I militari italiani in Montenegro dopo l'8 settembre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 febbraio 2002 14:01
I militari italiani in Montenegro dopo l'8 settembre

Lunedì 8 aprile 2002, ore 17.30, alla Saletta del Circolo Rosselli, Piazza della Libertà 16, Firenze, Pier Luigi Ballini Dipartimento di Studi sullo Stato (dc); Amos Pampaloni Presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, dibattono sulla base del libro "Le scelte di allora" di Ferdinando Cordova, Clemente Gavagna, Mario Themelly [Franco Angeli, Milano 2001].
La sera dell'8 settemtbre1943, quando la radio diede l'annunzio dell'armistizio, spari di gioia e grida d'entusiasmo si levarono dall'accampamento dell'Aosta", un battaglione di Alpini piemontesi, che la guerra aveva gettato, da due anni, tra le montagne della Jugoslavia: erano attendati non lontano da Niksic, una cittadina del Montenegro, presidiata dalle forze dell'Asse.

La guerra era, dunque, finita? Che fare? Tornare a casa, era la richiesta - la speranza - sottesa a quelle grida di gioia. Ma tornare a casa non era facile. Quei soldati erano tenuti lontani dai loro paesi da montagne impervie, dal mare, dall'alleato che, chiedendo minacciosamente fedeltà ai patti, esigeva che si continuasse a combattere. La situazione era resa più ardua dai problemi politici della Jugoslavia. Dal 1941 - l'anno dell'invasione tedesca ed italiana - due forti movimenti popolari - comunque irriducibilmente ostili tra loro - si erano opposti all'occupazione straniera: i partigiani comunisti di Tito ed i cetnici nazionalisti di Mihailovic.

Dei due movimenti, questo libro ricorda i programmi e fa rivivere qualche personaggio. Per non cedere alle ingiunzioni dei comandi tedeschi, gli Alpini dell'"Aosta" accettarono di collaborare, dapprima con i cetnici, poi con i partigiani: in entrambi i casi si scontrarono con una traiettoria politica diversa dalla toro; sicché l'impresa si concluse con un fallimento: la resa ai nazisti e la deportazione degli Alpini nei Lager della Germania e della Polonia. Il Diario di Clemente Cavagna, sottotenente dell'Aosta, porta una testimonianza autentica sulla vita del battaglione e rivela il pensiero di alcuni protagonisti di quelle vicende.

Nell'Appendice volume, invece, a qualche scheda documentaria, seguono poche voci specularmene diverse. Sono testimonianze che rivelano una prospettiva non non confinata alle vicende del Montenegro, ma aperta ai drammatici problemi della nuova coscienza nazionale italiana.
Ferdinando Cordova insegna Storia Contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Roma "La Sapienza". È autore di studi sulla crisi della democrazia parlamentare italiana nell'Ottocento, sulle origini del fascismo e le sue organizzazioni sindacali e sulla massoneria.

Per F.Angeli ha pubblicato anche Caro Olgogigi. Lettere ad Olga e a Luigi Lodi. Dalla Roma Bizantina all'Italia fascista. 1881-1933.
Clemente Gavagna ha insegnato italiano e storia negli istituti magistrali e ha concluso la sua carriera come preside di un liceo scientifico fiorentino.
Marco Themelly ha insegnato storia e filosofia nei licei; storia del Risorgimento nell'Università di Salerno. Ha studiato il pensiero politico di Luigi Settembrini e di Silvio Spaventa; di essi ha pubblicato opere edite ed inedite.

Ha scritto sulle origini del nazionalismo italiano, cogliendone le prime testimonianze nel tardo Ottocento.

In evidenza