Un ‘Urlo’ creativo per fermare la pena capitale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 luglio 2002 07:42
Un ‘Urlo’ creativo per fermare la pena capitale

Una comunità su web per una cultura contro la pena di morte, una ‘community’, dal nome ‘L’Urlo’, promossa dalla Provincia di Firenze in collaborazione con il Craiat (Centro ricerche e applicazioni dell’informatica all’analisi dei testi)-Università di Firenze per promuovere e facilitare la comunicazione dei e con i condannati a morte di tutto il mondo. Il sito web (www.squilibrio.it), presentato ieri in Palazzo Medici Riccardi dal Presidente della Provincia Michele Gesualdi e dal Prof.

Luca Toschi (direttore del sito web e docente presso l’Università di Firenze, esperto di comunicazione multimediale), è organizzato in sei aree: nella ‘Prima pagina’ le ultime notizie, le indagini, le iniziative, le analisi e le osservazioni più rilevanti sulla pena di morte; in ‘Comunicazione’ uno spazio per mettersi in contatto con condannati a morte e abolizionisti in tutto il mondo; nell’area ‘Creatività’ una galleria di opere contro la pena di morte, dalla fotografia alla musica, dalla poesia alla narrativa, dal videoclip all’opera multimediale; vi è poi l’ ‘Osservatorio sul pianeta insostenibile’, una panoramica sullo ‘squilibrio’ nel mondo con articoli, documentazione statistica e altri materiali; in ‘Formazione’ si trovano gli strumenti didattici (dispense, questionari e corsi di aggiornamento on line) per affrontare la “questione capitale”; infine, in ‘Risorse’, la possibilità di avere a portata di mano informazioni, dati e documenti utili all’attività formativa e di sensibilizzazione contro la pena di morte.
Su www.squilibrio.it viene pubblicata anche un’intervista al Presidente Gesualdi che riportiamo parzialmente.
Siamo di fronte a un’inversione di tendenza?
“La recente sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha annullato la pena di morte ai disabili e altri pronunciamenti, oltreoceano, di giudici statunitensi riflettono una maturazione che fa ben sperare.

Rimane quella grandissima ombra che abbraccia i Paesi asiatici, in testa la Cina, e non pochi Paesi arabi e africani. Nelle democrazie si è preso atto che, studi alla mano, la pena di morte si è rivelata non efficace: l'alto numero di esecuzioni, negli Usa come in Cina, rivela che tutte le condanne eseguite finora non sono servite a redimere, ma solo a fare crescere il numero dei morti. Laddove la pena capitale persiste vi sono più ragioni politiche e involuzioni autoritarie che altro e si arriva a strumentalizzare anche la fede per giustificarla”.
Che strategia adottare per fare crescere una cultura che dissipi la pena di morte?
“Io non credo che si debbano fare crociate offensive contro i Paesi che hanno la pena di morte, ma credo che dobbiamo parlare con tutti usando la forza della persuasione e del confronto, la forza del travaso culturale.

Si tratta di aprire confronti con una preparazione delicata ma io credo che i Paesi non rifiutano l'occasione di un incontro sereno che non abbia i tratti di un processo”.

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