Bistecca pazza: la Regione chiede la deroga per la costata con l'osso biologica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 gennaio 2001 13:03
Bistecca pazza: la Regione chiede la deroga per la costata con l'osso biologica

Il primo problema è la salute dei cittadini e quindi la tutela dei consumatori. E se è un dato di fatto riconosciuto dalla scienza che le carni a contatto con l'osso spinale sono quelle a rischio, dinanzi all'incertezza derivante dal fatto che non si può controllare il ciclo completo della vendita di carne macellata (l'uso di farine animali per la zootecnia è vietato dal 1994, ma fino a pochi mesi fa era consentito agli allevatori lo stoccaggio) la moratoria allo studio del ministero della sanità, ovvero il divieto di vendere carne vicina all'osso, è pienamente comprensibile.

Questa la posizione della giunta regionale sugli ultimi sviluppi del caso "mucca pazza" presentata alla stampa dall'assessore all'agricoltura Tito Barbini e dall'assessore al diritto alla salute Enrico Rossi.
"Possiamo dire che in Toscana la maggior parte dei produttori hanno seguito regole di qualità, ma non possiamo escludere a priori che in qualche caso ci siano stati varchi nella filiera produttiva - hanno aggiunto- Esistono comunque in Toscana situazioni di eccellenza, dal momento che il bestiame Š allevato prevalentemente al pascolo e fa uso solo di foraggi: in particolare le razze chianina, maremmana e la razza minore "mucca pisana", al centro di un altro specifico progetto di valorizzazione.
Per legge deve essere attivato un centro di controllo delle carni.

Si è già fatto di più, dal momento che era previsto un centro per Lazio e Toscana insieme, e ne abbiamo gi… uno solo per la Toscana; un secondo centro toscano lo stiamo attivando ad Arezzo. I controlli sulle bestie stanno arrivando a 65 al giorno, inoltre una task-force, che coinvolgerà gli uffici regionali preposti alla salute, all'agricoltura, all'ambiente e al commercio, curerà da oggi tutti gli aspetti della vicenda".
L'occasione può però essere utilizzata, a giudizio dei due amministratori, per rilanciare e affermare una nuova politica zootecnica regionale di qualità, così come accadde qualche anno fa dopo la crisi del metanolo nel vino.

Peraltro la Toscana è da sempre diversa, perché centrata su allevamento montano e collinare, quindi più facilmente indirizzabile sul biologico, sull'uso del solo mangime vegetale; e ad oggi sono una settantina (38 già riconosciute, 30 in attesa di classificazione) le aziende di allevamento che seguono il disciplinare biologico, che significa alimentazione naturale, ma anche miglior qualità della vita per l'animale. L'obiettivo della Regione sarà la riconversione degli allevamenti, per arrivare ad una certificazione del processo di allevamento così come previsto dai disciplinari Dop, superando quindi anche la semplice Igp.

La richiesta della Dop potrebbe addirittura essere estesa a tutto il vitellone dell'Italia centrale, se altre Regioni aderissero all'idea.
"Da qui, da un rigido regime certificato,- hanno concluso Rossi e Barbini - potrà partire la nostra richiesta al Ministero di una deroga, in qualche modo di un rilancio in particolare della toscanit… della fiorentina, che è tale solo se chianina".
Qualche mese fa, dopo giorni di prime, seconde e terze pagine di giornali, tg e servizi giornalistici, una indagine rivelo' che solo il 13% degli italiani aveva compreso i termini del problema mucca pazza.
"C'e' dunque qualcosa che non va nella informazione data ai cittadini -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- perche' il dato percentuale significa che si e' data molta importanza agli aspetti allarmistici e contestualmente alle assicurazioni governative, ovviamente smentite in rapida successione.

Basta ricordare le notizie sui pericolosissimi bovini francesi, con relativi blocchi alle frontiere, e quelle tranquillizzanti sulla carne italiana sicura; sicurezza ovviamente naufragata sullo scoglio della mucca 103. Ora tocca alla bistecca fiorentina: non ci voleva molto a capire che il midollo spinale puo' essere infettato come il cervello, perche' entrambi fanno parte del sistema nervoso centrale. Ma i provvedimenti arrivano in ritardo, come al solito. La decisione europea di eliminare le parti a rischio doveva entrare in vigore dal 1 gennaio '98, ma e' stata resa operativa dall'ottobre scorso.

Interessi politico-economici in gioco? E' evidente! Ora c'e' e ci sara' il problema sangue umano, da noi evidenziato nel marzo '98 (vedere lo speciale mucca pazza sul nostro sito) Il perche' e' semplice: il cervello e' sede principale della infezione ed e' ampiamente vascolarizzato. Cio' vuol dire che il sangue viene a contatto con il prione e lo immette in circolo. L'infezione puo' cosi' trasmettersi da uomo a uomo con le trasfusioni. Dobbiamo aspettare un scandalo Aids prima che il Governo decida provvedimenti? Noi continuiamo a raccomandare ai consumatori di non mangiare carne bovina".

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