Drammaturgia dello sport: convegno sabato (ore 15.30) al Centro Tecnico di Coverciano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2000 14:26
Drammaturgia dello sport: convegno sabato (ore 15.30) al Centro Tecnico di Coverciano

Non è una fabbrica di convegni ma un'idea creativa che vuole mettere a confronto esperienze e professioni apparentemente lontane. Vi partecipano atleti, allenatori, artisti del teatro e del cinema, musicisti, giornalisti, studiosi, letterati, scienziati. Nella prima edizione di tre anni fa, si è stabilito il primo nesso tra la creatività artistica e quella sportiva: si canta, si dipinge, si compone facendo ricorso allo stesso tipo di intelligenza che si usa per saltare, tirare di scherma, domare una palla o una pallina.

L'artista è uno solo, che agisca con i muscoli dei piedi, o della mano, o della gola, ecc.
La "repubblica del pallone" possiede una sua autonoma identità culturale, o non è altro che la rappresentazione amplificata di idee, pregiudizi, valori, consuetudini, orientamenti morali e "ideologici" espressi dalle strutture forti della società ? Dobbiamo rassegnarci ad ammettere che le passioni sportive siano anestetizzate dalle protesi televisive, le motivazioni ludiche annientate dal mercantilismo, gli slanci creativi domati dai calcoli in borsa? Oppure il giuoco del calcio moderno - affollato da razze, popoli, lingue, religioni, abitudini così diverse e contrastanti - è il luogo ideale in cui sperimentare al più alto grado le possibilità di mediazione culturale tra "diversi"? E anche il razzismo o la violenza che affiorano di frequente sono espressione, più che di una cultura degradata, di un'indifferenza per i contenuti culturali dello sport? Oppure sono i segnali di una mediazione che si sta appunto producendo con stridori e fratture?
Una volta ridotto a medium passivo della società, il calcio rischia di perdere (se non l'ha già perso) il suo statuto di mito contemporaneo, e quindi la sua più profonda ragione di esistenza.

A questo fanno pensare tanti segnali: la deformazione barbarica nell'uso dei colori e dei numeri delle maglie, il disordine irreligioso dei calendari, il mercantilismo delle naturalizzazioni e dei transfert. Si uccidono così la memoria e le regole (qualcuno ha parlato di "retorica") del giuoco del calcio; senza le quali muore anche il mito che ha ispirato per tanti decenni, e in tante lingue e linguaggi, scrittori, poeti, drammaturghi, cineasti, musicisti e cacciatori di immagini.

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