stata per lui così pacifica e scontata come per noi. Gli è costata fatica e coraggio, ma di lui oggi è più significativo dire come l'ha servita. Infatti a trent'anni, per passione civile e forte idealità, si può anche salire sulle barricate per combattere una guerra di liberazione.

Molto più difficile è rinunciare poi alle gratificazioni pubbliche ed alle seduzioni politiche che la vittoria, una volta conquistata, offre. Ma si può ragionevolmente rinunciare a qualcosa di suggestivo solo per qualcosa di più affascinante. L'orizzonte di Branca già allora non era evidentemente quello di sostituirsi a chi era stato al potere. La cultura intesa come possibilità di conoscere meglio se stessi e di conseguenza l'animo umano lo ha interessato più delle lusinghe della carriera politica che sembra, anche per molti di noi, meta ragionevolmente ambita.

Ed in effetti lo è, ma ancor più ragionevole diventa non farsi determinare solo da questa prospettiva. Non solo perché non sempre è raggiungibile. Anzi, nel suo caso era addirittura certa. Lo aspettava, non un posto di seconda o terza fila, ma di collaboratore diretto di Alcide De Gasperi, lo statista che, in un giudizio oggi unanimemente condiviso, ha segnato in positivo la storia del nostro dopoguerra. Si è discretamente defilato dal mondo della ribalta politica ma ha continuato a servire la libertà del suo paese.

Come aveva fatto fino ad allora, semplicemente passando ad un campo di battaglia indubbiamente più nobile e prestigioso, ma non meno difficile : la libertà della cultura. Ha contrastato le egemonie culturali ed i pensieri dominanti. Nel merito, ed in quanto ontologicamente confliggenti con la libertà del pensiero e dello spirito. Sì dello spirito, perché non si rende merito a quest'uomo se non si fa riferimento alla sua cristallina, semplice fede cristiana, della quale è stata imperniata tutta la sua storia personale.

Ci sarebbero tante altre cose da dire di questo fiorentino onorario. Ma oggi per lei, caro Vittore Branca, è un giorno speciale. Noi ci limitiamo a dirle di essere orgogliosi di averla tra noi perché Firenze, come il mondo di cui è perla e vetrina, non ha bisogno di intellettuali ma di testimoni come lei».

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