Sabato Max Gazzé all'Anfiteatro delle Cascine

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 giugno 2000 23:06
Sabato Max Gazzé all'Anfiteatro delle Cascine

Sabato 10 giugno graditissimo ritorno sul palco dell’Anfiteatro delle Cascine per Max Gazzé, l’istrionico cantautore romano reduce dai successi sanremesi con il brano Il Timido Ubriaco. Un talento, quello di Gazzè, confermato anche dal recente, omonimo, album – il terzo, per la cronaca – un disco che per lungo tempo ha stazionato nei piani alti delle classifiche al fianco dei più blasonati artisti mondiali. rentatrè anni, Max Gazzè è cresciuto in Belgio dove la sua famiglia si è trasferita durante la sua infanzia.

I suoi esordi nella musica risalgono ai primi anni ‘80 come bassista, arrangiatore e coautore nei 4 Play 4, gruppo soul inglese. Trasferitosi alla fine del decennio in Francia, ha lavorato come produttore artistico dei Pyramid e Tiziana Kutich. Rientrato a Roma nel 1991, ha realizzato colonne sonore per cortometraggi e ha suonato con il gruppo rhythm’n’blues Emporium. Nel 1996, dopo un tour come supporter di Franco Battiato, ha pubblicato il suo primo album. Dopo una tournèe con Daniele Silvestri, ha partecipato a Sanremo Giovani con "Cara Valentina".

Nel 1998 ha vinto il Disco per l’Estate in coppia con Niccolò Fabi (con il brano "Vento d’estate", e ha pubblicato il suo secondo disco "La favola di Adamo ed Eva". La sua interpretazione di "Oh Caroline" dei Matching Mole costituisce il singolo di un album di tributo a Robert Wyatt. Nel 2000, dopo la partecipazione al Festival di Sanremo con il brano "Il timido ubriaco", Max Gazzé esce con un nuovo album, intitolato semplicemente con il suo nome e cognome.
Decisamente una notte ska-tenata quella in programma venerdì 9 giugno all’Anfiteatro delle Cascine.

Ospiti della serata saranno infatti gli Statuto, formazione torinese di lungo corso devota da sempre al suond beat e ska, di nuovo sulle scene fiorentine per la presentazione dell’ultima fatica discografica Riskatto. Gli Statuto nascono nel 1983 a Torino quale espressione musicale dei mods italiani che, ora come allora, si ‘incontrano’ in Piazza Statuto (da qui deriva il nome del gruppo). Dopo aver suonato in lungo e largo nel ‘circuito sotterraneo’ della penisola, approdano nel 1986 alla prima esperienza discografica indipendente con il singolo ‘Io Dio’, seguito l’anno dopo da ‘Ghetto’.

Nel 1988 pubblicano il primo album ‘Vacanze’ (Toast Rec.) nel quale emergono tutte le caratteristiche musicali che saranno il marchio di fabbrica degli Statuto: soul, ska, R&B, mod rock, condito da un abbondante uso della sezione fiati (primo gruppo indipendente in Italia a compiere questo passo) e liriche immediate dirette rigorosamente in italiano. L’anno successivo è il turno del mini album ‘Senza di lei’ (Toast Rec.) con la partecipazione alla tastiera di James Taylor. Il ‘91 vede la pubblicazione del singolo ‘Qui non c’è il mare’, primo lavoro per un ‘etichetta multinazionale (Emi).

Il febbraio 1992 vede gli Statuto alla conquista del Festival di Sanremo, dove presentano il dissacrante brano ‘Abbiamo vinto il Festival di Sanremo’, con il quale restano per più di due mesi nella classifica dei dieci singoli più venduti in Italia. Nel marzo dello stesso anno esce ‘Zighidà’, seguito l’anno successivo da ‘E’ tornato Garibaldi’, con il quale la band partecipa tra l’altro al Festival e al Cantagiro. Il 1996 è l’anno del ritorno: ‘Canzonissime’ (Audiar/Sony), oltre ad ottenere un lusinghiero successo di pubblico e di critica, porta la band torinese in giro per l’Italia con oltre 100 concerti.

Nel 1997 è il turno di‘Tempi moderni’ (Epic/Sony Music), album che sancisce l’esordio degli Statuto su etichetta Epic e viene accolto molto favorevolmente dalla critica e dal pubblico. Da segnalare la presenza degli Statuto nel dicembre dello stesso anno al concerto nella ‘Plaza della Revolucion’ all’Havana (Cuba), dove il gruppo si esibisce davanti a più di 200.000 persone, coivolte in danze e cori dalle canzoni degli Statuto. L’estate del ‘98 segna il ritorno del gruppo allo Ska con il singolo ‘ Un posto al sole’ e il videoclip con la partecipazione di tutti i calciatori del Torino, che simulano con la band un’improbabile partita di calcio.

Il primo ottobre 1999 il gruppo ritorna con un nuovo album "Riskatto", contenente una collezione di brani classici dello Ska inglese riadattati con testo italiano.
Giovedì 8 giugno, all’Anfiteatro delle Cascine, appuntamento con la canzone d’autore italiana: sul palco delle Nozze di Figaro è di scena la band di Massimo Bubola, personaggio storico della scena musicale d’essai, definito dalla critica come “la perfetta sintesi tra canzone d’autore e rock”. Un artista per molti aspetti atipico, fuori dai carrozzoni roboanti dello show business, un artigiano di liriche e melodie.

Per ripercorrere la sua lunga storia occorre fare un salto indietro nel tempo: siamo intorno alla metà degli anni ’70. Finita la stagione del beat e del progressive, comincia a farsi sentire la voce dei cantautori, personalità di primissimo piano che incominciano a gestire con la voce e una chitarra acustica la scena musicale italiana di quei tempi. Appena Massimo Bubola entra sulla scena si capisce che il suo modo di far musica è in rottura con gli schemi tradizionali di un certo cantautorato.

Il suo linguaggio visionario impregnato di sonorità rock che provengono d’oltremanica ridanno una ventata di novità. Un anello di raccordo tra il rock e la canzone d’autore. Infatti lui stesso ama definirsi «singer with a band». Tutto questo lo percepisce Fabrizio De André, che ha voglia di rinnovare il suo linguaggio musicale. La ricerca di Massimo di questa sua connotazione musicale lo porta a scontrarsi con le differenti visioni delle case discografiche, dei media, dove domina spesso il modo di apparire più che essere.

La sua costanza nonostante contrarietà e incomprensioni incomincia a trovare gratificazione oggi fra i nuovi fermenti dei musicisti italiani: non a caso Bubola ne diventa un punto di riferimento e ispirazione. Soprattutto perché il rock possiede fraseggi spesso refrattari alla nostra lingua, cosa che Massimo è riuscito a colmare grazie alla passione per i suoi studi classici, l’approfondimento che hanno giovato le varie scuole poetiche cui ha partecipato e l’amore mai pago per la lettura.

Rimane fortemente influenzato dalla poetica musicale di Bob Dylan e dal suo stile «abrasivo» e visionario. Bubola con Francesco De Gregori sono gli unici due a impossessarsi della poetica di Dylan e della Beat Generation e ritrasmettercela arricchita dagli insegnamenti di altri maestri di poesia come Boudelaire, Mallarmè, Verlaine, Rimbaud, Garcia Lorca, T.S. Eliot, Breton, Dostoevskij, William Blake, da cui lo stesso Dylan aveva attinto. Disco d’esordio di Massimo Bubola è Nastro Giallo, del 1976, impregnato di atmosfere rock.

E' il disco che ascolta Fabrizio De André, rimanendone fortemente impressionato. Arriva alle tre di un pomeriggio del 1977 la telefonata di De Andrè che vuole Massimo con lui per collaborare al suo album Rimini. Tra sorpresa e incredulità Massimo si trasferisce in Sardegna, nella casa in campagna di Fabrizio. Incomincia una collaborazione musicale che andrà avanti col tempo. Al tempo Massimo ha poco più di vent’anni. Per De Andrè incomincia un nuovo capitolo musicale e Massimo sarà il filtro conciliatore tra la formula classica di stampo francese e la nuova avventura versoil rock.

Il disco Rimini volerà verso le alte classifiche. Bubola ne è il coautore di testi e musiche. Brani come Rimini, Andrea, Sally, Avventura a Durango, rimarranno nel tempo. Massimo diventa il ragazzo prodigio per la critica musicale d’autore. Due anni dopo esce MARABEL, quello che potrebbe essere definito il vero esordio di Bubola, avvalendosi di accompagnamento musicale di Roberto Puleo e Robert Smith alle chitarre, di Roger Sims al basso e di Alberto Visentin alle tastiere e pianoforte. Determinante e incisiva la rockeggiante Marabel come pure forti e elettriche Cocis e Billi, Iris & Re Michele.

La voce ha un’impostazione di gusto dylaniano. Ferida è di sapore messicano, mentre Lorelai è uno dei primi brani di sapore folk-irlandese. Nel 1980 esce un 45 giri con Chi ruberà - Bar dei Cuori infranti. Chi ruberà è una cadenzata ballata semiacustica, con mandolino in evidenza, strumento cui Massimo ricorrerà spesso fino ai suoi più recenti «viaggi poetico-sonori». Bar dei cuori infranti è invece una country-ballad accentuata dalla presenza del pianoforte il cui stile ci riporta a Nicky Hopkins, figura indimenticabile di session man e collaboratore dei Rolling Stones.

Nel 1981 ritorna in sala d’incisione con De André per incidere il 45 giri Una storia sbagliata, un’amara composizione che si ispira alla tragica morte dello scrittore poeta regista Pier Paolo Pasolini, che servirà da sigla alla trasmissione televisiva della Rai «Dietro il Processo». Eccellente brano che ripropone l’accoppiata De André-Bubola come coppia di autori e coproduttori a cavallo fra due generazioni. Accompagna i due artisti il gruppo dei New Trolls (notissimo gruppo genovese dei Sessanta, che accompagnò De André nella sua prima tournée del 1974).

Nel 1982 Massimo Bubola ritorna con un nuovo Lp, TRE ROSE, prodotto da Fabrizio De André con supervisore degli arrangiamenti musicali Oscar Prudente. Collaborano all’incisione di questo album Claudio Bazzarri, Tony Soranno e Chico Santulli alle chitarre; Mark Harris alle tastiere e pianoforte; Pierre Michelatti al basso; Lele Melotti al basso; Mauro Pagani (Premiata Forneria Marconi) al violino; Claudio Pascoli al sax; Fabrizio De André, Cristiano De André, Dori Ghezzi e Oscar Prudente ai cori.

I tempi stanno cambiando: il punk e la pop dance hanno condizionato e rivoluzionato il panorama musicale internazionale. Anche gli altri autori italiani si trovano a disagio in questi mutamenti. Ne risente delle trasformazioni anche questo lavoro di Massimo, nonostante che il disco riesca a piazzarsi in classifica discografica nelle prime dieci posizioni. Decisamente ritmica è Hoa Iò Iò. Un po’ scontata risulta Calypso, mentre di spiccati sapori tex-mex è Carmelina. Senza famiglia si muove su ritmi bluesistici.

Esce nello stesso periodo De André, l’ultimo album di Fabrizio, in cui Massimo scrive con De André tutti i testi e le musiche dell’album (conosciuto con il nome de «L’indiano» per la pittura del pellerossa in copertina). Su questi temi si materializza anche il terzo album di Bubola, Massimo Bubola, di cui è anche produttore assieme a Willy David. Collaborano all’incisione: Claudio Cattafesta alle chitarre, Francesco Casale alla batteria, Claudio Golinelli (futuro bassista di Vasco Rossi) al basso, Fio Zanotti all’hammond e al pianoforte e Alan king al sax.

Deciso ritorno al suono elettrico con Viale del Tramonto. Treno di Mezzanotte parte con secchi tocchi di batteria avvolti poi nel più corposo dei rock blues. Chiari i riferimenti al nuovo suono americano che Massimo ha assimilato da Willie De Ville, Jim Carroll, Willie Nile, e a un ripescaggio di pure sonorità beat e rock’n’roll della prima metà degli anni Sessanta. Abbandonato un po’ Dylan e preso il suo discepolo Bruce Springsteeen come riferimento. Billi, Billi, pezzo tipicamente rollingstoniano è la versione italiana di Baby Love Me Like You Did Before di Mink De Ville.

Spezzacuori, brano teso con una chitarra dal suono decisamente distorto ci addentra nel triste mondo della droga e della sua dipendenza. Vieni alla finestra è un intenso riadattamento di Vagabond Moon di Willie Nile, autore stimatissimo da Bruce Springsteen. Tutti i brani sono intrisi di romanticismo e di storie di solitari e di perdenti.
Esce pure in questo periodo un 45 giri con due brani mai pubblicati, Il cielo non cadrà e Canzone dolcissima. Bubola dopo la chiusura dell’etichetta di Fabrizio De Andrè, scompare stranamente dall’ambiente musicale per un po’ di tempo.

Riappare più tardi come autore del brano Rapsodie gitane in un album di Milva nel 1986, in cui produce quattro brani dell’album. Collabora pure all’album d’esordio di Cristiano De André, scrivendo due brani: Il cielo non cadrà e Se all’improvviso. Negli anni seguenti arrivano quindi gli album “Vita, morte e miracoli”, “Doppio Lungo Addio”, “Amore e guerra”, “Mon tresor” e, nel febbraio del 2000, “Diavoli e Farfalle”.

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